Il suo appello lanciato a fine agosto aveva fatto in qualche modo da apripista all’analoga richiesta giunta circa una settimana dopo da papa Francesco.
Monsignor Cesare Nosiglia, arcivescovo di Torino, è stato infatti il primo presule italiano ad esortare le strutture della propria diocesi (parrocchie, Caritas, Istituti religiosi) ad ospitare cinque profughi ciascuno. Un invito che non è rimasto inascoltato e che sta coinvolgendo anche i laici e le famiglie torinesi.
Come spiegato da Nosiglia a Radio Vaticana, se ognuna delle 60 unità pastorali metterà a disposizione 5 posti, l’intera diocesi di Torino potrà ospitare 300 persone. “Questa sarebbe già una risposta importante a questa emergenza umanitaria”, permettendo, oltretutto, di “distribuire maggiormente sul territorio le persone e non avere concentrazione in grandi strutture”, ha commentato l’arcivescovo.
In questi giorni la diocesi di Torino sta mettendo al vaglio la disponibilità di famiglie, congregazioni religiose, associazioni e movimenti laicali. “Chiaramente le disponibilità che arrivano in qualche situazione riguardano un alloggio, a volte due; molte famiglie mettono a disposizione una camera dicendo di poter accogliere una persona”, ha proseguito monsignor Nosiglia.
Si tratta, ha aggiunto, di un’esperienza “dove la solidarietà può essere fatta di concretezza”, “dove l’incontro può essere arricchente” e “dove la conoscenza diventa un’opportunità di crescita davvero importante per le persone”.
Un progetto ambizioso che “si sta avverando”, ha sottolineato Nosiglia, concludendo che “se si supera in qualche modo la paura, se ci si incontra forse si riscopre che la conoscenza crea un’occasione importante”.