P. François-Marie Léthel ocd, (Video "Speranza") - Foto (Screenshot) © Comunità dei Carmelitani del Teresianum

Vera Grita (1923-1969)

Una Mistica dell’Eucaristia nella grande crisi del 1968

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Vera Grita (1923-1969) è un’umile laica consacrata, la cui causa di beatificazione è stata recentemente aperta a Savona. Salesiana Cooperatrice, era maestra di scuola elementare nell’insegnamento pubblico. I suoi scritti spirituali sono stati recentemente pubblicati dalla famiglia Salesiana in due volumi (Ed Elledici, Torino, 2017 e 2018). Il primo volume intitolato Portami con te! contiene il testo completo dei suoi 13 libretti scritti tra settembre 1967 e novembre 1969. Il secondo volume intitolato Vera Grita, una mistica dell’Eucaristia è l’Epistolario di Vera e dei Sacerdoti Salesiani don G. Bocchi, don G. Borra e don G. Zucconi durante lo stesso periodo. Attraverso tutti questi testi, possiamo entrare nell’anima di Vera, nel suo ascolto della Voce di Gesù e nel suo dialogo con questi sacerdoti. Si scopre allora che questa “maestrina di Savona”, è realmente maestra di una grande spiritualità eucaristica e mariana, sacerdotale e missionaria per la Chiesa di oggi e di domani.

 

1/ Interpretazione “eucaristica” della spiritualità di Vera, nel suo contesto storico e alla luce dei santi precedenti e successivi

 

Prenderò come chiave interpretativa l’Eucaristia in quanto riunisce il passato, il presente e il futuro nella vita della Chiesa Pellegrinante. San Tommaso ne parla nella Somma Teologica (III q 73 art 4) e nella sua antifona scritta per l’Ufficio del Corpus Domini: O Sacrum Convivium in quo Christus sumitur, recolitur memoria Passionis eius, mens impletur gratia et futurae gloriae pignus datur (“Mistero della Cena nella quale Cristo si dà come cibo, si fa memoria della sua Passione, l’anima è ricolma di grazia e ci è donato il pegno della futura gloria”).

Con questa chiave, conviene considerare l’esperienza e la testimonianza di Vera nel suo contesto ecclesiale degli anni 1967-1969, e poi interpretarla alla luce del passato e del futuro, inserendola nel cammino eucaristico della Chiesa rappresentato dai santi e dalle sante vissuti prima di lei e dopo di lei.

Anzitutto è importante ricordare il contesto ecclesiale dell’esperienza mistica di Vera nei due ultimi anni della sua vita che sono anche i più caratteristici della grande crisi della Chiesa del dopo Concilio. E’ una profonda crisi di fede, e per questo motivo il santo Papa Paolo VI ha voluto indire un anno della fede che si conclude il 30 giugno 1968 con il suo grande Credo del Popolo di Dio, nel quale viene riaffermata tutta la fede cattolica, soprattutto le verità più negate riguardo all’Eucaristia, alla Madonna e alla Chiesa (specialmente il primato del Papa e il sacerdozio ministeriale).

Nel maggio del 1968 è esplosa la contestazione anche all’interno della Chiesa contro il Papa e il suo Magistero. Seguirà poi la contestazione dell’Enciclica Humanae Vitae. La “rivoluzione sessuale” è stata forse la più distruttiva per le famiglie, per i giovani, e anche per i sacerdoti e consacrati, con le terribili ferite che rimangono aperte oggi e che appaiono in tanti scandali. Quando si perde l’amore di Gesù Eucaristia, della Madonna e del Papa (i “tre Amori bianchi” di Don Bosco), è tutta l’esistenza cattolica che si dissolve. Così in questi anni moltissimi sacerdoti, religiosi e religiose hanno perso la loro vocazione.

Vera vive intensamente questa Passione della Chiesa in una comunione profondissima con san Paolo VI che è il principale destinatario dei suoi scritti. La sua è una testimonianza di fede, speranza e amore in mezzo a grandi sofferenze fisiche e spirituali, con una forte parola d’incoraggiamento e di consolazione, e con la nuova proposta spirituale dei Tabernacoli Viventi.

Per capire bene una tale proposta, bisogna considerarla alla luce dei santi precedenti e successivi, cioè considerare Vera in questo “girotondo dei santi” dipinto dal beato fra’ Angelico dove i santi e gli angeli si danno la mano e ci danno la mano nel nostro cammino di santità.

