La Regione Lombardia contro la "familiafobia"

Nonostante le pressioni, il presidente della Regione Lombardia Maroni ha annunciato che non toglierà il logo di Expo2015 dal convegno sulla famiglia previsto sabato 17 gennaio

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La Regione Lombardia tira dritta, malgrado le polemiche seguite alla scelta di affiancare il logo Expo2015 al convegno “Difendere la famiglia per difendere la comunità”, che si terrà sabato 17 gennaio a Milano e che ieri è stato presentato dagli organizzatori.

“Abbiamo un accordo preciso con la società Expo2015 che regolamenta l’uso del logo da due anni; possiamo cambiare le regole ma non si può accusare la Regione Lombardia di averle violate”, chiosa Roberto Maroni, presidente della Regione Lombardia. È così che l’esponente leghista replica a Vicente Gonzales Loscertales, segretario generale del Bie (Bureau international des Expositions) che riunisce 168 Paesi e sovrintende gli eventi globali come l’Expo di Milano.

Loscertales, intervistato da Repubblica, ha dichiarato che vedere il logo di Expo2015 usato per quel convegno gli fa “l’effetto di un abuso”, in quanto “un’Esposizione universale è una manifestazione basata sul rispetto di tutto e di tutti”, dunque “non è un evento partigiano o politico e non può essere mai discriminatorio”.

Il segretario generale del Bie ha quindi annunciato che chiederà a Maroni “di fare il necessario per evitare questa situazione” eliminando il logo Expo dal convegno. Eventualità che tuttavia il presidente della Regione Lombardia sembra non voler prendere in considerazione. “Questa polemica basata sul nulla, anzi sulla falsità, è chiusa”, ha detto in una conferenza stampa tenuta al termine della riunione di Giunta di stamattina. Maroni ha inoltre aggiunto di aver già comunicato a Loscertales la sua scelta di non piegarsi alle pressioni.

Del resto la linea della Regione Lombardia era stata già preannunciata ieri da Cristina Cappellini, assessore regionale alla Cultura, che aveva mantenuto la rotta nel mare di polemiche denunciando una “demonizzazione messa in atto contro la Regione” e confermando che il logo di Expo2015 resterà al suo posto.

La “demonizzazione” cui fa riferimento la Cappellini è quella proveniente da Arcigay di Milano, opposizione in Consiglio regionale ed esponenti di sinistra della Giunta comunale meneghina. Finanche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, in qualità di socio Expo, ha presentato un ordine del giorno per far rimuovere il logo.

Qualcosa di simile verrà presentato anche martedì prossimo, 13 gennaio, in Consiglio regionale, quando dovrà essere discussa un’interrogazione del M5S per impedire un convegno di associazioni che – si legge nel testo – “propagandano una posizione settaria, ideologica, escludente e riduttiva del concetto di famiglia”. Nello stesso giorno il segretario del Pd lombardo, Alessandro Alfieri, presenterà una mozione contro “l’uso strumentale delle strutture della Regione e del logo Expo”.

Al ventaglio di mozioni, interrogazioni e ordini del giorno, si aggiunge la lettera firmata da un gruppo di senatori del Pd, la quale chiede addirittura che sia il Governo ad intervenire per affibbiare il bavaglio della censura sul convegno. Chi proverà a zittire i relatori del convegno senza delegare l’intervento istituzionale sono coloro i quali si ritroveranno sabato 17 gennaio fuori da Palazzo Lombardia, per un presidio di protesta sotto lo slogan “L’unica malattia è l’omofobia”.

È proprio partendo da questa frase che si risale alla radice della polemica contro questo convegno organizzato da alcune associazioni come Sentinelle in piedi, Manif pour tous, Nonni 2.0, Alleanza cristiana e Obiettivo Chaire. I detrattori sostengono che quest’ultima sigla “vuole curare i gay”. M in un comunicato diffuso nei giorni scorsi, l’associazione – che si occupa di accompagnamento pastorale e non di psicoterapia – precisa che “la tendenza omosessuale non è da considerarsi una malattia” e che “non abbiamo mai affermato questa tesi”. Aggiunge però che “il disagio per una tendenza omosessuale soggettivamente indesiderata esiste”. Alle persone colpite da tale disagio, Obiettivo Chaire non propone alcuna “cura”, bensì offre una riflessione “in un contesto cristiano sul proprio percorso esistenziale”.

Le precisazione di Obiettivo Chaire non sono servite, per il momento, a stemperare il clima rovente di contrapposizione. “Viene talvolta il dubbio – la riflessione di Raffaele Cattaneo (Ndc), presidente del Consiglio regionale della Lombardia – che qualcuno voglia sostituire alla odiosa omofobia una altrettanto odiosa e inaccettabile familiafobia”.

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Federico Cenci

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