Una delle tante felici intuizioni del beato Giovanni Paolo II sta per diventare realtà. Il 5 ottobre 1997, in occasione dell’Incontro Mondiale delle Famiglie a Rio de Janeiro, papa Wojtyla espresse il desiderio che fosse avviata la costruzione di un Centro Internazionale a Nazareth.
La struttura, i cui cantieri sono partiti in questi giorni, sarà completata nel giro di circa due anni e mezzo. La spesa per la realizzazione del Centro ammonta intorno ai 12 milioni di euro.
Lo ha comunicato stamattina Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento dello Spirito Santo, il movimento cui è affidata la cura e la realizzazione del progetto, nel corso di una conferenza stampa in Sala Stampa Vaticana.
La genesi e le finalità del Centro Internazionale per la Famiglia sono state illustrate da monsignor Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia.
Tutto ebbe origine – come accennato – nel 1997, durante l’Incontro Mondiale delle Famiglie di Rio, quando Giovanni Paolo II benedisse un’icona dedicata alla Sacra Famiglia di Nazareth, consegnatagli dall’allora patriarca di Gerusalemme, monsignor Michel Sabbah, e dal vescovo di Nazareth, monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, e destinata ad essere collocata nell’erigendo centro.
Per almeno una decina d’anni lo sviluppo del progetto fu rallentato da una serie di eventi funesti: all’inizio dello scorso decennio, la Terra Santa fu segnata dall’intifada, poi arrivarono la malattia e la morte (2005) di Giovanni Paolo II. Grande impegno venne profuso dall’allora presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, venuto però a mancare nel 2008.
Nuovo impulso al progetto fu dato da papa Benedetto XVI che, alla vigilia del suo viaggio pastorale in Terra Santa del 2009, in accordo con il cardinale Ennio Antonelli, successore di Trujillo al dicastero vaticano della famiglia, decise di assegnarne la realizzazione al Rinnovamento nello Spirito Santo.
“Dopo lunghi e non facili accordi con le autorità ecclesiastiche, civili e politiche in Israele – ha ricordato monsignor Paglia – si è giunti all’approvazione del progetto esecutivo realizzato dall’Arch. Luigi Leoni in collaborazione con i tecnici e i consulenti nazaretani e nel giugno dello scorso anno a Milano, in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, il Centro Internazionale Famiglia di Nazareth è stato presentato come ‘opera segno’ del Pontificio Consiglio per la Famiglia”.
I passi successivi più significativi sono stati l’erezione della Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth”, avvenuta il 15 ottobre 2012, e l’insediamento della stessa Fondazione, il 18 gennaio 2013.
La Fondazione Vaticana “Centro Internazionale Famiglia di Nazareth” è presieduta da Salvatore Martinez ed ha sede presso i locali del Pontificio Consiglio della Famiglia, a piazza San Callisto, nel rione di Trastevere.
Il Centro avrà molteplici funzioni: sarà luogo di spiritualità familiare, di formazione alla vita familiare e alla nuova evangelizzazione, centro studi sulla pastorale familiare e istituto di sostegno alle famiglie in difficoltà, in particolare della Terra Santa.
La struttura sorgerà sulla sommità della collina che domina il centro abitato e la Basilica dell’Annunciazione, con un panorama che include il Monte del Precipizio, il Tabor e il Monte Carmelo.
Estendendosi lungo una superficie di circa un ettaro, il Centro disporrà di un Auditorium da 500 posti, un Centro pastorale diocesano, sale d’incontro e di studio, una chiesa da 500 posti, un alloggio per la comunità residenziale, un albergo con 100 camere e un ristorante pensati per l’accoglienza di famiglie, una ludoteca e spazi esterni d’intrattenimento per bambini; disimpegni esterni, parcheggi e aree di svago.
“Ci sono luoghi dotati di una straordinaria forza evocativa e simbolica – ha commentato monsignor Paglia -. Nazareth è uno di questi. È il luogo dove Gesù è cresciuto; lì era la sua casa, lì ha vissuto con Giuseppe e Maria: la sua famiglia. Con loro ha imparato a leggere la Scrittura e a chiamare Dio Abbà, Papà, come ci ha ricordato recentemente Papa Francesco”.
La proposta di affidamento del progetto del Centro di Nazareth al Rinnovamento nello Spirito Santo, è stato accolto dal presidente Salvatore Martinez con “con grande gioia e non poca trepidazione, consapevoli della grande sfida che ci sta dinanzi”.
L’auspicio di Martinez è che la “Casa del Papa in Terra Santa” diventi una “speciale dimora spirituale per le famiglie di tutto il mondo e un segno di vicinanza concreta e particolare alle famiglie del Medio Oriente, memoria vivente e benedetta delle origini del cristianesimo”.
Il Centro di Nazareth, ha spiegato Martinez, intende essere una “casa”, intesa non solo come “spazio abitativo” ma soprattutto come “luogo in cui tutte le relazioni di prossimità vengono fondate ed esperimentate” e che “segnala anche spiritualmente la forza dell’amore che genera vita”.
In tal senso Nazareth è il luogo “dove l’umanità ha conosciuto il modello certamente irripetibile della Santa Famiglia, ma che tutti possono apprezzare ed emulare”, quindi è anche il luogo “dove tutto è cominciato e dove tutto può ricominciare”.
Il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo ha poi ricordato che Nazareth è un luogo “tra i più pacifici di Terra Santa dove risiede il 40% di cristiani a fronte di percentuali intorno all’1 % delle altre città d’Israele”.
Tale primato “indica la vitalità della tradizione della famiglia cristiana; una storia che può contagiare di nuovo amore per la vita le famiglie di tutto il mondo, anche in chiave ecumenica e interreligiosa”.
In conferenza stampa è intervenuto anche monsignor Giacinto-Boulos Marcuzzo, vescovo ausiliare di Gerusalemme dei Latini e vicario patriarcale di Nazareth, che ha sottolineato il valore ecumenico del progetto, e il ruolo della famiglia come “pietra angolare della pace”.
La comunità cristiana di Nazareth, ha aggiunto monsignor Marcuzzo, è significativa anche perché formata dai “discendenti diretti dei primi discepoli di Gesù”. Pertanto “come Gesù proveniamo da Nazareth e a Nazareth torniamo”.
Rispondendo ad una domanda di ZENIT riguardo all’apertura del Centro di Nazareth alle famiglie di tutte le religioni, monsignor Marcuzzo ha spiegato che tale apertura è “assolutamente doverosa”, ferma restando l’identità spiccatamente cristiana della progetto.
La famiglia cattolica, del resto, ha sempre una marcia in più, ha aggiunto il presule, al punto che, in modo semiserio, gli ebrei, per indicare un qualsiasi patto umano particolarmente solido, sono soliti definirlo “coeso come un matrimonio cattolico”.
A tal proposito monsignor Paglia ha aggiunto che la famiglia è un fondamento senza il quale crollerebbe tutta la società, pertanto il suo valore è assolutamente conciliabile con qualsiasi fede religiosa, quindi, in ultima analisi, la famiglia è uno strumento privilegiato per la pace.