Infatti Vera appare come una delle grandi mistiche dell’Eucaristia, di queste sante “donne eucaristiche” che insieme a Maria hanno aiutato tutta la Chiesa a crescere nell’amore di questo meraviglioso e inesauribile Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo. E’ lo stesso “profetismo femminile” di santa Giuliana di Cornillon che aveva spinto il vescovo di Liegi ad istituire per la prima volta la festa del Corpus Domini nel XIII° secolo. Più tardi, dopo la morte di Giuliana, Urbano IV ne farà una solennità per la Chiesa Universale, chiedendo a san Tommaso d’Aquino di scriverne l’ufficio liturgico. Lo stesso Papa aveva conosciuto personalmente la santa quando era arcidiacono di Liegi (cf la catechesi di Benedetto XVI su santa Giuliana, il 17 novembre 2010). Bisogna sottolineare il fatto che l’umile donna aveva preceduto tutti questi grandi uomini!

Nel XIV° secolo Santa Caterina da Siena riporterà la Chiesa, allora tanto ferita dal peccato degli ecclesiastici, al suo centro vivo di santità che è il Corpo e il Sangue di Cristo, vivendo anche la comunione quotidiana con sette secoli di anticipo.

Alla fine del XIX° secolo, Santa Teresa di Lisieux vivrà in un nuova profondità la “mistica del Sacramento”, superiore a tutti i fenomeni mistici, felicemente assenti nella sua esperienza (cf Deus Caritas est, n. 13-14). Per lei, è il Sacramento dell’Amore Misericordioso di Gesù che non vuole rimanere nel freddo tabernacolo di pietra, ma che desidera venire ogni giorno nel tabernacolo vivente del nostro cuore. Il suo desiderio della comunione quotidiana, non realizzato durante la sua vita, sarà definitivamente confermato da san Pio X nel 1905. Invece, santa Gemma Galgani, morta nel 1903, poteva fare la comunione ogni giorno e questa comunione quotidiana era il centro di gravità di tutta la sua vita mistica.

Dopo la “piccola Teresa” e la “povera Gemma”, l’umile Vera è come l’ultima e più recente sorella di tutte queste sante, nella stessa grande dinamica della spiritualità eucaristica della Chiesa che è una dinamica di vicinanza, di fiducia e di amore. La richiesta di Vera a Paolo VI per i Tabernacoli Viventi era come una spinta per un nuovo passo sullo stesso cammino, nella stessa direzione, non fattibile sul momento, ma progressivamente nel futuro.

Infatti, pochi anni dopo la morte di Vera, un santo Pastore della Chiesa, il venerabile cardinale vietnamita François-Xavier Nguyen Van Thuân darà una verifica eclatante di tutta la spiritualità dei Tabernacoli Viventi. Nominato vescovo da Paolo VI nel 1967, Mons. Van Thuân è stato arrestato il 15 agosto 1975 ed è rimasto 13 anni nei carceri comunisti fino alla sua liberazione il 21 novembre 1988. San Giovanni Paolo II l’ha invitato a predicare gli esercizi spirituali per la Curia Romana nel 2000 sul tema della speranza e poi l’ha creato cardinale. E’ morto a Roma nel 2002. Papa Francesco ha riconosciuto le sue virtù eroiche nel 2017.

Discepolo di Teresa di Lisieux e di Luigi Maria di Montfort, Mons. Van Thuân era anche amico di Chiara Lubich, ma evidentemente non poteva conoscere la spiritualità eucaristica di Vera, eppure la conferma pienamente e in qualche modo la reinventa con tutta la sua autorità di vescovo e adesso di venerabile!

Infatti, nei suoi testi scritti in carcere e dopo la sua liberazione e nelle testimonianze riunite nella Positio per la sua beatificazione, colpisce  il suo modo di vivere l’eucaristia quotidiana in tutte le sue dimensioni di celebrazione, comunione, adorazione ed evangelizzazione, e questo nelle condizioni estreme di povertà e di piccolezza evangelica, nella kenosi dell’Incarnazione e della Croce.

