Contro la discriminazione dei cristiani, no a “politiche astratte e inconcludenti”

Messaggio del Comitato Congiunto CCEE/KEK

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di Roberta Sciamplicotti

ROMA, lunedì, 21 febbraio 2011 (ZENIT.org).- Le Chiese del Vecchio Continente chiedono alle istituzioni dell’Unione Europea “un chiaro segnale” di condanna delle discriminazioni nei confronti dei cristiani in molte parti del mondo.

L’appello emerge dal messaggio lanciato dai membri del Comitato Congiunto della Conferenza delle Chiese Europee (KEK) e del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee (CCEE) al termine del loro incontro annuale, svoltosi dal 17 al 20 febbraio a Belgrado (Serbia) sul tema “Identità nazionale e integrazione europea: Il contributo dei cristiani”.

Nel testo, i rappresentanti delle Chiese europee sottolineano che la libertà religiosa “non può significare relegare la dimensione religiosa alla vita privata”, ma “rappresenta un diritto e un valore che ogni società democratica dovrebbe essere pronta a difendere e a promuovere”.

In questo spirito, i membri del Comitato Congiunto hanno redatto e inviato una lettera a Catherine Ashton, Alto Rappresentante per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza dell’Unione Europea, chiedendole che la questione della difesa della libertà religiosa e dei cristiani nel mondo venisse inserita nell’ordine del giorno dell’incontro dei Ministri degli Esteri dell’UE programmata per questo lunedì.

Allo stesso modo, hanno chiesto che “venga offerto un chiaro segnale riguardante le decisioni sulle politiche comuni che dimostri l’impegno dell’Unione Europea nella difesa della libertà religiosa per i fedeli di tutte le religioni in tutto il mondo”, ricorda il messaggio.

“Il riferimento alla persecuzione dei cristiani, la cui urgenza appare evidente davanti ai recenti avvenimenti (in particolare nel Medio Oriente e in Iraq), non può essere dimenticato o seppellito da politiche astratte e inconcludenti”, sottolineano i rappresentanti ecclesiali.

“I Paesi occidentali che hanno speciali rapporti con aree in cui è attestata la persecuzione dovrebbero dimostrare il loro impegno concreto nel difendere coloro che sono perseguitati a motivo della loro fede, di qualunque fede si tratti”.

Dignità non negoziabile

Durante l’incontro, prosegue il messaggio, è emersa anche “la convinzione che ogni essere umano è dotato di una dignità non negoziabile”, che “gli deriva dall’essere stato creato a immagine di Dio, che è essa stessa una comunione di Persone: il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo”.

La persona umana, quindi, “non è limitata alla dimensione individuale”, “ma partecipa anche intrinsecamente della dimensione sociale”.

“Anche se ogni persona è unica, nessuno può realizzare pienamente la propria chiamata senza avere un rapporto con gli altri”.

L’identità, indica il testo, “non è immutabile nel corso della vita di una persona, di una città o di una Nazione”, perché c’è “un continuo sviluppo di nuovi elementi che possono trasformarsi in sfide alla nostra identità, alle volte arricchendola, alle volte, invece, generando tensioni”.

“Ma è proprio per questo che l’identità è un’esperienza interiore e rimane una chiamata al dialogo con i fratelli e le sorelle che erano lontani al fine di lavorare insieme per promuovere il bene comune”.

Ecumenismo

Quanto ai cristiani, l’identità fondamentale deriva dal battesimo, che permette loro “di scoprirsi in quanto esseri umani e, quindi, di servire gli altri”.

“È qui che nasce la loro appartenenza alla Chiesa, nel senso della famiglia di Dio, e questo fatto diventa parte della loro identità e produce, come risultato, una responsabilità sociale”.

In questo contesto, il messaggio ricorda l’impegno “alla ricerca continua del bene, della giustizia, della pace, della verità e della bellezza dell’ecumenismo, che va visto come uno spazio d’incontro e di dialogo tanto a livello personale che fra le comunità che vogliono intraprendere un cammino verso un’unità più profonda, un cammino che coinvolge l’identità radicata in ognuno e che ci permette di scoprire i doni degli altri”.

“Richiede una continua conversione”, sottolineano i rappresentanti delle Chiese europee. “Senza tutto questo, l’unità della Chiesa rimarrà sempre un’aspirazione irrealistica”.

“Come cristiani abbiamo un contributo specifico da offrire in Europa, e ci auguriamo che l’ecumenismo, in quanto luogo d’incontro fra tradizioni, comunità e singole persone, possa continuare a svilupparsi e testimoniare l’impegno dei cristiani nel mantenere sempre vivo l’amore che ci spinge a seguire Gesù, per poter diventare costruttori della vera pace, che ha le sue radici nei cuori dei popoli e delle Nazioni”, conclude il messaggio.

L’incontro del prossimo anno del Comitato Congiunto si svolgerà dal 26 al 29 gennaio 2012.

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ZENIT Staff

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