In Sala Stampa Vaticana, il 14 maggio, Monsignor Agostino Marchetto, Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, ha spiegato le motivazione della nuova Istruzione vaticana con la quale si intende aggiornare la pastorale migratoria, a trentacinque anni, ormai, dalla pubblicazione del Motu proprio di Papa Paolo VI Pastoralis migratorum cura, e dalla relativa Istruzione della Sacra Congregazione per i Vescovi De pastorali migratorum cura (“Nemo est”).
“La composizione delle migrazioni odierne, impone la necessità di una visione ecumenica di tale fenomeno” ha affermato il Monsignore nonchè , “la dimensione del dialogo interreligioso, a causa del numero sempre più consistente di migranti appartenenti ad altre religioni, in particolare a quella musulmana”.
Marchetto ha illustrato il contenuto del Documento che dopo una rapida rassegna dei fenomeni di globalizzazione, di transizione demografica, delle diseguaglianze tra Nord e Sud del mondo e della proliferazione di conflitti e guerre civili, sottolinea i forti disagi che, generalmente, l’emigrazione causa nelle famiglie e nei singoli individui, in particolare per donne e bambini.
Nell’Istruzione si traccia per l’emigrazione, un preciso quadro di riferimento biblico-teologico, dopodichè si passa alla sollecitudine della Chiesa per il Migrante e il Rifugiato nei documenti ecclesiali: dalla Exsul Familia al Concilio Ecumenico Vaticano II, all’Istruzione De Pastorali migratorum cura, e alla successiva normativa canonica.
Documenti dove viene sottolineata “la centralità della persona, la difesa dei diritti del migrante, la dimensione ecclesiale e missionaria delle migrazioni stesse, il contributo pastorale dei Laici, degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica”.
Ed ancora “il valore delle culture nell’opera di evangelizzazione, la tutela e la valorizzazione delle minoranze, anche all’interno della Chiesa locale, l’importanza del dialogo intra ed extra ecclesiale, e infine lo specifico contributo che l’emigrazione potrebbe offrire alla pace universale”.
L’Istruzione precisa la configurazione, pastorale e giuridica, degli Operatori pastorali – in particolare dei Cappellani/Missionari e del loro Delegato (Coordinatore) nazionale, dei Presbiteri diocesani/eparchiali, dei Religiosi e delle Religiose, dei Laici, delle Associazioni e dei Movimenti laicali – il cui impegno apostolico è visto e considerato nella visione di una pastorale di comunione.
L’inserimento ecclesiale dei migranti nella pastorale ordinaria ribadisce l’impegno della Chiesa “all’incontro fraterno e pacifico, casa di tutti, scuola di comunione accolta e partecipata, di riconciliazione chiesta e donata, di mutua e fraterna accoglienza e solidarietà, nonché di autentica promozione umana e cristiana”.
Marchetto ha concluso rilevando come il fenomeno della migrazione sia cambiato nel tempo, ma che nonostante ciò “la Chiesa è sempre lì, accanto ai vecchi e ai nuovi migranti. Il documento “Erga migrantes caritas Christi” vuole indicare ancora una volta a tutti i cristiani l’esempio del Buon Samaritano che duemila anni fa ha soccorso l’uomo e lo ha salvato dando egli stesso la sua vita”.