Cassie Bernall, una ragazza che ha detto sì a Dio

Storia di una studentessa americana passata dal culto della morte alla gioia di una vita sacrificata per amore di Gesù. Fu uccisa a 17 anni, nel massacro della Columbine High School

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In molte parrocchie degli Stati Uniti, durante la festa di Ognissanti, viene esposta un’immagine in più oltre a quelle dei Santi e dei Beati riconosciuti dalla Chiesa cattolica. Si tratta di un volto, poco noto al di qua dell’oceano, di una giovane ragazza. La fisionomia è quella tipica della teen ager americana: bionda, capelli lunghi, occhi grandi ed espressivi e un bel sorriso contagioso. Di sfondo, l’inconfondibile azzurro dell’acqua, forse quella di un lago. Già, l’acqua. Il simbolo con il quale Dio ci purifica, appaga la nostra sete e ci fa rinascere in Cristo.

Del resto la storia di questa ragazza, che si chiamava Cassie Bernall, è proprio quella di chi, seppur giovane, ha già conosciuto il dolore, lo smarrimento e la rinascita. È una storia finita a soli diciassette anni, a causa di un tragico episodio di cronaca che fece il giro delle tv e dei giornali di tutto il mondo con il triste nome di “massacro della Columbine High School”.

Era il 20 aprile 1999, un martedì di primavera apparentemente tranquillo. Nel liceo di Columbine, nel Colorado, come ogni mattina gli studenti stavano seguendo le lezioni. A un tratto però, la loro serenità venne bruscamente interrotta. Per sempre. Due alunni della stessa scuola entrarono armati di fucili e pistole, presero in ostaggio l’intero istituto e iniziarono a sparare all’impazzata. Fu una strage. Dodici studenti e un insegnante vennero uccisi. Poi, dopo l’esecuzione, si tolsero la vita anche i due giovani assassini.

Tra le vittime di questa aberrante carneficina, anche Cassie Bernall. Fu raggiunta dagli assalitori in biblioteca, dove si era recata per completare uno studio sul Macbeth di William Shakspeare. Erano come invasati, questi due ragazzi che chissà per quali abominevoli motivi avevano deciso di trasformarsi in spietati strumenti di morte. Fior di sociologi, negli Stati Uniti e non solo, provarono nei giorni seguenti a interpretare quella follia omicida, a spiegare ciò che appare inspiegabile. In pochi, tuttavia, si soffermarono sugli elementi di lucida, sinistra premeditazione che emersero tra le piaghe di quel massacro.

Alcuni ragazzi che si trovavano in biblioteca con Cassie riuscirono a scampare alla furia omicida. Fuggirono da una porta d’emergenza approfittando di un momento di distrazione degli assalitori, usciti nel corridoio per ricaricare le armi. Cassie rimase invece immobile, forse pietrificata per lo spavento. C’è chi racconta di averla vista sotto un banco, con le mani giunte in preghiera. Un gesto che potrebbe aver attirato le ire dei suoi aguzzini.

Josh, un ragazzo sopravvissuto che si trovava a poche decine di metri da lei, ha descritto così quei momenti: «I ragazzi si avvicinarono a Cassie: non riuscivo a vederla, ma riconobbi la sua voce. Sentivo ogni cosa, ed era come se accadesse proprio accanto a me. Uno di loro chiese a Cassie se credeva in Dio. Lei fece una pausa, come se non sapesse cosa rispondere, e quindi disse di sì. Doveva essere spaventata, ma la sua voce non tremava. Era forte. Quindi le domandarono perché, ma non le diedero neanche la possibilità di rispondere. Le spararono».

Stando a questo racconto, terminò a seguito di una coraggiosa testimonianza di fede l’esistenza di Cassie Bernall. Una vita passata anche attraverso esperienze di trasgressione, come l’autolesionismo e l’abuso di alcolici. Dopo la morte i genitori ritrovarono nella sua camera un promemoria in cui Cassie raccontava quel periodo buio della sua adolescenza. Pagine intrise di inquietudine, con la musica satanica che fa da sfondo a propositi omicidi nei confronti dei suoi familiari.

Furono gli stessi genitori, del resto, due anni prima di quel tragico giorno, ad accorgersi del grave disagio che stava vivendo la figlia. Provarono dunque a cambiarle scuola, iscrivendola in un istituto privato cattolico, dove rimase per circa un anno. È qui che Cassie legò molto presto con una ragazza di nome Jamie. Sciolto l’iniziale riserbo, Cassie cedette alle insistenze della sua nuova amica e cominciò a frequentare il suo stesso gruppo cristiano.

Fu l’inizio per Cassie di una nuova vita. Un percorso di fede vissuto in profondità la fece innamorare di Gesù. Ben presto ripose i suoi propositi omicidi. L’ossessione per la morte, le streghe e i vampiri lasciarono posto alla gratitudine verso Dio. L’amica Jamie racconta che fu particolarmente importante un ritiro spirituale vissuto insieme, durante il quale Cassie si aprì e parlò liberamente, pentita, degli errori commessi in passato.

«Dopo la liturgia, Cassie, io e altri tre amici, uscimmo e ci fermammo a guardare le stelle – racconta Jamie -. Siamo rimasti lì in silenzio per lunghi minuti. È stato un momento unico: sentivamo tutta la nostra miseria e l’immensità del cielo. La grandezza di Dio era per noi qualcosa di reale. Più tardi ho notato che l’espressione di Cassie era cambiata. Restava la timidezza, ma i suoi occhi ora erano pieni di speranza. C’era in lei qualcosa di nuovo».

Gli occhi di Cassie Bernall in questi giorni guardano i frequentatori di alcune parrocchie americane. La luce di speranza che trasmettono squarcia le tenebre della notte di Halloween. È la forza gioiosa di quel sì che lei disse a Dio.

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Federico Cenci

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