Decine di migliaia di ebrei di Budapest furono salvati dalla Santa Sede

Il Primo ministro svedese parla di almeno 80.000 permessi dati loro per lasciare l’Ungheria

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ROMA, martedì, 5 ottobre 2004 (ZENIT.org).- Nel 1944 monsignor Gennaro Verolino segretario del Nunzio a Budapest e Per Anger segretario di legazione presso la rappresentanza svedese della stessa città, furono testimoni della feroce occupazione nazista.

In quelle circostanze così tremende insieme al Nunzio Apostolico in Ungheria monsignor Angelo Riotta lavorarono instancabilmente per salvare la vita a migliaia di ebrei e perseguitati politici.

A sessant’anni da quegli eventi il Governo di Svezia in memoria dell’ambasciatore Anger, morto nel 2002, ha consegnato il premio “Per Anger”, quest’anno alla sua prima edizione, a Monsignor Gennaro Verolino, oramai 98enne.

La cerimonia si è svolta venerdì primo ottobre presso l’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma.

Il premio Anger creato dagli artisti Andreas Ferm e Jani Kristoffersen è una sfera d’argento protetta da due mani che intendono simboleggiare la solidarietà.

La quantità d’argento utilizzata corrisponde significativamente al peso di un cuore umano. La somma di denaro prevista del premio, 200.000 corone svedesi corrispondenti a circa 22.000 euro, è stata devoluta per espresso volere di monsignor Verolino alla Custodia di Terra Santa.

A consegnare il premio è stato il Primo Ministro svedese Göran Persson, giunto appositamente in Italia per l’occasione, il quale ha sottolineato che la testimonianza eroica di Verolino e Riotta “danno la chiara misura dell’azione per la pace della Santa Sede, anche nelle circostanze più terribili”.

Come riportato in un servizio apparso su l’ “Osservatore Romano” (3 ottobre 2004) il Primo Ministro svedese ha spiegato: “I documenti stanno lì a mostrare l’impegno straordinario profuso dalla Nunziatura affidata all’Arcivescovo Riotta: c’è un lavoro energico, capillare, coraggioso in difesa della vita e della dignità della persona”.

“Senza dubbio l’idea dei permessi consente a tanti ebrei non meno di 80.000 di lasciare l’Ungheria”, ha così aggiunto.

Monsignor Verolino ha ricordato di aver “ricevuto istruzione dalla Santa Sede di sostenere, aiutare gli ebrei” e di aver allora “cercato di farlo nel miglior modo possibile”, affermando di aver anche “promosso riunioni del Corpo diplomatico per appoggiare gli ebrei presso il governo”.

In una lettera inviata al memoriale Yad Vashem di Gerusalemme, Per Anger ha scritto nel giugno 2001: “Ricordo monsignor Verolino come un uomo instancabile, che non esitò a mettere a repentaglio la propria vita per la nostra causa”.

“Distribuire i passaporti provvisori (Oltalomlevel) non era un lavoro semplice, così come rendere un’area protetta i pochi appartamenti assegnati alla Santa Sede. Riotta e Verolino seguirono la propria coscienza e i veri insegnamenti della loro fede”, si leggeva ancora.

A conclusione dell’incontro ha preso poi la parola il cardinale Angelo Sodano, Segretario di Stato vaticano, il quale ha ricordato l’impegno della Santa Sede “di servire sempre l’uomo anche nelle circostanze più difficili cercando sempre di far prevalere l’amore sull’angoscia e sulla morte”.

“Il bene vero non si dimentica mai e produce sempre frutti, anche a distanza di tempo”, ha concluso il Segretario di Stato.

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ZENIT Staff

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