Riportiamo di seguito il testo della lettera di giugno agli studenti di monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio della Pastorale Universitaria della Diocesi di Roma.
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Cari studenti universitari,
il mese di maggio si è concluso con la Solennità della Santissima Trinità.
Questa circostanza mi incoraggia a dedicare quest’ultima lettera dell’anno pastorale e accademico, prima del tempo degli esami e del meritato periodo di vacanza, al mistero di Dio; se esso sia davvero inaccessibile o se ne possiamo comprendere alcuni aspetti della sua realtà.
Tutti noi quando ci alziamo facciamo il segno della Croce: nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Purtroppo non sempre siamo consapevoli di ciò che abbiamo fatto. Un gesto religioso? Certamente sì! Un gesto di devozione? Certamente sì! Un gesto di comunione? Forse!
Ecco la chiave per comprendere il mistero di Dio: la comunione. Essere in comunione con Dio è un’esperienza che ci lascia perplessi perché pone la questione se Dio possa uscire dalla sua solitudine, dal suo silenzio.
Ma Dio ha rotto il suo silenzio!
Tra gli episodi più belli che conservo nel cuore della vita di Gesù è il suo Battesimo al fiume Giordano. Nello scorso anno ho vissuto l’esperienza di celebrare la Santa Messa nei pressi del fiume Giordano in Palestina. Un’esperienza bellissima.
Lì, dove Giovanni Battista battezzava, Gesù si accoda ai penitenti e riceve il battesimo, mentre una voce dal cielo diceva: «Questi è il mio figlio prediletto. Ascoltatelo» (Mt. 4,16-17) e una colomba si posava su di Lui.
In questo evento della vita di Gesù, Dio è uscito dal suo silenzio e si è manifestato nella sua vera realtà: un unico Dio in tre Persone, il Padre che parla, il Figlio, Gesù di Nazaret, e lo Spirito Santo, l’invisibile, simboleggiato dalla colomba.
Quando facciamo il segno della Croce noi ci rendiamo disponibili ad accogliere l’invito del Padre ad ascoltare il Figlio mediante il dono dello Spirito Santo!
Se poi nel compiere il gesto della Croce ci ricordiamo l’episodio del Giordano siamo ancora più coinvolti: lì Dio si è impegnato a stare con noi!
Cari amici,
Gesù è in coda tra i peccatori! Perché Dio si può mettere in coda? Perché è Trinità! Se Dio non fosse Trinità, l’uomo resterebbe solo, chiuso nella sua solitudine, in cammino verso la morte, terrena prima ed eterna poi.
Ecco perché fare il segno della Croce è uscire dalla solitudine, poter guardare la realtà del giorno che inizia con serenità. Paolo, nella seconda lettura proclamata nella solennità della Santissima Trinità, ci ha ricordato che siamo figli e non schiavi. E il figlio non ha paura!
Non cercare la forza della vita in altri dei, umani o divini che siano! Fidati di quel Dio che al fiume Giordano si è messo in coda!
Sì, tante volte bisogna mettersi in coda, perché questo ci permette di capire la realtà e accogliere la presenza di Dio che, mettendosi in coda, vuole farci comprendere il senso della vita. Chi non sa mettersi in coda è fuori dalla storia!
Solo la Santissima Trinità può salvare il mondo!
Affidati a Lei come fece Maria, la donna che non ha mai avuto paura di fronte a tutti gli eventi della storia, perfino di fronte alla tragedia della Croce. Lì, rimase ferma e stabile, perché aveva compreso che il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe se aveva compiuto quei grandi prodigi non poteva essere nella sua solitudine, ma Lui stesso doveva essere Amore e Comunione.
Il Dio chiuso in se stesso non serve all’uomo e alla società contemporanea.
Maria ci ha insegnato il segreto della vita. Non avere paura, perché Dio continua a mettersi in coda con te, come aveva sperimentato al fiume Giordano.
È questa la gioia che ci apprestiamo a vivere nel prossimo Giubileo straordinario della misericordia. Abbiamo davvero bisogno di essere incoraggiati a metterci in coda per donare la gioia di vivere e di costruire un futuro di prosperità per tutti. Al fiume Giordano Dio si è mostrato misericordioso con tutti. A noi il compito di non deluderlo!
In bocca al lupo per gli esami.
Vostro
+ Lorenzo Leuzzi