“La dignità umana è data da Dio ed è assoluta”. E’ solo uno dei tanti passaggi forti della dichiarazione diffusa oggi dai vescovi del Coordinamento delle Conferenze episcopali a sostegno della Chiesa in Terra Santa, al termine della visita-pellegrinaggio che, iniziata il 10 gennaio scorso, si è conclusa oggi.
All’iniziativa, che si svolge ogni anno la seconda settimana di gennaio, hanno partecipato delegazioni di vescovi provenienti da Europa, Africa e Nord America. Tra le tappe toccate: Hebron, Betlemme, Gerusalemme, Sderot e soprattutto la Striscia di Gaza che, un anno fa, gli stessi presuli definirono “un disastro causato dall’uomo, uno scandalo scioccante, un’ingiustizia che invoca dalla comunità umana una soluzione”.
“Siamo venuti per pregare e dare sostegno alla comunità cristiana, per promuovere la pace e la dignità umana in questa terra divisa”, scrivono nel testo, accusando “le conseguenze tragiche del fallimento dei politici nazionali e internazionali per conseguire la pace”. “Il conflitto in corso – aggiungono poi i vescovi – minaccia la dignità dei palestinesi e degli israeliani, ma in modo particolare il nostro impegno per i poveri ci chiama a sostenere le persone sofferenti di Gaza […] Sulla scia della terribile distruzione causata dalla guerra dello scorso anno, la nostra presenza ha ricordato alla piccola comunità cristiana che non è stata dimenticata”.
Sempre pensando alla drammatica situazione nella Striscia, il Coordinamento denuncia che “decine di migliaia di famiglie di Gaza non hanno un alloggio adeguato. In questo ultimo periodo di freddo gelido, almeno due bambini sono morti per ipotermia. Il blocco continuo impedisce drammaticamente la ricostruzione e contribuisce alla disperazione che mina la legittima speranza degli israeliani per la sicurezza. Ma crea, anche, livelli intollerabili di disoccupazione e spinge la gente comune verso la povertà più estrema”.
Nonostante la devastazione, le terrificanti scene di distruzione e le paure di un’altra guerra, tuttavia i presuli possono affermare che “a Gaza la speranza è viva”: “Abbiamo visto famiglie ricostruire con caparbietà le proprie vite. Abbiamo visto una piccola comunità cristiana con un’enorme fede. Abbiamo ammirato la tenacia di molti volontari. Abbiamo visitato la scuola ‘Sacra Famiglia’ dove musulmani e cristiani studiano e giocano insieme in armonia”.
Durante il loro pellegrinaggio, i pastori d’Europa, Africa e America hanno avuto modo poi di incontrare le suore del Santo Rosario, che “esercitano un ministero profetico di educazione”, fedeli al carisma della loro co-fondatrice Marie-Alphonsine, che sarà canonizzata quest’anno da Papa Francesco. Insieme a lei sarà elevata agli onori degli altari anche un’altra palestinese, Mariam Baouardy, fondatrice delle Suore del Carmelo di Betlemme, con cui i vescovi hanno celebrato una Messa.
Nella dichiarazione di oggi, le Conferenze Episcopali non mancano di rivolgere un vigoroso appello ai leader politici “a difendere la dignità umana della popolazione di Gaza”. “Uno studente – raccontano – ci ha detto, in maniera pungente, di aver ricevuto una e-mail durante la guerra chiedendo se avesse bisogno di cibo, vestiti o riparo. Senza amarezza, ha risposto che ciò di cui aveva bisogno era la dignità. Le persone di buona volontà di entrambe le parti in conflitto vogliono la stessa cosa, una vita degna della persona umana”.
Un invito va pure ai funzionari pubblici “ad essere creativi, ad avere nuovi approcci, per costruire ponti, non muri”, specie dopo il fallimento dei negoziati e la conseguente violenza del 2014. “Dobbiamo umanizzare il conflitto – sottolineano i vescovi – favorendo una maggiore interazione tra israeliani e palestinesi”. Perché “la pace si realizzerà solo quando tutte le parti rispetteranno il fatto che la Terra Santa è sacra per tre religioni e casa di due popoli”.
In quest’ottica, i presuli promettono che continueranno ad opporsi alla costruzione del muro previsto nella valle di Cremisan, il quale – dicono – “comporterebbe la perdita delle terre e dei mezzi di sussistenza di molte famiglie cristiane”. Con lo stesso impegno continueranno a contrastare “l’espansione del programma d’insediamento, illegale secondo il diritto internazionale, di cui siamo stati testimoni diretti in Hebron. Il suo impatto sulla libertà di movimento dei palestinesi e sulla confisca delle terre è semplicemente ingiusto”.
“La via della pace esige il rispetto dei diritti umani di israeliani e palestinesi”, si legge nelle ultime righe della nota; “la nostra preghiera alimenta la speranza che rende possibile la pace”, concludono i vescovi, esortando tutti i cristiani “a pregare per gli ebrei, i cristiani e i musulmani di questa Terra che chiamiamo Santa”.