Papa Francesco sta suscitando grandi emozioni nei cuori di tanti uomini nel mondo. Tutti, dai potenti come Obama alle semplici persone intervistate per strada, elogiano la semplicità del nuovo Papa. Come Benedetto XVI è stato amato per la sua cultura e per la vastità del suo pensiero, ora Papa Francesco viene amato per la sua profonda umiltà. Succede ad ogni Pontefice quello che accadde al primo Papa: quando Pietro venne chiamato da Gesù, egli era un pescatore di pesci, il Signore lo fece diventare pescatore di uomini. Si può dire che Gesù portò al massimo quello che Pietro già era. E così è sempre avvenuto per ogni successore di Pietro: Dio ha esaltato le qualità umane di ogni uomo che ha chiamato a capo della sua Chiesa.
Se dunque ci sembra ingiusto fare confronti per contrasto fra un pontefice e l’altro, perché ognuno di essi ha storie, doti e qualità umane particolari, possiamo invece tentare di fare un confronto per analogia. Noi abbiamo visto parecchie somiglianze fra Papa Francesco e Giovanni Paolo I.
Innanzitutto possiamo partire dalla scelta del nome: Papa Francesco, allo stesso modo di Giovanni Paolo I, ha scelto un nome mai usato dai predecessori, sebbene Papa Luciani abbia fuso in un solo nome quello dei suoi due immediati predecessori: Giovanni XXIII e Paolo VI.
Appena è stata annunciata la sua elezione dal cardinale protodiacono, Papa Francesco si è rivolto al mondo dicendo: “Voi sapete che il dovere del Conclave era quello di dare un vescovo a Roma, sembra che i miei fratelli cardinali sono andati a prenderlo quasi alla fine del mondo, ma siamo qui!”. Allo stesso modo, come di chi è travolto da qualcosa di inaspettatamente più grande di lui, Giovanni Paolo I durante il suo primo angelus il 27 agosto 1978 disse: “Io non ho né la sapientia cordis di Papa Giovanni, né la preparazione e la cultura di Papa Paolo, però sono al loro posto!”
Sempre durante lo stesso Angelus, Papa Luciani parlò di ciò che era avvenuto nella Cappella Sistina in questi termini: “Ieri mattina io sono andato alla Sistina a votare tranquillamente. Mai avrei immaginato quello che stava per succedere. Appena è cominciato il pericolo per me, i due colleghi che mi erano vicini mi hanno sussurrato parole di coraggio”. Con linguaggio molto simile Papa Francesco ha detto ai giornalisti: “Durante il conclave avevo seduto al mio fianco il cardinale Claudio Hummes, arcivescovo emerito di San Paolo, un grande amico… Quando le cose sono diventate un po’ pericolose per me, mi confortava”.
Il Cardinale Timoty Dolan, arcivescovo di New York, in una conferenza stampa avvenuta il 14 marzo ha raccontato che il Papa Francesco, durante la cena avvenuta la sera precedente insieme a tutti i cardinali, ha esclamato: “Che Dio vi perdoni per quello che avete fatto”. Giovanni Paolo I si era rivolto ai membri del collegio cardinalizio nello stesso identico modo.n
Anche il tema della povertà è sicuramente comune a questi due Pontefici. Papa Francesco rivolgendosi ai giornalisti riuniti nell’udienza a loro dedicata nell’aula Paolo VI ha detto di voler “una chiesa povera per i poveri”. Anche Papa Luciani espresse parole indimenticabili sull’attenzione verso gli ultimi nell’ultima udienza che egli tenne nello stesso luogo il 27 settembre 1978. Dopo aver ricordato quanti ancora oggi muoiono di fame a causa della nostra indifferenza aggiunse: “Non solo le nazioni, ma anche noi privati, specialmente noi di Chiesa dobbiamo chiederci: abbiamo veramente compiuto il precetto dell’amore di Gesù che ha detto ama il prossimo tuo come te stesso?”
Che dire poi del sorriso, degli aneddoti raccontati, del continuo interagire con la folla dei fedeli? Sui volti di questi due pontefici si può vedere in modo manifesto cosa vuol dire “servire Dominum in laetitia!”
Perché la semplicità e il richiamo alla povertà di Papa Francesco e di Giovanni Paolo I hanno subito destato l’attenzione da parte di una miriade di uomini che vivono in un mondo che al contrario è complesso e spesso fagocitato dalla legge del profitto? Forse perché come diceva il grande scrittore inglese Chesterton la società si lascia convertire dai santi che maggiormente la contraddicono.
L’unico confronto per contrasto che possiamo fare è quello sulla provenienza geografica. Giovanni Paolo I è stato l’ultimo italiano a salire sulla cattedra di Pietro, Papa Francesco è invece il primo extra europeo. L’ultimo papa non europeo fu infatti il siriano Gregorio III. Forse si tratta solo di una coincidenza, ma questo papa venne eletto l’11 febbraio 731, parecchi secoli dopo, ma nella stessa data, Benedetto XVI dava al mondo l’annuncio delle sue dimissioni che avrebbero portato sul soglio di Pietro il primo papa non europeo dopo 1272 anni!
Per approfondimenti o informazioni:www.nicolarosetti.it
(Intervista tratta da Àncora Online, il settimanale della Diocesi di San Benedetto del Tronto)