Due tipi di spiritualità

Meditazione quotidiana sulla Parola di Dio

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Lettura

Il brano del Vangelo di Luca è inserito in un capitolo nel quale Gesù indica le condizioni per entrare nel regno di Dio: la preghiera insistente (Lc 18,1-8) e umile (Lc 18,9-14), la semplicità dei bambini (Lc 18,15-17), il distacco dai beni terreni (Lc 18,18-27), la fede del cieco che si rivolge a Cristo per riavere la vita (Lc 35-43). La parabola contrappone non solo due persone o due gruppi sociali, ma due mentalità, due comportamenti spirituali, due modi di pregare e di vivere il proprio rapporto, sia nei confronti di Dio che nei confronti del prossimo. Solo chi ha un rapporto improntato all’umiltà sarà giustificato da Dio. 

Meditazione

Nella parabola lucana, Gesù descrive due personaggi. Il fariseo è un esponente del gruppo più impegnato religiosamente, che osserva con maggior dedizione e zelo la Legge, fin nei minimi particolari, ed è un assiduo frequentatore dei luoghi di culto. L’esattore delle tasse, invece, è considerato un traditore della patria, asservito all’oppressore romano. Gesù dimostra come questa opinione comunemente condivisa era superficiale e falsa. Il fariseo, che si ritiene giusto, che si presenta in piena regola con Dio e con gli uomini, verso i quali sembra che non abbia nulla da rimproverarsi, torna a casa sua non giustificato. Il suo errore non è nelle opere buone che compie, ma nell’atteggiamento presuntuoso con cui le fa, nel modo di impostare la sua vita spirituale di fronte a Dio e agli altri, che giudica sbrigativamente come ladri, ingiusti, adulteri (Lc 18,11). La preghiera del fariseo è un rendimento di grazie solo apparente. Il soggetto è il suo “io” e non Dio. Il pubblicano, invece, è consapevole delle sue colpe e sa di non avere meriti nei confronti di Dio e di non poter rivendicare una onorabilità! Non presenta i suoi meriti, ma confessa i suoi peccati; non ringrazia, ma chiede grazia. Si presenta a Dio con un atteggiamento umile non per offrire dei doni, ma per chiedere misericordia, non con le mani colme di regali, ma a mani vuote, che gli servono solo per battersi il petto. Questa parabola ci offre non solo un insegnamento sul modo di pregare, ma va al cuore del messaggio cristiano secondo il quale la nostra salvezza non scaturisce dall’osservanza scrupolosa della Legge, ma dalla fede, che è un dono di Dio e che esige come risposta la nostra conversione e il nostro impegno, come frutto di un amore riconoscente per il perdono di Dio. 

Preghiera

«Tu ci sei necessario, o Signore, o Redentore nostro, per scoprire la miseria morale e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male e la speranza della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono» (Paolo VI). 

Agire

Nella preghiera chiederò perdono a Dio e farò un atto di umiltà, considerando gli altri superiori a me stesso.

Meditazione del giorno a cura di monsignor Michele Pennisi, arcivescovo eletto di Monreale, tratta dal mensile “Messa Meditazione”, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it

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ZENIT Staff

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