Mercoledì 8 maggio 2013, alle 18,00, all’Università Europea di Roma (www.unier.it – via degli Aldobrandeschi 190) si terrà una tavola rotonda di presentazione del libro di Renata Salvarani “Il Santo Sepolcro a Gerusalemme. Riti, testi e racconti tra Costantino e l’età delle crociate”, Libreria Editrice Vaticana. L’ingresso è libero.
Introduce Padre Luca Maria Gallizia, LC, Prorettore dell’Università Europea di Roma.
Intervengono: Don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, il prof. Gaetano Littieri, presidente della Consulta Universitaria per la Storia del Cristianesimo, e Padre Narciso Klimas, direttore dell’Archivio dello Studium Biblicum Franciscanum, Gerusalemme.
Modera il prof. Umberto Roberto, Coordinatore del Corso di Laurea in Filosofia.
Conclude l’autrice, Renata Salvarani, docente di Storia del Cristianesimo e Storia medievale all’Università Europea di Roma.
Nel corso dell’incontro saranno proiettate immagini inedite del Santo Sepolcro e di Gerusalemme.
Il libro di Renata Salvarani è basato sulla ricognizione dei testi liturgici superstiti, su resoconti, cronache e racconti di area latina, greca, siriaca, armena, su vite di santi, testi di pellegrinaggio, descrizioni delle celebrazioni e delle processioni, cronache di crociata. I dati sono confrontati con i risultati delle indagini archeologiche e con l’analisi di planimetrie e ricostruzioni grafiche. Sono considerati anche disegni e mappe di età medievale e moderna, miniature, oggetti liturgici.
Lo studio analizza come i siti tradizionalmente identificati fino ai nostri giorni con il Golgota e con la Tomba di Cristo siano testimoniati dalle fonti scritte. Si evidenzia una continuità strettissima tra il racconto dei Vangeli, le attestazioni della distruzione del luogo voluta dall’imperatore Adriano che vi fece erigere un tempio a Giove e una statua a Venere, e la narrazione degli scavi commissionati da Costantino, che poi fece costruire la rotonda dell’Anastasis e il primo insieme di edifici cristiani. Questi dati trovano riscontro senza contraddizioni nelle ricognizioni e nei sondaggi archeologici condotti finora, che confermano che la zona era esterna alle mura fino al 44 d. C. ed era una grande cava di pietra abbandonata e riutilizzata gradualmente nei secoli precedenti con orti e giardini. Tutto fa propendere per l’autenticità del luogo, suffragata dalla continuità delle devozioni e delle liturgie lì celebrate fin dalle origini.