Durante i 9 anni d’isolamento,  egli celebrava la Messa ogni giorno con tre gocce di vino nel palmo di una mano e un frammento di ostia nell’altra. Non avendo una cappella con il tabernacolo, egli portava continuamente l’ostia consacrata nella tasca della sua camicia per poter vivere sempre l’adorazione eucaristica, dicendo a Gesù: “Ti porto con me giorno e notte”!  Per un altro sacerdote prigioniero, aveva fabbricato un anello che era un “mini-tabernacolo”, affinché portasse sempre con sé Gesù Eucaristia. Agli altri prigionieri cattolici, non solo dava la comunione, ma lasciava la presenza del Santissimo Sacramento in pacchi di sigarette. Con Gesù Eucaristia sempre presente su di lui, poteva vivere fino in fondo l’Amore dei nemici, specialmente verso le sue guardie, questi duri poliziotti comunisti che spesso diventavano i suoi amici!

E’ tuttavia impressionante il fatto che questo santo Pastore della Chiesa è stato preceduto da una umile laica che aveva profetizzato tutto ciò che lui avrebbe vissuto nel futuro!

 

2/ I Libretti di Vera: Forma letteraria e contenuti dottrinali

 

Per obbedienza al Padre Spirituale, Don Gabriello Zucconi, Vera scrive questi 13 preziosi Libretti interamente pubblicati nel volume Portami con te! Dobbiamo considerare la forma letteraria di questi scritti di Vera, e poi i loro principali contenuti dottrinali.

 

– Ascolto e traduzione della Voce interiore di Gesù

 

Dal primo testo scritto il 19 settembre 1967 fino all’ultimo scritto il 9 novembre 1969, è un contino ascolto della Voce di Gesù che parla in prima persona. E’ una modalità classica dell’esperienza mistica che ha il suo fondamento nella Sacra Scrittura, quando Dio parla per mezzo dei Profeti nell’Antico Testamento, e per mezzo del suo Figlio Gesù nei Vangeli e in tutto il Nuovo Testamento (cf Ebr 1, 1-3).

Nell’esperienza mistica dei santi, ci sono tanti esempi di una tale forma,  come le Rivelazioni di santa Brigida di Svezia, il Dialogo di santa Caterina da Siena, le Voci di santa Giovanna d’Arco. E’ una modalità dell’esperienza mistica e anche un genere letterario. Per questo, preferisco sempre dire “Vera ascolta” e “Vera scrive”, piuttosto che “Gesù dice”! In tutti questi testi infatti, Vera ascolta la voce interiore di Gesù, alcune volte anche della Madonna, e invece lei stessa parla poco.

E’ più un ascolto che un dialogo. E questo è molto bello. L’esperienza mistica di Vera è un puro e continuo ascolto della voce di Gesù che dice sempre tutto il suo Amore per la Chiesa, per i Sacerdoti, per i fedeli, per i peccatori, per tutti gli uomini. Il clima spirituale ricorda il “secondo Isaia”, cioè i capitoli 40 a 55 del libro d’Isaia, che è il libro della Consolazione d’Israele nel momento più drammatico dell’Esilio. I quaderni di Vera sono come un libro della Consolazione della Chiesa in un momento di grande prova, e specialmente per i sacerdoti più provati e tentati.

Per questo tipo di espressione dell’esperienza mistica, si parla abitualmente di “rivelazioni private” o di “locuzioni”, ma preferisco parlare di “ascolto”, e preferisco indicare i testi di Vera con la semplice parola Scritti, piuttosto che Messaggi.

             Esaminando poi i contenuti, vedremo che sono veramente le parole di amore e di consolazione che Gesù Salvatore dice continuamente alla sua Chiesa, come risonanza e commento del suo Vangelo, ma è importante non assolutizzare questa modalità. Così, Teresa di Lisieux afferma che “non ha mai sentito Gesù parlare” (Ms A, 83v). Infatti la sua altissima esperienza mistica è tutta in pura fede, speranza e amore, senza nessun fenomeno mistico: né locuzioni, né visioni. Ma ascolta continuamente la Voce di Gesù nel Vangelo vissuto e “respirato” nella preghiera! Gesù parla a Teresa con una modalità diversa, e non meno che a Vera, ed è la stessa voce di Amore e di Misericordia! Dunque è importante non prendere troppo alla lettera alcune espressioni di Vera, come quella del “dettato” da parte di Gesù.  E’ il linguaggio tipico di una maestra!

