Arcivescovo spera in una soluzione giusta per il Kosovo

Dichiarazioni di monsignor Zef Gashi della diocesi di Bar (Montenegro)

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KÖNIGSTEIN, martedì, 22 gennaio 2008 (ZENIT.org).- L’Arcivescovo Zef Gashi, della diocesi di Bar, in Montenegro, spera in “una soluzione giusta” per il Kosovo nel contesto delle elezioni presidenziali in Serbia. 

Nel corso di una visita all’associazione cattolica “Aiuto alla Chiesa che Soffre” (ACS), ha affermato che in Kosovo la situazione ha assunto “dimensioni tali che è necessario mettere un punto e a capo”, perché altrimenti potrebbe sfociare in un'”esplosione” della quale “non beneficerebbe nessuno”.

“La cosa giusta sarebbe concedere l’indipendenza al Kosovo”, osserva il presule, che chiede all’Europa di considerare il fatto che negli ultimi vent’anni la situazione nei Balcani si è chiarita, ma questa regione continua a rappresentare un’eccezione. 

“All’Europa interessa creare una situazione più stabile e favorire una coesistenza più equilibrata nei Balcani”, ha spiegato ad ACS. 

Il presule ha anche segnalato che una popolazione di 2 milioni di abitanti che ha vissuto esperienze drammatiche e traumatiche come deportazioni e omicidi ha “diritto a un avvenire di speranza”.

L’Arcivescovo Gashi, che è oriundo del Kosovo e ha lavorato a lungo come parroco, ha spiegato che per la sua struttura geografica la regione è una delle nazioni più giovani, perché il 60% della popolazione kosovara ha meno di 35 anni. 

Ad ogni modo, ha precisato che i giovani non vedono alcun futuro davanti a sé: la vita pubblica è bloccata e ci sono pochissimi investimenti a causa della mancanza di sicurezza. Per questo motivo, molti giovani emigrano all’estero, mentre quelli che rimangono “asfissiano in attesa di un futuro migliore”.

Il presule ha osservato di non vedere problemi con un Islam fondamentalista. Secondo lui, che conosce politici e intellettuali, il Kosovo negli ultimi 20-30 anni si è orientato fortemente verso l’Occidente. 

In teoria la regione rimane sotto il controllo serbo, anche se le Nazioni Unite lo amministrano dal 1999. I cattolici rappresentano una piccolissima minoranza di circa 60.000 persone che convivono con una popolazione principalmente musulmana di quasi 1,9 milioni di abitanti.

Gli Albanesi costituiscono il 90% della popolazione, per il resto quasi del tutto serba. 

Le elezioni presidenziali svoltesi in Serbia domenica scorsa sono considerate un indice della direzione che il Paese prenderà riguardo al Kosovo.

Il 3 febbraio la Serbia eleggerà il suo Presidente tra i due candidati che hanno ricevuto più voti: il nazionalista Tomislav Nikolic e il pro-europeo e Presidente uscente Boris Tadic.

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ZENIT Staff

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