«Le tradizioni religiose, pur nella loro diversità, sono sempre desiderio e ricerca di sapienza, di verità e di santità».
La fede è vita. Non è, non può essere morte. La tragedia di Parigi non è dimenticata, così come restano scritti nel cuore con l’inchiostro del dolore gli orrori della Nigeria. Anche per questo papa Francesco, nel corso del suo storico viaggio nello Sri Lanka, ha voluto volgere lo sguardo e la mente ai recenti fatti di cronaca come alle centinaia di migliaia di persone che lo attendevano nel paese asiatico, dove negli ultimi anni uccisioni, torture e prigionie hanno tragicamente stravolto la già modesta vita della povera gente. Le sue parole sono state non solo balsamo per le ferite, ma anche stimolo all’azione, appello alla dignità (che non va mai offesa), invito alla riconciliazione, alla collaborazione, alla solidarietà.
Richiamando il documento conciliare Nostra aetate, il Pontefice ha ricordato che «per vivere in armonia con i loro fratelli e sorelle, gli uomini e le donne non devono dimenticare la propria identità, sia essa etnica o religiosa» perché, anche se il «dialogo farà risaltare quanto siano diverse le nostre credenze, tradizioni e pratiche», questo non farà che incrementare la consapevolezza di «quanto abbiamo in comune».
È innegabile: c’è oggi nel mondo chi porta avanti, più che una lotta contro un nemico immaginario, un progetto di negazione stessa dell’uomo. Il passo in più, la soglia varcata da questa nuova ed odierna guerra sta non solo nell’arruolamento dei fanciulli, ma nel farne oggetto di propaganda. Insomma, un vero e proprio marketing adattato all’eliminazione di parte dell’umanità. Tuttavia, chi pensava di scatenare una guerra di religioni e di civiltà con il terrore della violenza, ha ricevuto in risposta, assieme alle ferme dichiarazioni di difesa della civiltà, un messaggio di pace.
Da Bergoglio sono giunti inviti al rispetto reciproco (nel clima del Concilio) ed una chiamata all’impegno non per rispettare le buone maniere, bensì con la consapevolezza che nell’altro è impressa in modo indelebile l’immagine di Dio, cosa questa che non può che condurre alla «mutua stima, alla cooperazione e anche all’amicizia», dal momento che «la diversità non è una minaccia», ma uno stimolo, una curiosità verso l’altro che porta al dialogo ed al confronto nella verità, senza rinunciare alla propria identità.
Che questa sia la strada giusta lo dimostra quanto accaduto proprio nello Sri Lanka, dove sebbene solo il 7% sia cattolico, la popolazione s’è riversata in massa per le strade per accogliere il vicario di Cristo. E se anche chi non è cristiano è capace di comprendere il messaggio di un Papa che si fa pellegrino per parlare a nome di Uno che, sebbene messo in croce, ha amato e salvato tutti, senza distinzione di razza, cultura e religione, allora vuol dire che, al contrario di quanto postulano i diversi fondamentalismi, il mondo si salverà solo percorrendo le vie del rispetto reciproco, del dialogo e dell’amore. Insomma, col Vangelo.
+ Vincenzo Bertolone