TORINO, mercoledì, 23 gennaio 2008 (ZENIT.org).- L’Ufficio per la Pastorale dei Migranti dell’Arcidiocesi di Torino lancia per il quinto anno consecutivo la sua campagna a favore della Chiesa in Iraq e di sostegno ai sacerdoti nel martirizzato Paese mediorientale.
“La terra dove la gente seppellisce i propri morti ed è obbligata a dimenticarli subito per fare posto nei propri ricordi a quelli che ancora ci saranno”. Questa frase, adattata da una nota canzone di Hassam Al-Rassam, “descrive la ancora tragica situazione irachena”, ha spiegato don Fredo Olivero, direttore dell’Ufficio.
“Una situazione comune a tutto il Paese – aggiunge –, ma che è particolarmente sentita dalla sua componente cristiana che, in quanto minoranza, vive ogni morte come un ennesimo tentativo di sradicarla dalla terra di Abramo dove ha avuto origine”.
Don Olivero spiega che “i tragici avvenimenti che in questi anni hanno colpito Paesi e comunità nel mondo hanno spostato l’attenzione dei mezzi di informazione dall’Iraq”.
Per questo, il sacerdote torinese richiama l’attenzione sui “recenti attentati che hanno avuto come obiettivo molti luoghi di culto cristiani (quattro a Baghdad, tre a Mosul e due a Kirkuk nel gennaio 2008) anche se pianificati accuratamente per non fare vittime, testimoniano come la vita degli iracheni cristiani sia ancora difficile e piena di pericoli”.
A causa di questa situazione, l’Ufficio per la Pastorale dei Migranti (UPM) di Torino ha rilanciato il progetto di aiutare un sacerdote caldeo iracheno.
Volto a sostenere economicamente dieci giovani sacerdoti di Baghdad, il progetto diretto dai sacerdoti Fredo Olivero e Douglas Dawood (Al Bazi) ha dato in questi anni non solo sostegno finanziario, ma anche “un altrettanto importante sostegno morale a testimonianza di un impegno che va oltre l’emergenza”, concludono i responsabili del progetto.
Chi desiderasse aiutare i sacerdoti caldei di Baghdad può chiedere informazioni a:
f.olivero@diocesi.torino.it