Nel giorno in cui in Francia è lutto nazionale, rimane fitto il mistero sui reali responsabili dell’attentato contro la redazione della rivista satirica Charlie Hebdo, in cui hanno perso la vita dodici persone.
Nella notte si è consegnato il terzo dei sospettati della strage, il 18enne Hamyd Hourad, che avrebbe fatto da autista ai killer. Il giovane, tuttavia, si proclama innocente e, secondo alcune testimonianze, ieri mattina era a scuola.
Sono intanto ricercati i due principali indiziati, i fratelli Cherif e Said Kouachi (il primo cognato di Hourad), che si sarebbero barricati in un’abitazione a Crépy-en-Valois, a 70 km a Nord-Est di Parigi, dove è in corso un’operazione delle teste di cuoio.
I due fratelli Kouachi – reduci della Siria ed uno di loro, Cherif, già noto alla giustizia francese per attività terroristiche – avrebbero abbandonato la loro auto durante la fuga, non prima di aver assaltato e rapinato una stazione di servizio: il benzinaio vittima della rapina ha riferito di aver scorto all’interno dell’abitacolo alcune armi tra cui mitra e lanciarazzi. Dopo l’abbandono, nel veicolo sono state trovate delle molotov e una bandiera jihadista.
Nel frattempo il Conseil français du culte musulman ha invitato “gli imam di tutte le moschee” del Paese a “condannare con la massima fermezza la violenza e il terrorismo”, durante la preghiera del venerdì, ad osservare il minuto di silenzio per le vittime e a partecipare domenica prossima alla grande manifestazione nazionale contro il terrorismo.
Numerose le condanne dei leader musulmani a livello internazionale. Al Azhar, la più alta istituzione religiosa egiziana, ha parlato di “criminale attacco armato”, ricordando che l’Islam “denuncia qualsiasi violenza”.
Il filosofo Tariq Ramadam, nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani, Hasan al-Banna, ha dichiarato: “La mia condanna è assoluta e la mia rabbia è profonda rispetto a questo orrore”, aggiungendo che la strage nella redazione di Charlie Hebdo non ha affatto “vendicato” il profeta Maometto mentre sono stati i “principi e valori islamici” ad essere stati “traditi e disonorati”.
Da parte sua il segretario della Lega araba Nabil al-Arabi, che ha “condannato fermamente l’attacco terroristico”.
In una dichiarazione comune, co-firmata dal cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, quattro imam francesi, presenti ieri all’Udienza Generale del Papa, hanno fatto appello a promuovere con ogni mezzo “una cultura di pace e di speranza”, capace di vincere la paura e di costruire ponti tra gli uomini.
Gli imam e il porporato, invitando i media ad diffondere un’informazione rispettosa delle religioni, hanno rilanciato il dialogo interreligioso come unica via per superare i pregiudizi.
A margine del suo incontro in Vaticano con papa Francesco, il rettore della Moschea di Villerubanne, ha dichiarato all’edizione francese di ZENIT di continuare, nonostante tutto, a custodire il “sogno” che “il sacerdote nella sua chiesa, il rabbino nella sua sinagoga e l’imam nella sua moschea” siano “in grado di insegnare ai nostri connazionali e ai fedeli” a “rispettare l’amore, i sentimenti, la complessità di quelli che non sono come noi, che non condividono la stessa fede, la stessa spiritualità, ma con cui dobbiamo costruire il nostro futuro, perché viviamo nella stessa Francia e nella stessa Europa”.
In Italia spicca invece la condanna da parte dell’Unione delle Comunità Islamiche Italiane (UCOII), che ha definito gli attentatori dei “demoni criminali perfettamente addestrati e spietati”.
“Non abbiamo nessun bisogno di dissociarci – si legge nel comunicato dell’UCOII – niente come questa prassi assassina è estraneo alla nostra religione e alla nostra etica e pratica civile e tuttavia vogliamo esprimere, oltre alla costernazione, cordoglio e la vicinanza alle famiglie delle vittime, anche la nostra rabbia nei confronti di chiunque abbia pianificato e messo in atto questo sanguinoso atto criminale”.
L’UCOII auspica infine che “i molti milioni di musulmani di Francia e d’Europa non subiscano l’ennesima ingiusta criminalizzazione e che quanto prima venga fatta piena luce sulla drammatica vicenda”. [L.M.]