Secondo quanto riportato da L’Osservatore Romano e la Radio Vaticana, il Vescovo di Roma avrebbe commentato le parole di Gesù quando parla di “generazione malvagia”.
Si tratta di un espressione molto forte, e – come è possibile – si è chiesto il Papa – che “ Gesù tanto buono, tanto umile, tanto mite, ma dice questa parola”.
Il Papa ha spiegato che Gesù fa riferimento a coloro il cui atteggiamento religioso sembra perfetto, ma che non si preoccupano della povera gente.
Il Pontefice ha parlato della “sindrome di Giona” che “colpisce quelli che non hanno lo zelo per la conversione della gente, cercano una santità di tintoria, cioè tutta bella, tutta ben fatta ma senza lo zelo che ci porta a predicare il Signore”.
“Davanti a questa generazione, malata della sindrome di Giona, – ha rilevato il Papa – il Signore promette il segno di Giona”.
Secondo il Pontefice, “Giona è stato nella balena tre notti e tre giorni… Il riferimento è a Gesù nel sepolcro, alla sua morte e alla sua risurrezione. E questo è il segno che Gesù promette: contro l’ipocrisia, contro questo atteggiamento di religiosità perfetta, contro questo atteggiamento di un gruppo di farisei”.
Per chiarire ulteriormente il concetto, papa Francesco ha ricordato che secondo quanto scritto da Luca nel Vangelo (Lc 14, 10-14) “il fariseo è talmente sicuro davanti all’altare che dice: ti ringrazio Dio che non sono come tutti questi di Ninive e neppure come quello che è là! E quello che era là era il pubblicano, che diceva soltanto: Signore abbi pietà di me che sono peccatore”.
Il segno che Gesù promette – ha affermato il Papa – “è il suo perdono tramite la sua morte e la sua risurrezione. Il segno che Gesù promette è la sua misericordia, quella che già chiedeva Dio da tempo: misericordia voglio e non sacrifici”.
Ed ha aggiunto “il vero segno di Giona è quello che ci dà la fiducia di essere salvati dal sangue di Cristo. Ci sono tanti cristiani che pensano di essere salvati solo per quello che fanno, per le loro opere. Le opere sono necessarie ma sono una conseguenza, una risposta a quell’amore misericordioso che ci salva”.
Secondo quanto scritto da Alessandro Gisotti su Radio Vaticana, il Papa avrebbe affermato che “La sindrome di Giona ci porta all’ipocrisia, a quella sufficienza che crediamo di raggiungere perché siamo cristiani puliti, perfetti …” Mentre “il segno di Giona” è “la misericordia di Dio in Gesù Cristo morto e risorto per noi, per la nostra salvezza”.
Il Vescovo di Roma ha ricordato anche le parole di san paolo, il quale dice di sé stesso “che è apostolo, non perché ha studiato, ma è apostolo per chiamata. E ai cristiani dice: siete voi chiamati da Gesù Cristo. Il segno di Giona ci chiama”.
“Vogliamo seguire la sindrome di Giona o il segno di Giona?”, ha concluso papa Francesco.