“Predicatore itinerante” che indirizzò il suo ministero pastorale “al risveglio della fede tra i Cristiani più abbandonati della sua epoca”, Pietro Vigne “fino alla morte sostenne molte fatiche nel servizio della parola di Dio e nell’amministrazione dei sacramenti”, così è scritto nel decreto sulle sue virtù eroiche letto a Giovanni Paolo II dal cardinal Saraiva Martins, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, lo scorso luglio.
Pietro Vigne, il cui apostolato ebbe come fulcro la devozione al Crocifisso e all’Eucarestia, nacque il 20 agosto 1670 a Privas, in Francia, in una famiglia cattolica. Alla fine dell’adolescenza venne improvvisamente trasformato quando prese coscienza della presenza di Gesù Cristo nell’Eucarestia.
Si orientò quindi definitivamente verso Gesù, “che dona la sua vita sulla Croce per amor nostro e che, attraverso l’Eucarestia, non cessa di donarsi a tutti gli uomini”, come ricorda la biografia diffusa dalla Santa Sede.
Nel 1690 entrò nel Seminario sulpiziano di Viviers. Fu ordinato sacerdote il 18 settembre 1694 a Bourg Saint Andréol, venendo poi inviato come vicario a Saint-Agrève, dove divenne molto benvoluto dai parrocchiani.
Suor Maria Lucia Santori, della Congregazione fondata dal nuovo beato in un’intervista concessa a “Radio Vaticana” nel ricordare l’origine della sua vocazione religiosa ha detto che fu “una folgorazione interiore” come avvenne a Saulo sulla via di Damasco.
Infatti “mentre con fierezza cavalcava sulla via di Ginevra dove si proponeva di studiare teologia presso maestri protestanti” si incontrò con “un sacerdote cattolico, che portava la comunione quale viatico ad un malato, voleva andare oltre, ma la sua cavalcatura si inginocchiò obbligando il giovane a rendere omaggio al Dio nell’Eucaristia”.
Pietro, però, si sentiva chiamato altrove: desiderando diventare missionario tra i poveri, nel 1700 entrò nei Lazzaristi, a Lione. Cominciò quindi a percorrere città e villaggi per evangelizzare il popolo, ma nel 1706 abbandonò di sua spontanea volontà la Congregazione.
Era “sempre più appassionato per la salvezza delle anime, soprattutto della povera gente di campagna”, continua la biografia. Dopo un periodo di ricerca di una più profonda vocazione, divenne “missionario itinerante” applicando il suo metodo personale, “ma sottomettendo il suo ministero all’autorizzazione dei suoi superiori”.
Per più di trent’anni viaggiò per la Francia, trasportando sulla schiena il suo confessionale “per essere sempre pronto ad offrire la misericordia di Dio”.
Nel 1712 arrivò a Boucieu-le-Roi, il cui sito gli permetteva di erigere una Via Crucis. Aiutato dai parrocchiani, costruì 39 stazioni che, attraverso i villaggi e la campagna, insegnavano ai Cristiani a seguire Gesù dall’Ultima Cena a Pasqua e alla Pentecoste.
Pietro si stabilì quindi a Boucieu, dove fondò la Congregazione delle Suore del Santissimo Sacramento. Aprì anche delle scuole e creò un “Seminario di Reggenti”, come venivano chiamate all’epoca le maestre di scuola.
Attratto dalla spiritualità dei sacerdoti del Santissimo Sacramento, vi venne ammesso il 25 gennaio 1724 a Valence.
Autore di vari libri, tra i quali le “Meditazioni sul più Bel Libro, che è Gesù che soffre e muore in Croce”, morì l’8 luglio 1740. Il suo corpo riposa nella piccola chiesa di Boucieu.
Nell’indicare il messaggio sempre attuale lasciato dietro di sé dal neo Beato, Suor Maria Lucia Santori ha ancora affermato alla “Radio Vaticana” che Padre Vigne addita “a tutte le categorie di persone come percorrere umilmente la via della santità”.
“Alle famiglie, ai piccoli, ai giovani ha tracciato un sentiero da percorrere giorno dopo giorno vivendo il Vangelo e, alla scuola di Maria imparare l’arte di amare”.
“Ai sacerdoti indica con la sua passione ardente per Dio e per le anime come svolgere il loro ministero nell’annuncio della Parola, nella celebrazione dei sacramenti, con particolare attenzione alla celebrazione eucaristica e al sacramento della riconciliazione”, ha infine concluso.