Benedetto XVI, il Papa teologo, ha spiegato molto bene tutto questo a proposito dei veggenti di Fatima. Il vero impulso soprannaturale che viene da Gesù e dalla Madonna è ricevuto ed espresso da una persona determinata dalla sua cultura e dalla sua sensibilità. E qui si deve notare che Vera è tipicamente una mistica italiana che si esprime con un’abbondanza di parole, come santa Caterina da Siena. Invece, Giovanna d’Arco e Teresa di Lisieux sono delle mistiche francesi molto più sintetiche, con poche parole. Tutte ascoltano la stessa Voce di Gesù, che si adatta a ciascuna!

Questo “fiume di parole” è acqua pura e limpida! Il linguaggio mistico di Vera è semplice, chiaro e anche molto bello. Colpisce particolarmente l’uso di molti verbi, per esempio nel grande messaggio a Paolo VI del 11 giugno 1968. Attraverso i Tabernacoli Viventi, Gesù desidera “raggiungere tutte le anime, avvicinarle, toccarle, nell’intimo del loro cuore con il suo amore” (Portami con te, p. 220). E Maria viene presentata come la “maestra” che “insegnerà nell’intimo come amare, adorare, portare e dare Gesù” (p. 220).  Come Teresa di Lisieux, Vera è una donna molto intelligente, con una grande capacità di scrivere in modo semplice e chiaro, con immagini e simboli. La grande intelligenza di Vera traduce in modo meraviglioso la Voce interiore di Gesù!

 

– I principali contenuti dottrinali

 

I contenuti dottrinali di questi Scritti sono molto importanti, di una grande ricchezza teologica e spirituale, fondati sul dogma eucaristico in tutte le sue dimensioni di sacrificio, comunione, adorazione, in una dinamica profondamente missionaria.

Sono sintetizzati in modo meraviglioso nel lungo Scritto del 11 giugno 1968 indirizzato a Paolo VI, proprio negli ultimi giorni dell’Anno della Fede, che è anche diventato l’anno della grande crisi della fede e della morale cattolica con l’esplosione della contestazione nel maggio dello stesso anno 68! Questo testo profetico di Vera precede di tre settimane il più grande testo dottrinale di Paolo VI, il suo “Credo del Popolo di Dio”, che sarà proclamato solennemente da lui nell’omelia del 30 giugno per concludere l’anno della fede.

In questo grande testo di Vera, come in molti altri, viene citata più volte la parola di Gesù: “Io sono la Via, la Verità e la Vita” (Gv 14, 6). Ne troviamo un commento splendido nella prima parte del testo:

 

Vengo a portare una “via” nuova d’Amore sulla terra, per gli uomini che mi aspettano e mi amano: via fondata sulla Verità, che è la mia Realtà divina e umana nella Presenza Eucaristica; via che porterà la vita di Grazia a tante anime da Me lontane. La mia Via sta nella Verità e dona la mia Vita. Questa Via sono io: Gesù Eucarestia  (p. 219).

 

Qui, Vera traduce in modo geniale la Voce di Gesù, la sua parola evangelica!

Anche se Teresa di Lisieux non è esplicitamente citata, i grandi contenuti sono gli stessi, con la stessa comprensione profonda dell’Amore Misericordioso di Gesù Unico Creatore e Salvatore di tutti gli uomini. Secondo le parole di Teresa, sono “gli abissi di amore e di Misericordia del Cuore di Gesù”. Con le sue brevi parole, la giovane francese affermava che era venuta al Carmelo “per salvare le anime pregare per i sacerdoti“.  Nei testi di Vera come in quelli di Teresa, si vede la stessa passione per la salvezza di tutte le anime, la stessa fiducia illimitata nella Misericordia Infinita di Gesù per la salvezza dei più lontani, dei più peccatori, lo stesso desiderio di raggiungerli attraverso la preghiera nella stessa irradiazione dell’Eucaristia, Teresa nella clausura, Vera in mezzo al mondo.

Nei loro testi, troviamo la stessa splendida spiritualità sacerdotale, centrata sull’amore di Gesù nell’Eucaristia con la stessa dinamica missionaria, per evangelizzare “per attrazione”! Per i sacerdoti, è la stessa parola di consolazione e di incoraggiamento e mai di condanna. I “sacerdoti caduti” sono sempre amati da Gesù, sia il P. Loyson al tempo di Teresa, sia tutti i sacerdoti che hanno abbandonato il ministero nella grande crisi post-conciliare al tempo di Vera e di Paolo VI.

