"Matrimoni gay": democrazia in salsa Hollande

L’intolleranza dei “tolleranti” nel dibattito d’Oltrealpe

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“Cacciate i nemici della democrazia! Fuori i nemici della Repubblica! Non c’è posto per i nemici della democrazia!”: così urlò il presidente dell’Assemblea nazionale francese, tale Claude Bartolone, nel tardo pomeriggio di oggi, martedì 23 aprile 2013, poco prima che la Camera votasse definitivamente la legge antropologicamente rivoluzionaria che consente ‘matrimoni’ e adozioni alle coppie dello stesso sesso. 

Un urlo – accompagnato dal coro dei deputati socialcomunisti “Fuori, fuori” – che ben sintetizza lo spirito democratico con cui il presidente socialista Hollande e il suo governo (in cui si è distinta per naturale arroganza la Guardasigilli Taubira) ha condotto e portato a compimento un progetto tanto devastante per la società transalpina. L’urlo era diretto contro tre criminali, che avevano esposto sulle tribune di Palazzo Borbone un’arma micidiale: un piccolo striscione su cui stava scritta una sola parola: REFERENDUM (un diritto democratico previsto e sempre negato da Hollande in materia di famiglia). Troppo per gli occhi delicati del presidente dell’Assemblea, feriti da tanta proterva violenza. La legge è stata poi approvata come previsto con 331 voti contro 225 e 10 astensioni. Urla di gioia, baci e abbracci nelle file della sinistra; il centro-destra ha invece abbandonato subito l’aula e i suoi senatori hanno annunciato un ricorso immediato al “Consiglio costituzionale”. Passerà dunque prevedibilmente ancora almeno un mese prima che la legge venga promulgata, a meno che le grandi manifestazioni popolari già previste per il 5 e il 25 maggio non spingano Hollande a più miti consigli. Niente è impossibile alla Provvidenza, ma in questo caso convincere il presidente francese sarà molto arduo, considerate le passioni che la legge ha scatenato nel Paese, oggi maggioritariamente comunque contrario alla rivoluzione antropologica votata dal Parlamento. 

Del resto ancora dal dibattito di questo pomeriggio estrapoliamo l’urlo in un clima tumultuoso del primo ministro Ayrault: “E’ questa la battaglia di tutta una generazione! Io ci metto tutte le mie forze, tutte le forze del Governo, tutte le forze della Francia. La battaglia è adesso!”. Ed anche l’affermazione incredibile del deputato di sinistra Mamère: “La sinistra non deve cedere all’orrore della piazza!” Evidentemente Mamère si riferiva a quella piazza, quella che – stimolata anche dall’invito alla riflessione da parte della Chiesa francese, in primis dal cardinale Vingt-Trois – il 17 novembre, il 13 gennaio, il 24 marzo, ancora domenica 21 aprile ha dato voce al dissenso profondo, fermo e gioioso,  di milioni di francesi (la maggioranza, perfino secondo i sondaggi). Quell’opposizione che il governo-regime di François Hollande dimostrava di sopportare sempre meno, ricorrendo con sempre maggiore frequenza alla repressione poliziesca: vedi il fermo di Franck Talleu colpevole di portare una felpa con disegnati padre, madre e due figli, l’arresto di 67 giovani che protestavano pacificamente davanti al Parlamento, il lancio di gas lacrimogeni contro famiglie inermi il 24 marzo, il divieto ad alcuni deputati di rientrare a Palazzo Borbone (sede dell’Assemblea nazionale), la valanga di insulti politici rivolti ai contrari, che si è tentato inutilmente di emarginare al grido di “fascisti, nazisti, razzisti, omofobi”. Proprio una sana democrazia, quella alla Hollande. Che, non ne dubitiamo, suscita alti pensieri di imitazione anche qui in Italia, dove i primi segnali della repressione della libertà di pensiero in materia di famiglia sono già apparsi all’orizzonte. Con l’intenzione, anche tramite strumenti massmediatici fintamente neutri come le televisioni di Stato, di dilagare come in Francia. Speriamo che gli italiani non si lascino convincere a imboccare una strada che provocherebbe guasti sociali tali da compromettere gravemente il futuro del Paese. 

(Articolo tratto dal sito www.rossoporpora.org)

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Giuseppe Rusconi

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