Nell’intervenire il 7 settembre a Milano, al dibattito dal titolo “Disarmare il terrore: un ruolo per i credenti”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, il porporato ha affermato ha spiegato che: “Accanto alla fame ed alla povertà nel mondo, il nuovo flagello dell’umanità e la nuova sfida posta all’intera civiltà è il terrorismo”.
Tra gli altri relatori presenti anche Daniel Kropf, Presidente di “Education for Life”, Ahmad Al Tayyib Rettore dell’Università di Al-Azhar (Egitto), il rabbino David Rosen dell’American Jewish Committee (Israele) e Raj K. Srivastava del Centro Studi sullo Sviluppo delle Società (India).
Parlando delle implicazioni religiose del terrorismo, il cardinale ha spiegato che “i motivi sociali, economici e politici vengono mischiati con motivi religiosi, e che la religione spesso serve come copertura ideologica, e viene quindi strumentalizzata”.
“Ma le religioni, si oppongono con sufficiente chiarezza a questa strumentalizzazione?” Ha chiesto Kasper.
Il cardinale ha quindi precisato che “Tutte e tre le religioni monoteiste vietano anche il suicidio ed escludono perciò categoricamente gli attentati suicidi. Pertanto chi compie tali attentati suicidi non dovrebbe – secondo i principi del Corano – essere venerato come martire, ma dovrebbe essere condannato come omicida e delinquente”.
“Il terrorismo – ha continuato il porporato – come negazione della dignità dell’uomo è allo stesso momento un’offesa a Dio. La giustificazione del terrorismo nel nome di Dio è l’abuso più grave del nome di Dio e la sua maggiore profanazione”.
Rivolto ai presenti il Presidente del dicastero vaticano per l’unità dei cristiani ha esclamato: “Non possiamo difendere la dignità dell’uomo e la pace solo attraverso parole pie, dobbiamo difenderle anche attraverso i fatti”, ed ha proposto una serie di azioni.
“La lotta al terrorismo internazionale ha bisogno di interventi militari e di polizia. Le democrazie devono essere pronte, se necessario anche se questo significasse il sacrificio di vite umane, a difendere con la forza la loro libertà”, ha sottolineato il cardinale.
“Nella lotta al terrorismo tuttavia – ha aggiunto Kasper – non può essere utilizzato ciò che si condanna e si combatte nel terrorismo”.
“Non si possono cancellare i diritti umani fondamentali e utilizzare lo strumento delle torture che sono contrarie alla dignità dell’uomo; non si può fare una guerra preventiva che abolisca le regole della guerra giusta che valgono solamente come ultima ratio; non si possono compiere uccisioni mirate senza un giusto processo precedente”.
“La barbarie del terrorismo non può farci tornare indietro rispetto alle conquiste dell’umanità civilizzata e farci risprofondare nella barbarie”, ha commentato.
Infine il porporato ha chiamato a combattere con ogni mezzo e con ogni sforzo “le condizioni che favoriscono l’espandersi del terrorismo e che potrebbero essere considerate come una legittimazione”.
“Cioè – ha poi chiarito – bisogna eliminare le ingiuste situazioni sociali, economiche, politiche, e bisogna impegnarsi per un ordine mondiale più giusto, soprattutto nelle aree critiche del mondo”.
“Le religioni si devono svegliare, e devono attivare le proprie risorse spirituali di resistenza alla violenza terrorista. Tale presa di distanza chiara e pubblica dal terrorismo è ciò che molti giustamente si aspettano dall’Islam”, ha infine concluso.