Nei testi di Vera, c’è anche una forte chiamata alla fraternità sacerdotale, all’unione dei sacerdoti nella carità, tra “conservatori” e “moderni”, e anche una profonda comprensione del rapporto tra il sacerdozio ministeriale e il sacerdozio battesimale. In questa prospettiva la spiritualità dei Tabernacoli Viventi è un felice superamento di ogni forma di clericalismo. I Sacerdoti sono i Ministri dell’Eucaristia, cioè servitori che hanno la missione unica di dare Gesù Eucaristia ai fedeli, ma non devono essere proprietari e padroni. Dopo la morte di Vera, Paolo VI istituirà i Ministri Straordinari dell’Eucaristia, che darà ai fedeli preparati la missione di portare Gesù Eucaristia agli anziani e ai malati.

Tra i contenuti dottrinali degli Scritti di Vera, un punto importante riguarda la permanenza della presenza eucaristica nei fedeli dopo la comunione, contrariamente ad un’opinione molto diffusa nella Chiesa (e condivisa anche da alcuni santi) secondo la quale la presenza di Gesù Eucaristia sarebbe solo di pochi istanti dopo la comunione,  scomparendo quando le specie del pane si sono dissolte nel corpo. Questa idea (sbagliata) di una presenza fuggitiva è in contradizione con le parole di Gesù nel Vangelo: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane (o “dimora”: menei nel testo greco) in me e io in lui” (Gv 6, 56).

Già santa Teresa di Lisieux si opponeva a questa concezione quando diceva a Gesù: “Ah, non posso ricevere la Santa Comunione tanto spesso come desidero! Ma, Signore, non sei tu Onnipotente?… Resta in me, come nel tabernacolo: non allontanarti mai dalla tua piccola ostia!” (Atto d’offerta all’Amore Misericordioso). Non chiedeva certo un miracolo di permanenza delle specie eucaristiche nel suo corpo (come l’hanno immaginato alcune sorelle), ma esprimeva nel più profondo questa verità della permanenza della presenza eucaristica nel fedele dopo la comunione.

La stessa verità è stata espressa in modo splendido da Vera, che non fa riferimento ad un grazia straordinaria data ad alcuni santi (per esempio sant’Antonio Maria Claret), ma ad un effetto normale della comunione, che permette ad ogni fedele di essere già in un vero Tabernacolo Vivente. Così, ascoltando sempre la voce interiore di Gesù, scrive il 22 dicembre 1967:  

 

Ricordatevi di Me, della mia Presenza Eucari­stica nella vostra anima. Siate i miei Tabernacoli viventi, e fa­temi andare incontro alle anime dei vostri fratelli. Tenetemi in voi Presente in tutta la mia realtà divina e umana; quindi par­latemi, fatemi partecipe di voi, delle vostre cose; conversate con me, sì, con me, con Gesù. (…)  Io scendo per dialogare con l’anima che mi fa posto. Quest’anima avrà sempre Me, e ogni giorno rinnoverò in essa la mia Presen­za Eucaristica, l’accrescerò attraverso la Santa Comunione. Se l’anima è partecipe di Me, di tutto Me stesso, anch’io anelo par­tecipare di essa perché non ci siano due esseri separati, Creatore e creatura, o uniti per pochi istanti, ma un solo Essere, una sola Anima (p. 140).

 

            Questa unione permanente con Gesù Eucaristia è vissuta con Maria e in Maria chiamata “Tabernacolo d’oro” da san Giovanni Bosco e “Tabernacolo Vivente” da san Luigi Maria Grignion de Montfort. Negli Scritti di Vera, c’è un profondo riferimento a questi due santi, per mettere in luce la componente mariana di questa spiritualità eucaristica, con la tipica espressione monfortana della schiavitù d’amore.. Possiamo citare a questo proposito il bellissimo Scritto del 18 aprile 1969:

 

