La comunicazione nell'era Bergoglio: come essere vicino ai lontani

Il segreto della popolarità di Papa Francesco raccontato in occasione del convegno di ieri “Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro”

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Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro, questo il titolo di un convegno, svoltosi il 22 maggio a Roma, in occasione della 48a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2014. La “Giornata”, istituita dal Concilio Vaticano II, viene celebrata la Domenica che precede la Pentecoste, che quest’anno coincide con il 1° giugno.

Mentre il Messaggio del Santo Padre sul tema è stato pubblicato, com’è ormai tradizione, in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti (24 gennaio 2014).

Il convegno, organizzato dal Vicariato di Roma, dalla Pontificia Università Lateranense e dalla Comunità di Sant’Egidio presso la sala convegni della Comunità in via della Paglia 14/b, ha ripreso lo stesso titolo del Messaggio emanato quest’anno da Papa Francesco, la cui figura si sta delineando, sempre più, come un grande fenomeno della comunicazione moderna: sia per i fedeli che ne percepiscono d’istinto la carismatica influenza, sia per i comunicatori che cercano di capire i motivi del suo crescente successo.

“Molti si chiedono qual è il segreto della comunicazione di Papa Francesco”, ha detto, nella sua introduzione, don Walter Insero, portavoce della Diocesi di Roma. Una domanda che ha costituito il filo conduttore del convegno. Prima di dare la parola ai relatori, Don Insero li ha presentati al numeroso pubblico che affollava la sala: Andrea Riccardi, fondatore di Sant’Egidio; mons. Giancarlo Maria Bregantini, arcivescovo di Campobasso Boiano; Elisabetta Piquè, giornalista corrispondente de La Nacion.

Don Insero ha ringraziato il prof. Riccardi, spiegando che la scelta di Sant’Egidio come sede del convegno non era stata casuale ma dettata dalla sua natura di “casa dell’incontro”. Il portavoce diocesano ha quindi ceduto la parola a Massimiliano Padula, responsabile Ufficio Stampa della PUL, al quale era demandato il ruolo di moderatore.

“La sfida della comunicazione è un invito al dialogo nella prospettiva del Vangelo”, ha detto Padula, citando un testo del 2002 di Bergoglio e dando poi la parola ad Elisabetta Piquè che, più o meno in quell’epoca, conobbe il futuro Pontefice grazie a un’intervista pubblicata sul quotidiano argentino: “Di fronte al registratore, Bergoglio era umile, quasi timido, ma aveva la dote d’una grande chiarezza: ogni risposta che dava era simile a un titolo”.

La Piquè ha poi spiegato che “Papa Francesco non ha una ‘media strategy’, in lui non c’è nulla di studiato, ma, in un mondo privo di leader autentici, la gente lo ama proprio per questo”.

Il prof. Riccardi ebbe modo di conoscere Bergoglio a Roma, molti anni addietro: “Di lui mi colpì lo stile di conversazione immediato ma, al tempo stesso, misurato. Mi parlò dei problemi della Chiesa con passione ma in modo realistico.

Caratterialmente era un uomo riservato. Ma allora da dove nasce il comunicatore?”, si è chiesto Riccardi, riproponendo la medesima domanda sul “segreto della comunicazione” di Papa Francesco che don Insero aveva posto in apertura.

“Lo spinge la passione di stare con la gente – è stata la conclusione – un itinerario spirituale ed umano come uomo e come Pontefice”.

Riccardi si è poi soffermato sulla dimensione “globale” di Papa Francesco: “Un uomo che ha vissuto a fondo la megalopoli di Buenos Aires, città cosmopolita, crocevia di molte culture. Francesco è un uomo del nostro tempo e forse del tempo futuro, ma è soprattutto un testimone del Vangelo”.

Ha quindi preso la parola l’Arcivescovo Bregantini: “Papa Francesco – ha spiegato – parla con i segni, è il suo modo di comunicare. Predica con i gesti tutto ciò che è vicinanza, prossimità”.

“L’unico rischio – ha aggiunto l’Arcivescovo – è che noi sacerdoti non riusciamo a stare al passo con la sua travolgente iniziativa. Ma dobbiamo fare il possibile per essere all’altezza del nostro compito”.

Il moderatore Padula ha quindi invitato i relatori ad un secondo giro di interventi, raccogliendo altre interessanti riflessioni. In particolare è stata sottolineata, accanto alla vocazione spirituale, la natura di uomo d’azione di Papa Francesco: “A Buenos Aires ha fatto costruire quattro parrocchie nei quartieri poveri. Non è mai andato in vacanza ma organizzava campeggi per i bambini. Quei bambini hanno oggi quarant’anni e molti si ricordano di lui”.

Massimiliano Padula ha poi rivolto al Prof. Riccardi una domanda ‘difficile’: “Quanto Papa Francesco è ‘politico’ nel senso più alto del termine?”. “Il suo approccio non è quello di un politico – ha spiegato il fondatore di Sant’Egidio – ma è comunque un uomo molto concreto. In una stagione in cui il cristianesimo si è spesso scisso fra fuga nello spirituale e dimensione secolarizzata, Francesco è uomo di Dio ma con una passione e una curiosità umana.

In lui non c’è disprezzo per la politica, ma il senso di una diversa missione. E c’è la consapevolezza che, come diceva La Pira, la preghiera è una forza storica. La sua è una Chiesa che cammina in mezzo alla storia, e lui è un Papa che sa come essere vicino ai lontani”.

Padula ha quindi chiesto a Mons. Bregantini una riflessione sulla comunicazione come servizio, e l’Arcivescovo ha sottolineato il carattere di “annuncio positivo, aperto, gioioso che deriva dal carisma di Papa Francesco: la Evangelii Gaudium è intessuta di questo stile”.

L’evento si è concluso con la consegna di una targa premio a S.E. Bregantini da parte delle suore Paoline, una Congregazione di donne consacrate a Dio per l’evangelizzazione con i mezzi della comunicazione sociale. L’Arcivescovo, nel ringraziare, ha voluto citare uno slogan da lui stesso coniato per definire le potenzialità positive ma, al tempo stesso, i rischi di Internet: “Dobbiamo creare una Rete, non una ragnatela”.

Perché – ha spiegato – questo è il grande compito educativo, la grande sfida del presente: fare di Internet uno strumento di prossimità affinché che le persone siano sempre più vicine e si costruisca un mondo più giusto. Allontanando il rischio d’essere avviluppati da un ulteriore mezzo di manipolazione delle culture e delle coscienze.

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Massimo Nardi

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