Cresce in Italia la richiesta per una moratoria sull’aborto

Di Antonio Gaspari

ROMA, lunedì, 7 gennaio 2008 (ZENIT.org).- Sta raccogliendo molti consensi la proposta di moratoria sull’aborto lanciata il 21 dicembre 2007 da Il Foglio, quotidiano diretto da Giuliano Ferrara.

Il giorno precedente alla proposta di Ferrara, il Cardinale Renato Raffaele Martino, in una intervista concessa a L’Osservatore Romano in merito alla moratoria della pena di morte, aveva spiegato che “i cattolici non considerano il diritto alla vita trattabile caso per caso o scomponibile”.

Il Presidente dei Pontifici Consigli della Giustizia e della Pace e della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti aveva spiegato che “l’esempio più evidente è quello dei milioni e milioni di uccisioni di esseri certamente innocenti, i bambini non nati”.

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In una intervista televisiva concessa il 31 dicembre al Tg5, il Cardinale Vicario Camillo Ruini ha così commentato la proposta lanciata dalle pagine de Il Foglio: “Credo che dopo il risultato felice ottenuto riguardo alla pena di morte fosse molto logico richiamare il tema dell’aborto e chiedere una moratoria, quantomeno per stimolare, risvegliare le coscienze di tutti, per aiutare a rendersi conto che il bambino in seno alla madre è davvero un essere umano e che la sua soppressione è inevitabilmente la soppressione di un essere umano”.

Il porporato ha spiegato che da questa moratoria si può sperare “uno stimolo per l’Italia, quantomeno per applicare integralmente la legge sull’aborto (194 ndr) che dice di essere legge che intende difendere la vita […] e forse, a trent’anni ormai dalla legge, aggiornarla al progresso scientifico che ad esempio ha fatto fare grandi passi avanti riguardo alla sopravvivenza dei bambini prematuri”.

L’ex Presidente dell’episcopato italiano ha concluso affermando che “diventa veramente inammissibile procedere all’aborto a una età del feto nella quale egli potrebbe vivere anche da solo”.

In un intervista pubblicata dal Corriere della Sera, il 4 gennaio scorso, il Cardinale Angelo Bagnasco ha definito “lodevole” l’iniziativa di chiedere la moratoria circa l’aborto, “perché rappresenta un chiaro e forte richiamo all’attenzione degli Stati circa la tutela e la promozione della vita umana, così come accaduto per la moratoria sulla pena di morte”.

“Spero vivamente che la richiesta trovi la giusta accoglienza nelle sedi istituzionali oltre che nella opinione pubblica”, ha aggiunto il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.

Alla domanda su cosa accadrebbe se non si riuscisse a sancire la moratoria, l’Arcivescovo di Genova ha risposto: “L’iniziativa è comunque l’occasione per mettere un vero impegno a tutti i livelli così da favorire l’applicazione puntuale di quelle parti della legge 194 che promuovono la vita del nascituro. Ciò alla luce di quanto espresso nella intenzionalità originaria della legge stessa: in particolare dell’articolo 1”.

Il Cardinale Bagnasco ha quindi auspicato una revisione della legge 194 che regola l’aborto: “È un dato di fatto, sotto gli occhi di tutti, il progresso scientifico e tecnologico in materia di vita umana. I legislatori da sempre si confrontano doverosamente con queste scoperte per formulare leggi che sempre meglio rispettino, difendano e promuovano la vita umana, in tutte le sue forme e fasi. L’auspicio è che questo possa realizzarsi anche ora”.

Ancora più esplicito monsignor Giampaolo Crepaldi, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il quale in una intervista pubblicata il 5 gennaio in prima pagina da Il Foglio ha affermato che “l’illeicità dell’aborto in quanto uccisione di una vita umana innocente è superiore a quella della pena di morte” .

“Alla base di entrambi c’è l’indisponibilità della vita umana”, ha spiegato il presule.

In merito al ruolo internazionale che la Santa Sede potrebbe assumere in questo contesto, monsignor Crepaldi ha ricordato quanto la Chiesa cattolica ha fatto in difesa della vita e della famiglia durante gli anni Novanta, in occasione delle Conferenze internazionali delle Nazioni Unite tenutesi a il Cairo (sulla popolazione) e a Pechino (sulla donna).

“Sulla salute riproduttiva – ha sottolineato il Segretario di Giustizia e Pace – la Santa Sede conduce da tempo un braccio di ferro con le istituzioni internazionali, per smascherare come dietro a questa sviante espressione si nascondano violenze politiche di aborto e sterilizzazione di massa”.

“Molti Vescovi africani – ha rivelato monsignor Crepaldi – denunciano che gli stessi aiuti economici spesso sono vincolati all’adozione di queste politiche violente”.

In merito alle legge 194 monsignor Crepaldi ha parlato di “aspetti positivi che devono essere applicati o ulteriormente sviluppati”; di “altri sbagliati che devono essere corretti alla luce del progresso delle scienze”; e infine di “altri assolutamente inammissibili sul piano morale”.

In concomitanza con l’intervista a monsignor Crepaldi, il Direttore de Il Foglio, Giuliano Ferrara, ha precisato la proposta della moratoria sull’aborto richiedendo che nell’articolo 3 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo venga aggiunto “dal concepimento alla morte naturale”.

Il nuovo testo dell’articolo sarebbe quindi: “Ogni individuo ha diritto alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale, alla libertà e alla sicurezza della propria persona”.

In questo modo, ha concluso Ferrara, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, di cui quest’anno ricorrono i 60 anni dalla promulgazione, sosterrebbe una moratoria “ipso facto” delle “politiche publiche incentivanti ogni forma di ingiustificato maltrattamento schiavistico e asservimento dell’essere umano, anche concepito”.

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ZENIT Staff

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