“Attaccano il Papa perché lotta contro il relativismo”

Presentato il libro “La verità del Papa” del vaticanista Aldo Maria Valli

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ROMA, giovedì, 24 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Il 22 febbraio è stato presentato presso il Collegio don Nicola Mazza, a Roma, il libro “La verità del Papa. Perché lo attaccano, perché va ascoltato” del giornalista vaticanista del TG1, Aldo Maria Valli. L’incontro è stato moderato dal suo collega Lorenzo Fazzini e illustrato dall’autore e dal presidente dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR), Ettore Gotti Tedeschi. 

Perché il Papa attuale è l’uomo pubblico più attaccato in assoluto o le sue parole sono oggetto di forti manipolazione? Si è chiesto Valli:  “Perché – ha risposto – nel suo magistero al centro c’è una battaglia contro il relativismo, battaglia fatta con toni pacati e gentili, ma che ha centrato il problema dell’uomo odierno. E’ una convergenza di interessi e di persone che non vogliono che l’uomo si ponga il problema della verità e che possa quindi essere facilmente manipolato”.

Valli ha confessato il suo poco entusiasmo iniziale sull’attuale Papa: “Quando Bendetto XVI fu eletto non ero un suo tifoso, lo ero di Giovanni Paolo II, un Papa che ha chiesto di incontrare tanti popoli, con cambiamenti positivi, come il crollo del muro di Berlino”. Ed ha confidato: “preferivo un Papa di un paese del sud povero. Ma poco a poco sono stato conquistato dal pensiero di Benedetto XVI”.

Tuttavia, ha aggiunto, “lo Spirito soffia dove vuole, viene fuori un Papa europeo, tedesco, un teologo, ex prefetto della Dottrina della fede, e tutte le mie attese sono state scombinate”.

Questo Papa, ha proseguito il vaticanista, “mi ha conquistato con la sua razionalità e semplicità”, anche se “la questione più profonda erano temi decisivi come la libertà e la verità”, e la necessità di dialogare anche con coloro che non sono cristiani, che si è concretizzata con l’istituzione del Cortile dei Gentili, grazie al Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura.

“Poi si aggiungono i casi di pedofilia agli attacchi consueti – ha continuato Aldo Maria Valli –. Fatti terribili che sono avvenuti, e che sono stati impiegati dal mondo dell’informazione per scatenare un nuovo attacco e su responsabilità che non sono state sue”.

Ma il problema di fondo, ha continuato il giornalista, è che “gli attacchi avvengono perché il Papa pone dei problemi, nei quali la questione della verità è assolutamente centrale, perché è una autentica battaglia contro il relativismo”. Perché ciò che permea la nostra cultura e mentalità attuali è la negazione dell’esistenza della verità, soppiantata da tante verità individuali, la quale non si può raggiungere, ma alla quale ci si può al limite avvicinare in misura maggiore o minore a seconda delle esperienze fatte.

“Con grande semplicità – ha proseguito Valli – il nostro Papa indica che la verità esiste ma non si è pienamente uomini se non la si ricerca. Che l’uomo ha questo anelito e se neghiamo questa voglia, amputiamo una parte di noi stessi”. E quindi, “se non si enuncia questo problema di fondo non si può capire il suo pontificato”.

Nel libro si raccontano diversi casi come quello recente “in cui Benedetto XVI ha parlato agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede sulla libertà di religione ed ha fatto appello ai responsabili musulmani dei diversi Paesi, perché garantiscano l’autentica libertà di religione a tutte le fedi e ai cristiani”.

“Ma la stampa – ha fatto notare – da questo discorso di quattro cartelle ha estratto solo quattro linee di un inciso sulla educazione sessuale nelle scuole, pensando alla situazione spagnola e i titoli il giorno dopo erano: ‘Attacco del Papa all’educazione sessuale’. Le sue parole, quindi, vengono manipolate e questo avviene continuamente”.

