Nicaragua: la Chiesa contro la rielezione “illegale” di Ortega

Critica che la Corte Suprema di Giustizia avalli la violazione della Costituzione

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di Nieves San Martín

MANAGUA, mercoledì, 2 febbraio 2011 (ZENIT.org).- La Chiesa cattolica ha ribadito la sua ferma posizione di opposizione ai tentativi dell’attuale Presidente della Repubblica del Nicaragua, Daniel Ortega, di restare al potere. Il Vescovo ausiliare di Managua, monsignor Silvio José Báez, ha denunciato la passività di altri partiti di fronte alle manipolazioni del partito governante, il Frente Sandinista, che controlla la Corte Suprema di Giustizia (CSJ).

Il presule ha criticato il fatto che i magistrati della CSJ favorevoli a Ortega abbiano avallato la rielezione del Capo di Stato, malgrado ciò violi la Costituzione Politica del Paese.

Secondo quanto ha reso noto la Conferenza Episcopale del Nicaragua il 24 gennaio, monsignor Báez ha spiegato che la Chiesa è stata chiara e che la Conferenza Episcopale insiste sul fatto che si debba rispettare la Costituzione, che proibisce la rielezione continua e dopo due mandati. Entrambi i casi si applicano a Ortega.

“Le manovre compiute hanno una facciata legale, ma in fondo sappiamo tutti che sono illegalità, mosse sporche e losche per far sembrare la cosa legale”, ha detto l’ausiliare di Managua.

A suo avviso, ora spetta ai cittadini chiedere il rispetto della Costituzione, visto che i Vescovi non possono comportarsi come leader politici.

Dal canto suo, il Vescovo emerito di Granada, monsignor Bernardo Hombach, ha affermato: “Ciò che succede in questo Paese, ciò che preoccupa me personalmente e molti altri, è la totale assenza della legge. Sappiamo tutti che la CSJ non funziona; o meglio, ne sono convinti tutti coloro che guardano le cose in modo obiettivo”.

In una processione eucaristica svoltasi a Masaya, monsignor Báez ha detto che si è voluto “mostrare alla società che il posto di Cristo non è solo il tempio, che noi credenti siamo convinti e siamo impegnati a portare Cristo fuori dal tempio, perché abiti, cammini e regni anche nella città”.

“Gesù libera le vittime diventando egli stesso vittima per amore, solidale con l’umanità sofferente e peccatrice”, ha aggiunto. “Ci salva e dà la vita per amore, è il segno vivo del perdono e della vita che Dio offre al mondo”.

“Nell’ambito sociale, tutto ciò che è ingiustizia, tutto ciò che genera disuguaglianza sociale, tutto ciò che è ambizione ed egoismo, tutto ciò che contribuisce ad ampliare il divario tra ricchi e poveri è peccato”, ha indicato il presule.

“Nell’ambito politico, comprare e vendere le coscienze, non rispettare le leggi che assicurano la convivenza civile, esercitare il potere non come servizio ma come dominio dispotico è peccato”, ha insistito.

Ha quindi ricordato che i Vescovi del Nicaragua hanno chiesto in primo luogo di pregare, perché “pregando offriamo il nostro primo contributo alla trasformazione del mondo, aprendo il cuore e la storia al potere del Signore Risorto”.

E’ poi “necessario identificare il ‘peccato del mondo’ e non restare indifferenti davanti ad esso, ma saper denunciare con intelligenza critica e con il coraggio dei primi cristiani tutto ciò che crea e nutre il peccato del mondo nella nostra società”.

Monsignor Báez ha inoltre avvertito del “terribile pericolo” che la società nicaraguense si abitui a considerare normali tante manifestazioni del “peccato del mondo”.

“Non ci abituiamo al peccato sociale”, ha esortato; “con le nostre parole di denuncia, superando la nostra indifferenza e impegnandoci, non solo come cittadini, ma come credenti e in nome di Cristo”.

“Possiamo cambiare la nostra società e costruire un Nicaragua migliore, più giusto, più democratico, più pacifico e più sviluppato. Iniziamo questo nuovo anno nel nome del Signore”, ha chiesto.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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