Io sono Gesù Eucaristia. Parlo da un Tabernacolo nuovo e misero. Vorrei che questo divenisse parte di Me, donandosi totalmente a mia Madre. Ella è il Tabernacolo d’oro capace di “portare Me”. Porta la tua anima, porta il tuo cuore, porta questo tabernacolo a Maria. Ella ti riceverà nel mio amore, nell’amore del Figlio suo, Gesù. Ella, Madre tua e mia, rimedierà, supplirà, purificherà e con il suo amore puro preparerà il mio Nido eucaristico. In Lei verrai a Me, in Lei porterai Me ed io, Gesù, mi lascerò cullare dalla più dolce delle madri: la mia Madre, Maria sempre Vergine. Più vivrà Maria santissima nel Tabernacolo Vivente, più sarò amato lodato e glorificato.  Se mi ami, Vera di Gesù, diventa la schiava d’amore della Madre mia. Ella potrà e saprà esserti madre, maestra e regina della tua anima, della tua vita terrena. Fa’ che l’Opera mia porti il nome di Maria Santissima. Fa’ che io viva nella mia Opera con Lei, l’Immacolata Concezione. Ogni anima, Tempio dello Spirito Santo, può avere Maria Santissima quale Tabernacolo puro e grato a Dio, se di lei l’anima ne diviene umile ancella d’amore. Allora io riposerò come un fanciullo fra le braccia della Madre mia. A tutto ciò arriverai per grande Grazia mia, per sofferenza vissuta, per pietà filiale di Colei che tanto, tanto ti amò e ti ama. Ora ti vede, ora ti guarda, ora più di prima ti assiste. Raccogli tutte le tue forze e mettile al suo servizio: Ella le governerà e le guiderà al Cielo. Il Tabernacolo sarà santo, sarà gradito a Dio in quel Tabernacolo puro e radioso che accolse il Verbo. Sono ora in te nella Parola custodita dalla Madre mia. Desidero che questa sia sempre custodita dalla Fonte di ogni grazia perché sempre per Lei, io, Gesù, Verbo incarnato, mi doni al mondo. Vivi la vita d’amore e di unione con la Madre mia e vivrai di Me e per Me; annullati nel Tabernacolo d’oro che è la Madre mia e saprai “custodire Me” (p. 339-340).

 

Vera sviluppa in modo splendido la dimensione eucaristica che è il vertice della spiritualità monfortana (cf il finale eucaristico del Trattato della Vera Devozione alla Santa Vergine, n. 266-273, dove si trova la migliore espressione del Totus Tuus, continuamente ricopiato e “respirato” da Giovanni Paolo II). Ma su questo punto, è anche vicina a Teresa di Lisieux con la stessa contemplazione di Gesù Bambino presente nell’Eucaristia. Così, Teresa riassume tutta la sua spiritualità eucaristica nella sua ultima Lettera scritta per un futuro sacerdote, il seminarista Maurice Bellière, suo primo fratello spirituale. E’ un’immagine che rappresenta Gesù Bambino nell’Ostia consacrata nelle mani del sacerdote, accanto alla quale Teresa ha scritto queste semplici parole: “Non posso temere un Dio che per me si è fatto così piccolo! Lo amo! Perché è soltanto Amore e Misericordia!” (LT 266).  In poche parole, è come il testamento eucaristico della santa. Nell’Eucaristia, Gesù è il Dio vicino, il Dio Amore Misericordioso, il Dio che si fa piccolo, che non fa paura, ma che suscita la nostra risposta di fiducia e di amore. E’ il vero Corpo nato da Maria Vergine come Bambino, è il Crocifisso e il Risorto!

Negli Scritti di Vera, ci sono dei testi bellissimi che esprimono la sua comunione amorosa con Gesù “fanciullo”, in relazione con i suoi alunni, con tanta confidenza e senza paura, fino a “giocare” con Lui (tra il 15 e il 23 gennaio 1968). Si vede lo stesso nell’Autobiografia della beata Dina Bélanger. Invece, anche i sacerdoti buoni “sono ancora legati alla credenza di un Gesù non familiare, di un Gesù che non scende fino alla sua creatura, e specialmente nel Sacerdote, per incarnarsi e rivivere in essa” (p. 296)!

Ci sono anche tanti altri contenuti riguardo al Sangue di Gesù, al suo Costato e al suo Cuore che potrebbero essere sviluppati alla luce di santa Caterina da Siena, Dottore della Chiesa.

