Elevato all’onore degli altari, Mosè Tovini, un umile e devoto servitore della Chiesa

BRESCIA, martedì, 19 settembre 2006 (ZENIT.org).- Domenica 17 settembre è stato elevato all’onore degli altari, Mosè Tovini, un umile e devoto sacerdote, durante un rito solenne svoltosi a Brescia e presieduto dal Cardinale José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.

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Mosè Tovini, nato a Cividate Camuno nel 1877, venne ordinato sacerdote nella Cattedrale di Brescia il 9 giugno 1900, all’età di 22 anni.

Dal novembre del 1904 fino alla sua morte il Tovini fu professore in Seminario. Incominciò con l’insegnare Matematica e Filosofia, poi gli fu affidato Sociologia e Apologetica e, dal 1908 fino alla fine, Teologia Dogmatica.

Nella sua diocesi di Brescia, ha rivestito diversi incarichi, lavorò in varie parrocchie, impegnandosi nella catechesi, che fu la passione di tutta la sua vita, e in svariate attività caritatevoli, in particolare quando nel 1917 scoppiò la febbre spagnola.

Finita la guerra, Tovini, si dedicò ad aiutare i chierici reduci dalla guerra a completare la loro formazione teologica e sacerdotale.

È stato uno dei primi sacerdoti Oblati della Congregazione diocesana della Sacra Famiglia, nella quale si è distinto per averne osservato fedelmente la Regola.

Nel 1956, l’allora Arcivescovo di Milano, monsignor Giovanni Battista Montini, lo descrisse come uomo pio, dotto e zelante, dal forte ingegno speculativo e da una bontà velata di candore e di timidezza.

Il 12 aprile 2003, Giovanni Paolo II ha reso pubblico il decreto per l’eroicità delle virtù, proclamando monsignor Mosè Tovini Venerabile, mentre il 19 dicembre 2005 è stato riconosciuto il miracolo per intercessione del Servo di Dio, che ha portato alla guarigione straordinaria del sacerdote don Giovanni Flocchini, emerito parroco di Comero.

In una intervista ai microfoni della “Radio Vaticana”, il postulatore della Causa di Beatificazione, monsignor Vittorio Formenti ha detto che “il tratto caratteristico della sua santità può essere sintetizzato con le due virtù umiltà e obbedienza”.

“Curava di agire senza esser notato, fare tutto per amor di Dio e del prossimo nel nascondimento, rendersi disponibile a tutti i compiti, servizi e supplenze che gli venivano chiesti dal Vescovo e dai confratelli, senza venir meno alle esigenze dell’insegnamento e della regola dei sacerdoti Oblati a cui aveva aderito per un vincolo di maggior comunione col Vescovo”, ha poi aggiunto.

“Fin da fanciullo era stato educato alle devozione del Sacro Cuore di Gesù e la coltivò per tutta la vita”, ha ricordato monsignor Formenti.

“Nel 1925 in occasione del 25.mo di ordinazione sacerdotale, sia in seminario che nella parrocchia di Cividate, vennero promosse delle manifestazioni, che egli accettò per assecondare le legittime richieste dei famigliari e dei confratelli, ma con l’unico scopo di ‘onorare il sacerdozio di Cristo’”, ha continuato.

“Da parte sua preferì esprimere il rendimento di grazie per tutti i doni ricevuti, facendo suoi i sentimenti di Cristo che fu obbediente fino alla morte e alla morte di Croce e con umile abbandono nella misericordia del Signore, si offrì vittima al Cuore misericordioso di Gesù”, ha quindi sottolineato.

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ZENIT Staff

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