L’amore “tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta”. Queste le parole di San Paolo nella sua prima lettera ai Corinzi (1 – 13, 7) a proposito della carità, la più grande delle tre virtù teologali. L’amore è il grande comandamento lasciato da Gesù Cristo: “amate i vostri nemici” (Lc 6, 27), “Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso” (Lc 6, 36).
Misericordia è un concetto ricorrente nelle parole di Papa Francesco, che nella recita dell’Angelus di qualche domenica fa, il 15 settembre, ha affermato con chiarezza: “Se nel nostro cuore non c’è la misericordia, la gioia del perdono, non siamo in comunione con Dio, anche se osserviamo tutti i precetti, perché è l’amore che salva, non la sola pratica dei precetti. E’ l’amore per Dio e per il prossimo che dà compimento a tutti i comandamenti. E questo è l’amore di Dio, la sua gioia: perdonare”.
Una delle fonti privilegiate per addentrarsi nel mistero della Misericordia di Dio è il Diario di Santa Maria Faustina Kowalska (1905 – 1938), la suora polacca canonizzata da Giovanni Paolo II il 30 aprile 2000 e di cui il 5 ottobre, giorno della sua morte a Cracovia all’età di 33 anni, ricorre la festa liturgica. Nella Chiesa di Santo Spirito in Sassia, a Roma, verrà celebrata alle ore 17 una messa solenne.
Santa Faustina, annoverata dai teologi fra i grandi mistici della Chiesa, scrisse nel diario le rivelazioni ricevute da Gesù riguardo al culto che, tramite lei, avrebbe dovuto diffondersi al mondo intero. L’essenza di questa devozione consiste in un atteggiamento di piena fiducia nell’infinita bontà di Dio e nel compiere opere di carità verso il prossimo.
Nel culto rientrano la venerazione dell’ora in cui Cristo morì, cioè le tre del pomeriggio, la recita della novena e della Coroncina alla Divina Misericordia, dettate da Gesù a Santa Faustina nel 1935 come preghiera per placare l’ira di Dio. Con la coroncina “otterrai tutto, se quello che chiedi è conforme alla Mia volontà” (Diario, 1731).
Gesù chiese alla suora di realizzare l’immagine in cui due raggi di Acqua e Sangue, che simboleggiano i sacramenti e le grazie dello Spirito Santo, scaturivano dal Suo Cuore trafitto dalla lancia. Anche la data scelta per la celebrazione liturgica fu un’indicazione di Gesù: la prima domenica dopo Pasqua, chiaro riferimento al profondo legame tra il mistero della Redenzione e quello della Divina Misericordia, da cui derivano promesse di grazie e salvezza per tutti coloro che attingono alla Sua sorgente. Nelle parole di Cristo riportate da Santa Faustina: “L’umanità non troverà pace, finché non si rivolgerà con fiducia alla Mia Misericordia. Oh! quanto mi ferisce la diffidenza di un’anima! Tale anima riconosce che sono santo e giusto, e non crede che io sono misericordioso, non ha fiducia nella mia bontà” (Diario, 300). Non sono, forse, parole che ricordano i continui incoraggiamenti di Papa Francesco? “Seguire Gesù significa condividere il suo amore misericordioso per ogni essere umano”, scriveva in un tweet del 12 settembre.