 

Conclusione

 

Questa spiritualità dei Tabernacoli Viventi mi sembra molto importante e di grande attualità per tutta la Chiesa, per i sacerdoti e per i laici, per crescere sempre nell’amore di Gesù Eucaristia. Per i sacerdoti, è una splendida proposta spirituale per vivere meglio la grazia del sacerdozio ministeriale a contatto con Gesù Eucaristia nella celebrazione quotidiana della Messa, nell’adorazione eucaristica e nel fatto di portare la comunione agli anziani e ai malati. Questo contatto intimo e continuo con Gesù Eucaristia è anche uno scudo per  resistere vittoriosamente alle forti tentazioni del nemico (specialmente le tentazioni contro la castità a causa dell’internet). Su questo punto, si può parlare di autentici “miracoli eucaristici” di liberazione, sperimentati da sacerdoti e da ministri straordinari dell’Eucaristia, laici e consacrati. Sono segni dell’importanza di questa spiritualità per tutta la Chiesa su questo cammino di Riforma e di purificazione guidato dal nostro Papa Francesco.

Infine, in questo momento drammatico della pandemia del Coronavirus che colpisce tutta la Chiesa e l’intera famiglia umana, questa spiritualità eucaristica dei Tabernacoli Viventi è particolarmente preziosa, come una luce nella più grande oscurità. L’impossibilità di partecipare alla Messa e di fare la Santa Comunione è la più grande sofferenza dei fedeli in tutto in mondo. In questa grande prova, i Pastori della Chiesa, Vescovi e Sacerdoti, devono trovare urgentemente delle vie nuove ed eccezionali affinché i fedeli non siano totalmente privi dalla presenza di Gesù Eucaristia, nella comunione e l’adorazione, e questo nel pieno rispetto delle regole di sicurezza sanitaria. In questo “tempo di guerra” della pandemia, bisognerebbe seguire l’esempio del Cardinale Van Thuan al momento della persecuzione, perché Gesù rimanga vicino ai suoi fedeli nel Sacramento del suo Amore.

 

Roma, sabato 4 aprile 2020,

vigilia della Domenica delle Palme

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RICAPITULAZIONE E SINTESI

della Spiritualità dei Tabernacoli Viventi:

(Testo scritto da Vera Grita l’11 giugno 1968 per Papa Paolo VI)

 

Questo testo è la migliore sintesi della spiritualità di Vera, come spiritualità eucaristica e mariana, sacerdotale e missionaria . E’ scritto per il Papa Paolo VI che, pochi giorni dopo, il 30 giugno, concluderà l’anno della fede con il suo grande Credo del Popolo di Dio, dove svilupperà in modo particolare le verità di fede allora più contestate circa l’Eucaristia e il Sacerdozio, Maria e la Chiesa. Il testo di Vera è molto denso e continuo. La distinzione dei paragrafi è stata fatta per facilitare la lettura.

 

[ 1 ]     Gesù si rivolge al nostro Sommo Pontefice Paolo VI. «Sono Gesù che viene a te nel suo grande Amore Eucaristico per offrirti la Misericordia del mio Cuore di Padre, di Sacerdote, di Ami­co, di Fratello. Essa è per l’umanità, per la salvezza dei popoli, delle nazioni. Scaturisce come una sorgente di acqua viva dal mio Cuore ferito, discende dai Cieli quale nuova e ultima Luce per illuminare le vie oscure del mondo, bagna la terra arida, rin­nova le anime mie nel servizio dell’apostolato, raduna i chiama­ti a Me nell’esercito della salvezza. Questa Luce, questa Acqua sono io: Gesù!

[ 2 ]     Vengo a portare una “via” nuova d’Amore sulla terra, per gli uomini che mi aspettano e mi amano: via fondata sulla Verità, che è la mia Realtà divina e umana nella Presenza Eucaristica; via che porterà la vita di Grazia a tante anime da Me lontane. La mia Via sta nella Verità e dona la mia Vita. Questa Via sono io: Gesù Eucarestia. Sì, sono Gesù fra gli uomini nelle Sacre Specie, ma solo per coloro che mi cercano, che mi amano. Io desidero ardentemente essere presente nella mia Realtà Divi­na e Umana, in tutti i luoghi della terra; desidero percorrere le vie del mondo, solcare i cieli e i mari e andare incontro agli uo­mini: verso coloro che non mi cercano, non mi amano, non mi conoscono.

