Benedetto XVI: “passi positivi” nel cammino ecumenico

Nell’Udienza generale dedicata alla Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 20 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Il 2009 è stato un anno caratterizzato da “positivi passi” in avanti nel cammino ecumenico, tuttavia è ancora necessario pregare perché i cristiani superino le loro divergenze e diano testimonianza della comune fede in Cristo.

E’ quanto ha detto Benedetto XVI nell’Udienza generale del mercoledì, tenutasi nell’Aula Paolo VI e dedicata alla Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, che lo stesso Papa chiuderà il 25 gennaio prossimo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, con la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo.

Nel suo discorso il Pontefice ha ricordato che la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani – che quest’anno ha come tema: “Di questo voi siete testimoni” (Lc 24,48) – si collega alla Conferenza missionaria di Edimburgo del giugno 1910, quando oltre mille esponenti del protestantesimo e dell’anglicanesimo si riunirono in quella città scozzese per riflettere sulla necessità di giungere all’unità al fine di “proporre con credibilità l’annuncio evangelico”.

A questo proposito, Benedetto XVI ha osservato che “il movimento ecumenico moderno si è sviluppato in modo così significativo da diventare, nell’ultimo secolo, un elemento importante nella vita della Chiesa, ricordando il problema dell’unità tra tutti i cristiani e sostenendo anche la crescita della comunione tra loro”.

Inoltre, ha aggiunto, “esso non solo favorisce i rapporti fraterni tra le Chiese e le Comunità ecclesiali […] ma stimola anche la ricerca teologica”.

Il Papa ha poi riconosciuto, però, l’esistenza di “divergenze” e “gravi problemi” nella reciproca conoscenza, superabili attraverso una conoscenza personale di Dio in Cristo.

“E’ evidente che conoscere Cristo, come processo intellettuale e soprattutto esistenziale, è un processo che ci fa testimoni – ha detto –. In altre parole, possiamo essere testimoni solo se Cristo lo conosciamo di prima mano e non solo da altri, dalla nostra propria vita, dal nostro incontro personale con Cristo”.

“Incontrandolo realmente nella nostra vita di fede diventiamo testimoni e possiamo così contribuire alla novità del mondo, alla vita eterna”, ha continuato.

A proposito del dialogo con gli ortodossi, il Papa ha evidenziato gli sforzi comuni nello studio del ruolo del Vescovo di Roma nella Chiesa indivisa del primo millennio: “Tali importanti iniziative attestano come sia in atto un dialogo profondo e ricco di speranze con tutte le Chiese d’Oriente non in piena comunione con Roma, nella loro propria specificità”.

Riferendosi, invece, al dialogo non sempre facile con il mondo protestante, il Papa ha ricordato che è necessario “tenere presente anche quanti progressi reali si sono raggiunti nella collaborazione e nella fraternità in tutti questi anni, in questi ultimi cinquant’anni”.

“Allo stesso tempo – ha proseguito –, dobbiamo sapere che il lavoro ecumenico non è un processo lineare. Infatti, problemi vecchi, nati nel contesto di un’altra epoca, perdono il loro peso, mentre nel contesto odierno nascono nuovi problemi e nuove difficoltà”.

“Pertanto dobbiamo essere sempre disponibili per un processo di purificazione, nel quale il Signore ci renda capaci di essere uniti”, ha quindi concluso.

Al termine della catechesi il Papa è quindi tornato sul tema dell’unità dei cristiani. In particolare, nel salutare i giovani li ha esortati a fare di questi giorni di riflessione “un invito ad essere ovunque operatori di pace e di riconciliazione”.

Rivolgendosi agli ammalati, li ha incoraggiati a fare di questa settimana “un momento propizio ad offrire le vostre sofferenze per una comunione dei cristiani sempre più piena”, mentre per i nuovi sposi, ha concluso, sia “l’occasione per vivere ancor più la vostra vocazione speciale con un cuore solo ed un’anima sola”.

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ZENIT Staff

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