Verso il Sinodo sulla Famiglia 2014

Anche il primo Sinodo del pontificato di Giovanni Paolo II (1980) ebbe il medesimo oggetto

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La volontà di scrutare i primi atti di governo di un nuovo Papa è comprensibile tratto comune dell’interesse che suscita ogni inizio di pontificato. Difficile sottrarsi a questo atteggiamento, sebbene essa debba contemperare, per non correre il pericolo di interpretazioni squilibrate, due esigenze: non v’è dubbio che talune scelte iniziali esprimono sempre un qualche accento programmatico e possono fare intravedere almeno alcuni profili forti di un percorso ancora tutto da scoprire. Nel medesimo tempo la figura complessiva di un pontificato si può apprezzare solamente a posteriori, cosicché è utile argomentare su questi temi sempre con grande cautela per evitare che l’osservatore sostituisca al desiderio di vederne i nuovi tratti distintivi la pretesa di immaginare un pontificato, così come si vorrebbe che fosse.

Cercando di rimanere nello spazio tracciato da queste considerazioni, pare del tutto ragionevole dare una speciale attenzione ad una delle decisioni compiute da Papa Francesco in questi primi mesi che può essere letta come un tratto forte dell’incipiente fisionomia del suo pontificato.

Si tratta della scelta di indire l’Assemblea generale straordinaria del Sinodo dei vescovi, che si svolgerà dal 5 al 19 ottobre del prossimo anno e che avrà come tema «Le sfide pastorali della famiglia nel contesto dell’evangelizzazione».

È interessante ricordare che anche il primo Sinodo del pontificato di Giovanni Paolo II (1980) ebbe il medesimo oggetto. In proposito la documentazione storica mostra che un significativo favore alla scelta della famiglia come tema per il Sinodo dei Vescovi, emerse già nelle consultazioni preparatorie svoltesi negli ultimi tempi del pontificato di Paolo VI. Fu proprio il cardinale K. Wojtyła a presentare questa indicazione al papa in qualità di   Presidente del Consilium del Sinodo nell’udienza del 19 maggio 1978. La proposta venne accolta e poi riconfermata durante  il breve pontificato di Giovanni Paolo I; infine, un mese dopo la sua elezione Giovanni Paolo II fisso definitivamente il tema dell’assemblea sinodale secondo questa formula: De muneribus familiae christianae in mundo hodierno.

In questa indicazione va notata l’intenzione di assegnare ai lavori del Sinodo un particolare profilo. Infatti l’enfasi sui munera della famiglia, precisando il tema più generico proposto dagli organismi preparatori (De familia christiana in mundo hodierno), tradisce l’intenzione di privilegiare un approccio positivo e propositivo, favorendo un migliore raccordo con i sinodi precedenti dedicati alla evangelizzazione e alla catechesi. 

L’intervento del Papa di allora nella formulazione del titolo è significativo e riecheggia nella scelta operata dall’attuale Pontefice che esplicita con vigore il profilo pastorale della sollecitudine della Chiesa nei confronti della famiglia.

Stimola la riflessione in proposito un’espressione, usata da Papa Francesco durante il suo viaggio in Brasile, quando – parlando al CELAM il 28 luglio 2013– ha indicato la via di una «conversione pastorale». Appare un approccio alla pastoralità che non solo l’affranca dall’orizzonte funzionalista di una scontata cura animarum, ma sembra ricollegarsi con il profilo più originale del Vaticano II, ponendo al centro «gli atteggiamenti e una riforma di vita».

Lo stesso Pontefice ha inteso mettere sull’avviso verso quelle tentazioni che possono impedire un percorso di conversione pastorale, indicandole nell’ideologizzazione del messaggio evangelico, nel funzionalismo e nel clericalismo. D’altra parte – sono sempre parole di Papa Francesco – «sulla conversione pastorale vorrei ricordare che “pastorale” non è altra cosa che l’esercizio della  maternità della Chiesa. Essa genera, allatta, fa crescere, corregge, alimenta, conduce per mano …Serve, allora, una Chiesa capace di riscoprire le viscere materne della misericordia. Senza la misericordia c’è poco da fare oggi per inserirsi in un mondo di “feriti”, che hanno bisogno di comprensione, di perdono,  di amore.»  (Ai Vescovi brasiliani, 27 luglio 2013).

Nello spazio aperto tra il polo delle tentazioni e la figura materna della pastoralità sembra collocarsi la possibilità di un rinnovato e fecondo interesse alla famiglia. L’attenzione alla triplice tentazione può  permettere di isolare almeno alcune delle ragioni per le quali il pur imponente patrimonio di insegnamento posseduto oggi dalla Chiesa su matrimonio e famiglia non sempre è stato in grado di sviluppare in maniera fecondo tutte le sue potenzialità. Invece il richiamo alle «viscere materne di misericordia» sollecita ad abbandonare qualunque deriva deprecatoria di fronte alla pur gravi ferite che la vita della famiglia subisce nel nostro tempo, quasi riallacciandosi alle celebri parole di Giovanni XXIII: «ci vengano riferite le voci di alcuni che, sebbene accesi di zelo per la religione, valutano però i fatti senza sufficiente obiettività né prudente giudizio. Nelle attuali condizioni della società umana essi non sono capaci di vedere altro che rovine e guai; vanno dicendo che i nostri tempi, se si confrontano con i secoli passati, risultano del tutto peggiori; e arrivano fino al punto di comportarsi come se non avessero nulla da imparare dalla storia, che è maestra di vita, e come se ai tempi dei precedenti Concili tutto procedesse felicemente quanto alla dottrina cristiana, alla morale, alla giusta libertà della Chiesa. A Noi sembra di dover risolutamente dissentire da codesti profeti di sventura, che annunziano sempre il peggio, quasi incombesse la fine del mondo […] Quanto al tempo presente, la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore; pensa che si debba andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando» (Gaudet Mater Ecclesia, 11 ottobre 1962).

Da ultimo un altro elemento d’interesse è rappresentato dalla scelta di convocare il Sinodo in «Assemblea straordinaria»: come si legge nel Regolamento del Sinodo stesso, ciò significa che si ritiene che «la materia da trattare, pur riguardando il bene della Chiesa universale, esige una rapida definizione» (art. 4). Sembra emergere, pertanto, che la rinnovata attenzione alla famiglia solleciti oggi il magistero ecclesiale ad assumere anche un certo profilo operativo e decisionale.

È del tutto prematuro immaginare le forme e i contenuti delle future deliberazioni sinodali. Di certo non ci si può sottrarre al sentimento di forte attesa e fiduciosa speranza. Uno dei tratti più interessanti dell’eredità del Vaticano II è proprio questo: ogni qual volta la Chiesa si china ad approfondire un frangente della sua vita e del suo agire pastorale, sollecitata talora drammaticamente dal qui ed ora della storia presente, è accompagnata sempre a rigenerare – senza soluzione di continuità – la consapevolezza della propria identità e della sua costitutiva vocazione missionaria.

Don Gilfredo Marengo è docente stabile di Antropologia teologica presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia – Roma.

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Gilfredo Marengo

Don Gilfredo Marengo è docente stabile di Antropologia teologica presso il Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su Matrimonio e Famiglia – Roma.

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