Olindo, detto Lindo, ogni anno mi invitava nella sua cantina. A questo punto tu penserai che lo facesse per farmi assaggiare il suo vino. Era solo per intrattenermi con lui, almeno per due ore.

Anche a te parranno troppe se ti dico che tutto il tempo mi parlava delle qualità del suo vino, della varietà delle viti, della loro longevità. La maggior parte della dissertazione enologica verteva sulla minuziosa descrizione delle botti, della qualità del legno, della capacità di ciascuna.

Per vari anni e sempre prima della vendemmia lo facevo contento partecipando al suo invito e soprattutto gustando le sue dissertazioni sul vino, che fanno venire l’acquolina in bocca anche all’astemio più severo.

Ma di acquolina non si può vivere. Avrei preferito il momento in cui poter assaggiare il liquore pregiato, piuttosto che sorbirmi due ore di “parole”  pur dotte d’un esperto viticoltore e preparato enologo.

Scrivo queste righe perché quest’anno Lindo si è convertito. Mi ha risparmiato la prevedibile, temuta e interminabile dissertazione, offrendomi una visita breve, succulenta ed essenziale nella quale con amici scelti ci ha fatto finalmente assaggiare, centilinandolo, un bicchiere del suo prezioso nettare.

Non vale frequentare biblioteche, spulciare tomi voluminosi, o frequentare sale di cultura o chiese che abbondano di noiosi discorsi se non per arrivare a  masticare e assaporare il boccone quotidiano del vangelo e gustarne la vita.  

Ciao da p. Andrea

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