Gesù, lungo il suo cammino, pianse solo due volte! Lo ha fatto per l’amico Lazzaro, davanti al suo sepolcro, prima che lo svegliasse dal sonno della morte. Ha pianto poi per Gerusalemme, davanti alle sue rovine spirituali, anticamera della distruzione fisica delle proprie mura. Leggiamo in Luca: “Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: “…..Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata”. Cosa aveva prodotto la sapienza dei dotti del tempo? Dove era andata a finire la gloria dei farisei e degli scribi? La loro saggezza e la conoscenza della sacra scrittura, che protezione avevano costruito attorno a Gerusalemme? Nulla! Il vuoto. Fu la classe sacerdotale dell’epoca, che non riconobbe il tempo in cui quella comunità era stata visitata dal Signore.
Il rifiuto del vero Dio porta al rifiuto del vero uomo. Prepara un futuro senza tutele spirituali e materiali; concede grandi glorie sulla lucentezza dell’oro; introduce, però, il buio nel cuore e toglie la grazia della luce dello Spirito, impedendo alla sapienza degli uomini di costruire un tempo nuovo. La sapienza si misura dalla bontà dei suoi frutti. Che dire di oggi! Non è forse inutile la eletta conoscenza dei maestri dell’economia mondiale, che sta riducendo il pianeta a brandelli? Si stanno oscurando, per le alchimie e le speculazioni di mercato, millenni di storia in cui, grandi Paesi, hanno contribuito, con la loro scienza e la loro fede, al progresso sociale e spirituale del genere umano. Gesù piange, per la cecità di chi non ha visto passare accanto a sé il figlio del Padre. Quanto è stato difficile per l’uomo riconoscerlo nella sua carne! Quanto lo è ancora, in questa nostra società, che vive di culti e di apparenze deleteri, inadatti per la costruzione di una certezza, capace di salvare se stessa e contaminare il prossimo per la sua liberazione! L’anno della fede ci aiuti a riflettere e a metterci nella condizione giusta, per promuovere soprattutto nei giovani, la conoscenza di Dio. Atto vitale per sostenerli con fraternità e salvaguardarli dal pericolo della deriva, a cui spinge l’era della presunzione del facile sapere, lontano dalla Parola e della sua verità.
Scrive, tra l’altro, Mons. Costantino Di Bruno: La verità di Dio è data ad uno perché la faccia giungere al mondo intero. Se i ministri della verità di Dio vengono meno, tutto il popolo viene avvolto da una fitta tenebra di falsità e menzogna esistenziale. È una universale condizione di buio etico, morale, perché è buio ontologico, della vera essenza e natura dell’uomo”. L’essere umano perciò può, anzi deve, con la sua sapienza, che viene dalla verità di Dio, riprendersi la guida della storia, per condurla verso porti sicuri. Spero, da credente tra tanti, che Gesù non debba piangere per noi, ancora una volta. Mi auguro, perciò, che le mura della “città interiore”, costruita in ogni uomo, non debbano essere distrutte, per non aver riconosciuto o fatto finta di non vedere, chi lo visita ogni giorno, per donargli la luce. Forse si pensa che ammettere nella propria vita il Signore, significhi privarsi di quanto si è conquistato? Niente di più straordinariamente falso!!! Incontrarlo nella quotidianità, certo, porterà ogni uomo a non utilizzare la sapienza in modo inutile, ma di servirsene, ad esempio, nella sua piccola o grande funzione, per la pace tra i popoli; per l’equità nella sana economia; per la crescita equilibrata nell’uguaglianza e nella giustizia sociale; nella difesa dei sogni e dei progetti dei nostri ragazzi. A noi tutti la scelta, se distruggere Dio, per distruggere l’uomo, o se riconoscerlo, per elevare l’uomo nella sua sapienza utile.
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