In occasione della festa di san Francesco, ogni anno una regione d’Italia porta l’olio ad Assisi per la lampada che arde sulla tomba del Santo. Nel 1958 fu il turno della Lombardia e in tale occasione il cardinal Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano e futuro Paolo VI, elevò la seguente preghiera:
«Francesco, aiutaci a purificare i beni economici dal loro triste potere di perdere Dio, di perdere le nostre anime, di perdere la carità dei nostri concittadini.
Vedi, Francesco, noi non possiamo estraniarci dalla vita economica, è la fonte del nostro pane e di quello altrui; è la vocazione del nostro popolo, che sale alla conquista dei beni della terra, che sono opere di Dio; è la legge fatale del nostro mondo e della nostra storia.
È possibile, Francesco, maneggiare i beni di questo mondo, senza restarne prigionieri e vittime? È possibile conciliare la nostra ansia di vita economica, senza perdere la vita dello spirito e l’amore? È possibile una qualche amicizia fra Madonna Economia e Madonna Povertà? O siamo inesorabilmente condannati, in forza della terribile parola di Cristo: “È più facile che un cammello passi per la cruna d’un ago che un ricco entri nel regno dei cieli?” (Mt 19,24).
Anche il nostro sant’Ambrogio ci aveva detto quelle parole tremende: “O ricco, tu non sai quanto sei povero!”, ma non le ricordiamo più; e non le abbiamo mai bene comprese. E anche tu, Francesco, non hai insegnato ai tuoi figli a lavorare, a mendicare e a beneficare, cioè a cercare e a trattare questi beni economici, di cui la vita umana non può essere priva?
Così insegnaci, così aiutaci, Francesco, a essere poveri, cioè liberi, staccati e signori, nella ricerca e nell’uso di queste cose terrene, pesanti e fugaci, perché restiamo uomini, restiamo fratelli, restiamo cristiani».
* G.B. Montini, “Discorso” (Assisi – 4 ottobre 1958), in “Rivista diocesana milanese”, 1958, pp. 491-493.