Cardinal Poupard: “Apertura alla verità ed al bene comune” per un “nuovo umanesimo”

All’incontro organizzato dalla comunità di Sant’Egidio a Milano

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MILANO, martedì, 7 settembre 2004 (ZENIT.org).- Di fronte all’orrore del terrorismo e dei conflitti globali, il cardinale Paul Poupard ha spiegato a Milano che “ciò che rimane irrinunciabile è la comune apertura alla verità e al bene comune, nell’atteggiamento di disponibilità a dare e a ricevere, ad accogliere e a valutare criticamente, sempre con l’intento di costruire”.

Il 7 settembre intervenendo al convegno sul tema “Obiettivi sociali nell’economia globale”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha sottolineato che un tale atteggiamento “esige innanzitutto rispetto per ogni persona, convinti che ogni creatura umana è una ‘storia sacra’”.

“La storia dei popoli ci insegna e ci spinge alla convinzione che un vero progresso è possibile”, ha precisato il cardinale.

“Non v’è dubbio che un mercato mondiale organizzato con equilibrio e ben regolamentato può portare, oltre al benessere, ad un vero sviluppo globale della cultura, della democrazia, della solidarietà e della pace”, ha continuato Poupard.

“E’ perciò urgente che si consolidi una cultura del rispetto e della collaborazione, avente come obiettivo la tutela dei diritti umani in ogni parte del mondo”.

Il porporato ha rilevato che: “Fuori da questa logica di solidarietà e di difesa dei diritti fondamentali della persona, la realtà sociale e l’economia rischiano di diventare veramente disumane”.

Dopo aver ribadito che su questi temi si gioca la sfida per la costruzione di un “nuovo umanesimo”, Poupard ha mostrato come “una società senza memoria è una società senza futuro, senza il coraggio necessario per progettare il domani delle giovani generazioni, e per costruire un umanesimo che rispetti ogni uomo e tutto l’uomo”.

“Non si tratta di scegliere e di privilegiare questa o quella tradizione culturale, quanto di difendere e promuovere l’uomo e la sua dignità, a qualunque razza, cultura, religione e condizione sociale appartenga”, ha chiarito il porporato.

In conclusione il Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura ha riportato un passaggio dell’enciclica “Pacem in terris” di Giovanni XXIII.

“È lecito sperare che gli uomini, incontrandosi e negoziando, abbiano a scoprire meglio i vincoli che li legano, provenienti dalla loro comune umanità e abbiano pure a scoprire che una fra le più profonde esigenze della loro comune umanità è che tra essi e tra i rispettivi popoli regni non il timore, ma l’amore: il quale tende ad esprimersi nella collaborazione leale, multiforme, apportatrice di molti beni” (n. 67).

Poupard ha concluso affermando: “La speranza di Giovanni XXIII è la mia, anzi, la nostra speranza e il cuore del nostro impegno per la realizzazione di un mondo nuovo, nel segno della giustizia e della pace, della verità e della libertà, nel cammino verso obiettivi sociali comuni che diano un’anima e un volto umano all’economia globale”.

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ZENIT Staff

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