Volti rigati dalle lacrime a Tacoblan, epicentro del tifone del 2013. Papa Francesco, che ha voluto fortemente essere presente, si è unito al dolore dei superstiti per rinnovarne la speranza. “Tanti di voi si sono chiesti guardando Cristo ‘perché Signore?’. A ciascuno il Signore risponde nel cuore, dal suo cuore. Non ho altre parole da dirvi”, ha detto nell’omelia.
“Guardiamo a Cristo, lui è il Signore, lui ci comprende perché ha sperimentato la croce. E sotto la croce c’era la madre, noi siamo come bimbi che nel momento di dolore di pena che non capiamo niente, solamente ci viene di tirare la mano fermamente e dirle ‘mamma’, come un bimbo quando ha paura”.
“Quanta commozione nei presenti!. La messa è stata disturbata dal vento e dalla pioggia – scrive Fratello Mauro Cecchinato da Manila – determinando la partenza anticipata del Papa, di 4 ore”.
Tra i superstiti presenti anche quelli della comunità di Samar. Il giorno successivo al disastro scattò una colletta tra le missioni guanelliane per offrire loro un aiuto, tramite le missioni dell’Opera, in rete con Caritas e religiose guanelliane. 32mila i dollari raccolti, destinati alla ricostruzione.
“In particolare ai più poveri e ai disabili, che in quella condizioni vivevano una duplice tragedia”, aggiunge. 21mila i dollari destinati alla comunità, 1.400 quelli per la costruzione di una casa a Leyte per le suore dell’adorazione e la somma restante alla ristrutturazione di cappelle e parrocchie.
“Grazie alla generosità di tanti – aggiunge padre Charlton Viray, superiore locale – abbiamo potuto contribuire con 3.400 dollari al rifacimento del tetto della scuola di Leyte delle suore benedettine Tutzing, un grande complesso scolastico per bambini e ragazzi poveri che sono così potuti tornare alla loro attività”.
Piccoli semi di speranza che – come sottolineato nell’omelia del Santo Padre – sono stati segno concreto della vicinanza di “tanti che nella catastrofe sono venuti a trovarci”, e in questo riconosciuti come “fratelli e sorelle”.