“Amo tanto il Natale perché rappresenta la grandiosa rivincita del cuore sulla speculazione del pensiero, su di una mentalità umana calcolatrice e tornacontista!”.
Lo ha scritto don Giuseppe Costantino Zito, Assistente Ecclesiastico Diocesano Unitario dell’Arcidiocesi di Taranto, in un Messaggio all’Azione Cattolica e alla Fuci.
“Ricordo di aver letto una volta – ha sostenuto don Zito – che a salvare il mondo sarebbe stata la tenerezza. Non solo, dunque, la bellezza, come amava pensare Dostoevskij!
A ben considerare, infatti, tenerezza e bellezza, candore e stupore sono i veri colori del Natale sia nell’intensa esperienza umana sia nella ricchezza dei contenuti cristiani!
Proviamo, allora, ad accostarci in silente stupore davanti al presepe, con gli occhi trasognati dalla semplicità dei bambini o dei pastori e scopriremo che la tenerezza – seme d’amore – e la bellezza – accesso al mistero – scaturiscono da esso come un fiume, che inonda di autentica letizia l’intera famiglia umana!
Nel Bambinello del presepe, infatti, tenerezza e bellezza sembrano aver stretto un patto ed essersi date la mano! Sono esse a far salire in noi un pensiero dietro l’altro fino a farci trovare immersi in una folla di voci e di suoni, di sapori e di profumi, di volti e di immagini: è il miracolo del Natale! È la “magia” di un giorno santo, diverso dagli altri!”.
“Meravigliosa questa festa – ha sottolineato l’assistente ecclesiastico – perché è il dono di un Salvatore, capace di seminare nel cuore dell’uomo la speranza imperitura!
Speranza, perché c’è un Dio, che ama perdutamente ciascuno di noi, perché il Cielo viene a visitare i poveri e i diseredati, perché la vita torna a fiorire, perché all’uomo è chiesto di accogliere nella gioia un Bambino che nasce!
Sì! In quel Neonato, ‘avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia’ (Lc 2,12), è racchiusa l’eterna giovinezza e tenerezza del nostro Dio, che è pienezza di vita e splendore di bellezza! In Lui, Verbo eterno, rivestito di carne e di tempo, il Padre ha inaugurato la festa senza fine e ha fatto germogliare i nostri deserti!
Sì! È pur vero che ogni giorno ciascuno di noi sperimenta le precarietà e le contingenze dell’umano, aggravate ultimamente anche dall’attuale crisi; tuttavia, proprio in virtù dell’incarnazione del Figlio Unigenito del Padre, il nostro sguardo viene aiutato a cogliere l’amore provvidente e la prossimità tenera del Signore, che conferiscono senso e valore a tutta la nostra esistenza e ci sostengono nella continua ricerca di percorsi morali virtuosi sempre protesi al bene comune.
La Liturgia del tempo di Natale ci spinge, dunque, alla fiducia e ci incoraggia ad affidarci sapientemente a Colui che può dare compimento pieno alle attese dei nostri cuori”.