di Mariaelena Finessi
Roma, lunedì, 21 febbraio 2011 (ZENIT.org).- «A colpire, in Benedetto XVI, è la profondità del suo messaggio, veicolato con un linguaggio semplice». Così il cardinale Georges Cottier, teologo emerito della Casa Pontificia, descrive il Pontefice nell’incontro “Come leggere Joseph Ratzinger”, organizzato dalla Libreria Editrice Vaticana e svoltosi il 18 febbraio nella Libreria Internazionale Paolo VI a Roma.
Una precisazione è tuttavia d’obbligo, aggiunge Cottier, quando ci si riferisce al Ratzinger teologo: «La teologia – spiega il porporato svizzero – è il tentativo umano, Intellectus fidei, di indagare il mistero di Dio. Il teologo, in altre parole, ha il suo punto di vista, per questo può sbagliare o cambiare opinione».
«Il carisma del successore di Pietro, invece, ha il ruolo di mantenere nella Chiesa l’unità e la rettitudine del messaggio rivelato. In altre parole – chiarisce ancora il cardinale -, quando il Papa si firma Joseph Ratzinger intende ribadire questo. Sembrerebbe una distinzione ovvia, eppure a volte non sembra essere compresa a sufficienza».
Quanto ai temi ricorrenti negli scritti di Ratzinger c’è innanzitutto Gesù «e la relazione speciale che Egli ha con il Padre». Attento alla cultura moderna, Ratzinger propone con il suo “Gesù di Nazareth” (altri due libri seguiranno) una lettura del mondo attraverso la narrazione del Vangelo, attuale più che mai, il cui messaggio spiega ancora oggi tutta la sua efficacia.
Nei testi di Ratzinger c’è poi anche il binomio fede-ragione, «tema cruciale della modernità, affrontato sin dal Concilio Vaticano I, e che in molti pongono erroneamente su piani contrapposti». Già presente nella Bibbia, o in Sant’Agostino ad esempio, la ragione che si presenta invece nel conflitto moderno pretende di definire irrazionale ciò che non sa spiegare con le proprie forze. Un razionalismo in virtù del quale anche l’idea di Rivelazione viene eliminato».
Nell’enciclica “Fides et Ratio”, «alla quale, non è un mistero – precisa il cardinale elvetico – Ratzinger vi ha partecipato quando era Prefetto per la Congregazione per la dottrina della fede», Giovanni Paolo II afferma che il Concilio Vaticano I «insegna che la verità raggiunta per via di riflessione filosofica e la verità della Rivelazione non si confondono, né l’una rende superflua l’altra».
«Esistono due ordini di conoscenza – continua l’enciclica -, distinti non solo per il loro principio, ma anche per il loro oggetto: per il loro principio, perché nell’uno conosciamo con la ragione naturale, nell’altro con la fede divina; per l’oggetto, perché oltre le verità che la ragione naturale può capire, ci è proposto di vedere i misteri nascosti in Dio, che non possono essere conosciuti se non sono rivelati dall’alto».
Quella della separazione ragione-fede, in breve, «è una questione sulla quale in tanti hanno risposto, ma originale è Ratzinger che mette l’accento sul Figlio di Dio, chiamato Verbo, logos in greco». Gesù è dunque il logos (da legein, riunire), «il ponte tra la ragione umana e la ragione divina».
Infine, altro tema ricorrente, è quello della libertà. La libertà dei martiri, la libertà dal totalitarismo e soprattutto la libertà religiosa che Ratzinger, anche da Pontefice, pone al primo posto tra le varie libertà dell’uomo. Si legga il Messaggio del primo gennaio – suggerisce Cottier – in cui Benedetto XVI affronta il nodo della libertà religiosa nel mondo ai fini di una vera convivenza pacifica.
«Quanto al criterio adottato dal teologo Ratzinger nella sua opera – continua il porporato domenicano – può essere ravvisata la priorità per la liturgia, quindi la centralità e il primato di Dio. Teologia vuol dire infatti “discorso su Dio”, precisa. E se si pensa – conclude Cottier – che al momento della specializzazione Ratzinger ha scelto “Teologia Fondamentale” può facilmente intuirsi quanto la liturgia sia un atto fondamentale nella vita di un cristiano».