“Episcopato” è un servizio, non un onore. Papa Francesco è chiaro nel spiegare il nuovo ministero ai due vescovi ordinati oggi pomeriggio, nella Basilica vaticana: mons. Jean-Marie Speich, nunzio apostolico in Ghana, e mons. Giampiero Gloder, presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica.
L’omelia del Pontefice è stata un alternarsi tra il testo previsto dal Pontificale Romano per il rito dell’Ordinazione episcopale, e alcune integrazioni spontanee – tipicamente “bergogliane” – con cui ha voluto rimarcare l’alta responsabilità ecclesiale del ministero episcopale, le cui radici affondano nel mandato che Gesù fece agli apostoli più di duemila anni fa.
Cristo, ha ricordato il Papa, “mandò i dodici apostoli nel mondo perché pieni della potenza dello Spirito Santo annunziassero il Vangelo a tutti i popoli, riunendoli sotto un unico pastore, li santificassero e li guidassero alla salvezza”. I dodici per perpetuare nei secoli tale ministero, “si aggregarono dei collaboratori trasmettendo loro con l’imposizione delle mani il dono dello Spirito ricevuto da Cristo, che conferiva la pienezza del sacramento dell’ordine”.
L’ininterrotta successione dei vescovi nella Chiesa prolunga dunque l’opera del Salvatore fino ai nostri tempi. Si capisce allora l’importanza di questo ministero che fa presente in mezzo a noi il Figlio di Dio. “È Cristo – si ricorda infatti nel Pontificale Romano – che nel ministero del vescovo continua a predicare il Vangelo di salvezza e a santificare i credenti, mediante i sacramenti della fede […] È Cristo che nella sapienza e prudenza del vescovo guida il popolo di Dio nel pellegrinaggio terreno fino alla felicità eterna”.
Il Santo Padre ha quindi invitato ad accogliere “con gioia e gratitudine” i due fratelli associati oggi al Collegio episcopale. Si è poi rivolto direttamente ai nuovi presuli “Jean Marie e Giampiero, eletti dal Signore”, dicendo: “Riflettete che siete stati scelti fra gli uomini e per gli uomini, siete stati costituiti nelle cose che riguardano Dio”. Ricordando che “al vescovo compete più il servire che il dominare”, ha quindi aggiunto a braccio: “Sempre in servizio, sempre il servizio”.
In particolare, Francesco si è soffermato su un punto dell’omelia rituale: “…e mediante l’orazione e l’offerta del sacrificio per il vostro popolo, attingete dalla pienezza della santità di Cristo la multiforme ricchezza della divina grazia”. “Mediante l’orazione – ha detto a braccio – Ricordate quel primo conflitto nella Chiesa di Gerusalemme, quando i vescovi avevano tanto lavoro per custodire le vedove, gli orfani e hanno deciso di nominare i diaconi. Perché? Per pregare e predicare la Parola”. Quindi uno dei leit motiv del suo pontificato ‘adattato’ per l’occasione: “Un vescovo che non prega è un vescovo a metà cammino. E se non prega il Signore finisce nella mondanità”.
“Amate – ha poi esortato il Pontefice – amate con amore di padre e di fratello tutti coloro che Dio vi affida”. Anzitutto presbiteri e diaconi: “Sono vostri collaboratori, sono i più prossimi dei prossimi, per voi – ha aggiunto – Mai far aspettare un presbitero, un’udienza, subito rispondere. Siate vicini a loro”. Ma il vescovo è chiamato ad amare anche “i poveri, gli indifesi e quanti hanno bisogno di accoglienza e di aiuto”, ha affermato il Pontefice proseguendo l’omelia rituale: “Abbiate viva attenzione a quanti non appartengono all’unico ovile di Cristo, perché essi pure vi sono stati affidati nel Signore”. E a braccio: “Pregate tanto per loro”.
Infine l’esortazione a “vegliare con amore su tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo vi pone a reggere la Chiesa di Dio”. “Vegliate – ha concluso il Papa – nel nome del Padre, del quale rendete presente l’immagine; nel nome di Gesù Cristo, suo Figlio, dal quale siete costituiti maestri, sacerdoti e pastori. Nel nome dello Spirito Santo che dà vita alla Chiesa e con la sua potenza sostiene la nostra debolezza!”.