CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 30 settembre 2004 (ZENIT.org).- L’amore per l’Eucarestia ed il desiderio di compiere la volontà di Dio come sposo, padre di famiglia e sovrano hanno orientato la vita di Carlo I (1887-1922), imperatore d’Austria e d’Ungheria, la cui testimonianza verrà proposta da Giovanni Paolo II alla Chiesa universale quando lo beatificherà domenica prossima, ad una settimana appena dall’inizio dell’Anno Eucaristico.

Carlo d’Austria nacque il 17 agosto 1887 nel castello di Persenbeug, nella regione dell’Austria Inferiore. I suoi genitori erano l’arciduca Otto e la principessa Maria Giuseppina di Sassonia, figlia dell’ultimo re di Sassonia. L’imperatore Giuseppe I era il prozio di Carlo.

Ricevette un’educazione espressamente cattolica e fin dall’infanzia fu accompagnato dalla preghiera di un gruppo di persone, perché una religiosa stigmatizzata gli aveva predetto grandi sofferenze, secondo quanto afferma la biografia diffusa dalla Santa Sede.

Da questo ebbe origine, dopo la sua morte, la “Lega di preghiera dell’imperatore Carlo per la pace dei popoli”, che nel 1963 divenne una comunità di preghiera riconosciuta dalla Chiesa.

Ben presto crebbe in Carlo un grande amore per la Santa Eucaristia e per il Cuore di Gesù. Di fatto – sottolinea la Santa Sede – quando doveva prendere decisioni importanti Carlo cercava la risposta nella preghiera.

Il 21 ottobre 1911 sposò la principessa Zita dei Borboni di Parma, alla quale disse nel giorno delle nozze: “Ora dobbiamo condurci l’un l’altro in cielo”, come ha ricordato il cardinal José Saraiva Martins – prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi – lo scorso aprile in occasione della promulgazione del decreto che ha riconosciuto un miracolo alla sua intercessione. Da dieci anni di vita matrimoniale felice ed esemplare nacquero otto figli.

Il 28 giugno 1914, dopo l’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono, Carlo divenne l’erede dell’Impero austro-ungarico.

Mentre imperversava la Prima Guerra Mondiale, con la morte dell’imperatore Francesco Giuseppe, il 21 novembre 1916 Carlo divenne imperatore d’Austria. Il 30 dicembre venne incoronato Re apostolico d’Ungheria.

“Anche questo compito venne visto da Carlo come una via per seguire Cristo: nell’amore per i popoli a lui affidati, nella cura per il loro bene e nel dono della sua vita per loro”, aggiunge la biografia della Santa Sede.

Carlo pose “l’impegno per la pace al centro delle sue preoccupazioni nel corso della terribile guerra”; di fatto, “unico tra tutti i responsabili politici, appoggiò gli sforzi per la pace di Benedetto XIV”.

Il suo comportamento rese possibile, alla fine del conflitto, una transizione ad un nuovo ordine senza che si verificasse una guerra civile. Nonostante questo venne bandito dalla sua patria.

Per desiderio del Papa, che temeva l’instaurarsi del potere comunista nell’Europa centrale, Carlo tentò di ristabilire la propria autorità di governo in Ungheria, ma due tentativi fallirono, perché egli voleva evitare in ogni caso lo scoppio di una guerra civile, come ricorda la Santa Sede.

Per quanto riguarda la politica interna, anche in tempi estremamente difficili Carlo I si rese protagonista di un’ampia ed esemplare legislazione sociale, ispirata all’insegnamento sociale cristiano.

“Fortemente influenzato dall’enciclica di Leone XIII ‘Rerum Novarum’”, fu “il primo capo di Stato, in Europa e nel mondo, a creare un ministero per l’aiuto sociale e per la salute”, come ha ricordato ai microfoni di “Radio Vaticana” il principe Lorenzo d’Asburgo, nipote del futuro beato.

L’imperatore e re “fece piani per una riforma agraria, introdusse il controllo dei prezzi per proteggere i lavoratori, aumentò i salari ai poveri ed introdusse le pensioni, istituì le cucine popolari e creò un fondo per la distribuzione del cibo per cinque milioni di poveri”; “combatteva la corruzione anche tra gli stessi membri della famiglia”.

Carlo I venne inviato in esilio nell’isola di Madeira, in Portogallo. “Poiché egli considerava il suo compito come un mandato di Dio, non poté abdicare alla sua carica”, spiega la Santa Sede.

Ridotto in povertà, visse con la sua famiglia in una casa piuttosto umida. Si ammalò gravemente, ma accettò la sua situazione come sacrifico per la pace e l’unità dei suoi popoli.

Sopportando la sofferenza senza mai lamentarsi, Carlo perdonò tutti coloro che non l’avevano aiutato. Morì il 1° aprile 1922 con lo sguardo rivolto al Santissimo Sacramento. Aveva 34 anni.

Egli stesso ricordò sul letto di morte il motto che lo aveva accompagnato durante la sua vita: “Tutto il mio impegno è sempre, in tutte le cose, conoscere il più chiaramente possibile e seguire la volontà di Dio, e questo nel modo più perfetto”.

Lo ha potuto constatare la moglie dell’ultimo imperatore d’Austria quando ha testimoniato nel processo di beatificazione. “Fiat voluntas tua” (“Sia fatta la Tua volontà”) furono le sue ultime parole sul letto di morte.

Lorenzo d’Asburgo ricorda il nonno come una persona che “aveva capito che l’ideale di un sovrano era amare e soffrire fino a dare la propria vita per i popoli che Dio gli ha affidato”. Carlo d’Austria aveva anche “una grande devozione per la Madre di Dio” e “faceva la Comunione tutti i giorni”.

Il futuro beato, continua suo nipote, trasmette alla società attuale un “messaggio di ottimismo”: “Alla fine, succede sempre quello che vuole Dio. Anche nelle situazioni difficili, dunque, l’abbandono, la fiducia nella Provvidenza conduce ad un risultato positivo”.