Per il giornalista, la battaglia del Santo Padre “non è una battaglia di retroguardia, ha uno sguardo più largo di tutti”, perché abbraccia “l’antropologia: che cosa è l’uomo? Che cosa siamo noi?”.

“Alla fine ti conquista sul piano della razionalità – ha detto – ma occorre ascoltarlo e leggerlo” ed ha aggiunto: “Facciamolo. Alcuni nemici lo hanno capito molto bene. Noi il suo gregge molte volte lo ignoriamo”.

Alla domanda del giornalista Lorenzo Fazzini, se dietro questi attacchi ci sia o meno una regia occulta, una strategia, Valli ha risposto che “il Papa non pensa a un complotto”, o almeno non a un complotto “alla James Bond, e neanche a un grande vecchio che muove i fili”. Esiste sì una “convergenza di interessi”. E Valli ha ricordato che “il Papa a più riprese ha parlato di persecuzione ma mai di persecuzione esterna. Mai si è trincerato dicendo ‘mi stanno attaccando’”.

Ed ha ricordato che “nel viaggio in Portogallo, davanti alla madonna di Fatima, il Papa  ha voluto consacrare i sacerdoti del mondo” perché la “vera persecuzione è la mancanza di fedeltà a partire dai consacrati, fino ai Vescovi, ai Cardinali, e ai laici. Il Papa ci chiama a un nostro ruolo in questa società e ci dobbiamo interrogare se stiamo rendendo testimonianza oppure se ci stiamo mimetizzando”. 

Il moderatore ha raccontato che quando la Caritas in Veritate è stata presentata a porte chiuse dal professor Stefano Zamagni a un gruppo di banchieri della City, qualcuno di loro disse: “Possiamo accettare tutto tranne che il Papa metta il naso nei nostri affari” e che dopo questa enciclica gli attacchi sarebbero aumentati.

Il presidente dello IOR, rispondendo alla domanda, ha ricordato che nell’introduzione e nel capitolo sesto la Caritas in Veritate afferma che il nichilismo nuoce all’uomo, perché gli fa smarrire il senso della vita tanto da non riesce più a distinguere tra mezzi e fini. E quindi, “gli strumenti economici assumono un’autonomia morale e non servono più a nulla”.

Gotti Tedeschi ha quindi richiamato l’enciclica di Giovanni Paolo II Sollicitudo rei sociali, dove si indica che “l’uomo è cresciuto molto nella capacità tecnologica ma non nella conoscenza e capacità di saperle usare” e che quindi esiste il “rischio che gli strumenti sfuggano di mano”. Mentre nella Caritas in Veritate, il Papa sostiene che “gli strumenti sono strumenti e quindi né buoni né cattivi. Neanche la finanza, neanche i derivati. E’ cattivo l’uomo immaturo ed egoista che li usa male”.

E se per uscire dalla crisi, ha proseguito, “useremo male gli strumenti a nostra disposizione sarà ancora peggio. E nel capitolo VI fa capire quali sono gli strumenti che preoccupano di più, come la biotecnologia e la tentazione di un uomo immaturo che pensa di potersi sostituire a Dio”. Gotti Tedeschi ha poi ricordato che “chi guidava il mondo fino a poco tempo fa erano gli Stati Uniti e l’Europa che, nel bene o nel male, avevano radici cristiane anche se corrotte, ma dove il senso di responsabilità fa parte di queste radici”.  

Mentre con il nuovo sistema geoculturale i valori che si affermeranno “sono quelli dei paesi di cultura pragmatica come la Cina, che si fonda sul taoismo, che esclude una divinità assoluta e con un po’ di maoismo”. Il presidente dello IOR ha infine ricordato l’importanza di ricristianizzare l’Europa che pur nelle sue derive pagane, è forte nella cultura e nelle idee, e vanta un patrimonio di tremila anni di pensiero. 

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ZENIT Staff

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