Alfano riferisce alla Camera sui "foreign fighters" italiani

Il ministro dell’Interno ha parlato di 53 “italiani” coinvolti tra i terroristi. Ha spiegato poi che uno dei due assassini di Parigi era noto alla polizia italiana ma non era mai stato sul territorio nazionale

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Dopo l’attentato alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo che è costato, a Parigi, la vita a 12 persone, sulla bocca dei ministri di tutta Europa torna la parola “foreign fighters”. Si tratta di terroristi di ritorno nei Paesi occidentali dai fronti di guerra in Medio Oriente.

L’allarme suona anche in Italia, dove stamattina il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha riferito alla Camera mentre in Francia è impegnato un enorme dispiegamento di polizia nel tentativo di catturare i due assassini di Charlie Hebdo.

Uno di loro era noto alle forze di polizia italiane “come appartenente alle filiere islamiche dirette in Iraq, ma non era mai stato sul territorio nazionale”. Alfano, riferendosi ancora agli attentatori, parla di una strategia “frutto di un addestramento militare acquisito nei luoghi di conflitto” e di una “conseguente dimestichezza con l’uso delle armi da guerra”.

Secondo il ministro, sono “53 le persone coinvolte in trasferimenti verso luoghi di conflitto che hanno avuto a che fare con l’Italia nella fase della partenza o anche solo in quella di transito, quattro di esse hanno nazionalità italiana”. La quasi totalità di queste persone – ha aggiunto – “è ancor attiva nei territori di guerra, la restante parte minoritaria è deceduta nei combattimenti o è detenuta in altri Paesi”. Tra loro c’è Giuliano Delnevo, morto lo scorso anno in Siria anche se il suo corpo non è mai stato ritrovato.

Alfano ha confermato che in Italia è stato dato “l’immediato rafforzamento dei dispositivi di vigilanza” e che “il monitoraggio obiettivo sensibili proseguirà con grandissimo impegno”. Attenzione è posta “non solo a siti istituzionali e luoghi culto, ma anche sedi di giornali e tv e personalità pubbliche che, in ragione della loro attività politica, potrebbero essere oggetto di attenzioni terroristiche”.

Il responsabile del Viminale sottolinea poi che sono monitorati i luoghi di aggregazione come moschee, possibili centri di riferimento di “predicatori d’odio”, che si trovano però spesso in “locali di fortuna…”. Ma “nonostante le zone d’ombre e le difficoltà – aggiunge Alfano – la nostra attenzione è sempre stata ed è sempre alta”.

Attenzione rivolta anche alle frontiere, sebbene il ministro Alfano abbia sottolineato che a compiere l’attentato in Francia siano stati “immigrati di seconda e terza generazione”, una “fonte di pericolo interna abilmente mimetizzata”.

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ZENIT Staff

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