ROMA, domenica, 30 maggio 2004 (ZENIT.org).- Martedì 1° giugno si svolgerà presso la Sala Igea della Enciclopedia Treccani a Roma la V edizione della giornata di riflessione sul tema “Cattolicesimo e letteratura del ‘900”. Il tema, o meglio, il “confine”, di quest’anno sarà la letteratura nei paesi di lingua spagnola.

Proprio per questo motivo il Cardinal Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, promotore sin dal 2000 di questa iniziativa, ha stretto una partnership con Javier Ruiz Sierra, direttore dell’Istituto Cervantes di Roma.

Per meglio conoscere il senso e la portata dell’iniziativa, ZENIT ha intervistato Andrea Monda, giornalista e docente di religione, che, come negli anni precedenti, ha curato la realizzazione di questa giornata di riflessione.

Qual'è il senso di questa iniziativa culturale?

Andrea Monda: Bisogna distinguere: da una parte c’è un aspetto comune che tiene unite tutte le singole giornate che, annualmente, dalla prima del 1 febbraio 2000 fino a questa del 1 giugno 2004, cercano di mettere a fuoco il problema del rapporto tra letteratura e cattolicesimo nel ‘900, il cosiddetto secolo della “morte di Dio”. Dall’altra c’è la particolare giornata che stiamo per svolgere, quella cioè relativa alla letteratura di lingua spagnola.

Per quanto riguarda il primo aspetto, cioè quello relativo allo “sfondo” su cui tutte queste giornate si muovono, il punto di partenza è che il rapporto con Dio e con la fede cristiana è senza dubbio la radice profonda dell’opera di alcuni fondamentali protagonisti della letteratura del novecento. Cioè si vuole mettere al centro il fatto che tra arte e fede c’è un legame strettissimo e che sotto questo aspetto, la presenza del cattolicesimo ha sempre significato molto, anche nel XX secolo.

Contro ogni facile pregiudizio per cui il cattolicesimo non avrebbe contatti con il mondo culturale e artistico si vuole invece ribadire che la Bibbia è il Grande Codice (per citare il critico letterario Northrop Frye) della cultura e della letteratura occidentale, che la figura di Cristo e della Chiesa, spesso in modo controverso e tormentato, ma sono sempre presenti, in modo spesso anche nascosto e misterioso, in molte grandi opere degli scrittori del ‘900.

Nei vostri incontri voi seguite una “geografia della salvezza”, ci spiega che cosa intendete dire?

Andrea Monda: Dopo le prime due edizioni, in qualche modo più “generali”, dalla terza abbiamo voluto seguire un criterio anche geografico, quasi a voler citare Paolo VI che parlava di una storia ma anche di una “geografia della salvezza”.

Ogni comunità etnica del mondo, che trova nella lingua e nella letteratura una precisa forma espressiva del proprio genio, ha un suo modo singolare di manifestare la propria fede, di “dire Dio”. E allora siamo partiti prima dalla Francia, poi nella scorsa edizione si è riflettuto in particolare sul rapporto tra Europa occidentale e paesi dell'Europa centro-orientale (tra l’altro nella giornata del 1 giugno verranno presentati gli atti della quarta edizione, pubblicati dalla rivista Nuovo Areopago).

Per l'edizione di quest'anno all’inizio si era indecisi tra la letteratura anglo-americana e quella ispanica e ispano-americana. Poi, anche in seguito alla tragedia di Madrid dell’11 marzo abbiamo subito scelto la Spagna, anche come segno di solidarietà. Quindi la prospettiva è quella di esaminare di nuovo l'altro versante dell'Europa, in particolare la Spagna, e tutti quei paesi che, in stretto rapporto culturale e linguistico con essa, hanno sviluppato una loro singolare letteratura, in cui il dialogo con il cattolicesimo ha una notevole importanza e risulta determinante per la sua piena comprensione.

Quali autori siete andati a esplorare?

Andrea Monda: Punto di partenza è stata la figura, centrale, di Miguel De Unamuno. Al professore Armando Savignano, grande esperto dello scrittore spagnolo, è infatti affidata una delle relazioni iniziali. Ma è interessante osservare come il mondo letterario costituisca poi spesso delle reti di continue interrelazioni tra i diversi autori, così per esempio, Savignano può tranquillamente affermare nella sua pregevole relazione che “come ha sottolineato María Zambrano, la religione di Unamuno è essenzialmente poetica, perché basata sull’esperienza della parola creatrice”.

A parte il concetto, profondo e affascinante, mi sembra interessante questo rinvio ad una figura come quella della Zambrano, piuttosto filosofica che letteraria. Ma è proprio il continuo interesse della Zambrano sulla letteratura che ci ha “autorizzato” ad inserire un intervento su questa autrice, quello della studiosa Maria Teresa Russo dedicato al tema della “Nostalgia. speranza dell’anima esiliata”.

Poi avremo anche altri “classici”, della poesia e narrativa spagnola e sudamericana, come Borges, di cui parlerà Cesare Cavalleri, direttore della rivista “Studi Cattolici”, Gabriel Garcia Marquez, affidato alle cure di Guillermo Leon Escobar (ambasciatore colombiano presso la S.Sede), ma anche un autore forse imprevedibile come Garcia Lorca: del suo aspetto religioso ne parlerà il giovane poeta spagnolo Juan Vicente Piqueras.

La sua presenza, insieme a quella di Davide Rondoni e di Enrique de Rivas conferma una “linea” che abbiamo sempre seguito sin dalla prima edizione, il fatto cioè che i relatori non sono solo critici letterari e professori, ma anche letterati e scrittori, per offrire un approccio “interno”, in modo da cogliere la letteratura così come si incarna nelle esperienze degli uomini.