[ 3 ]     La Chiesa custodisce nel santo Tabernacolo le mie Specie Eucaristiche. Io abito in essa, abito nell’anima con la mia Grazia. Io dai Tabernacoli effondo il mio Spirito di Amore. Ora ho scelto nuove chiese, nuovi Tabernacoli che mi custodisca­no; Tabernacoli Viventi che mi portino per le vie del mondo, che mi conducano fra quella gente che non pensa a Me, che non mi cerca, che non mi ama. Io, nell’anima da Me chiamata, a Me do­nata; io con essa, in essa, su se stessa, raggiungerò altre anime, vivrò vicino a queste, condividerò le fatiche del loro vivere; io le raggiungerò per mezzo dei miei Tabernacoli Viventi. Da que­sti effonderò, giorno per giorno, ora per ora, la mia Luce affin­ché imparino a riconoscere Dio. Verserò in larga misura la mia  Grazia perché i peccatori diventino sensibili ai miei richiami. Io camminerò, come una volta nella terra di Palestina, arriverò fino  all’estremo lembo della terra, e tutti visiterò, a tutti porgerò la mia Grazia, a tutti offrirò la Salvezza.

[ 4 ]     Scopo: raggiungere tutte le anime, avvicinarle, toccarle, nell’intimo del loro cuore col mio amore di Padre. Fine: preparare quaggiù infiniti e santi Ta­bernacoli Viventi che ricoprano la terra. Essi saranno quei “Ca­lici” che saranno offerti a Dio Padre per la salvezza dell’umani­tà. Io, Padre, io, nell’Amore del Figlio, io, nel Fuoco dello Spirito Santo, sarò in quei Calici sollevati verso il Cielo, il grido d’Amore per i miei Fratelli, l’Olocausto perenne gradito a Dio Padre. Io consumato nelle mie anime, io portato e racchiuso nel  Tabernacolo Vivente… Quando discenderò dai Cieli nella mia Gloria, il Padre mio vedrà i miei Tabernacoli, e le anime attrat­te, salvate dalla mia divina Presenza per mezzo dei miei nuovi Tabernacoli. Oh, coprite la terra di Tabernacoli Viventi: ricopri­tevi di Me!

[ 5 ]     Programma: desidero che coloro che dovranno dive­nire Tabernacoli Viventi, siano “anime consacrate”. Siano Sa­cerdoti di fervente amore, di grande carità, di puro amore. Nei padri Salesiani desidero che la mia Opera d’Amore nasca, si svi­luppi e si diffonda, poiché la mia Mamma, Maria Ausiliatrice, sarà per ogni anima, per ogni Tabernacolo Vivente, guida e ma­estra. Ella insegnerà nell’intimo come amare, adorare, portare e dare Gesù. Ella sia proclamata Madre dell’Opera, madre di ogni anima, Madre della Vittoria perché con Lei ogni anima combat­ta e vinca; ogni Tabernacolo Vivente trionfi su se stesso, sulle in­sidie del nemico; Madre della Vittoria che precede il mio ritor­no, il mio Trionfo, la mia venuta fra voi. I Tabernacoli Viventi siano preparati con umiltà estrema alla chiamata, mediante la  rinuncia a se stessi, affinché io possa vivere e agire in loro. La loro meta sia quella di scomparire per far posto a Me che voglio operare nella loro anima e nelle altre anime per mezzo loro.

[ 6 ]     Si scelgano i Tabernacoli Viventi anche fra i giovani, fra i laici, af­finché io vada nelle scuole, nelle famiglie, e condivida la vita dell’umanità. I chiamati alla mia Opera riceveranno un fervore particolare al mio Amore Eucaristico, che li caratterizzerà quali prediletti del  mio Amore. Devono essere aperti i solchi per i qua­li io desidero andare: Torino, Roma, Firenze, Genova, Savona.  Da qui, altri sentieri, altre mete, paesi, villaggi; altre nazioni, al­tri continenti… il Tabernacolo Vivente riceverà con Me il dono  crescente del mio Amore, e, per molti, la ferita del mio Cuore. Egli troverà in Me, che con lui divido il Pane Divino, ogni con­forto nella lotta, ogni distacco dal mondo, ogni completezza in  Me.

[ 7 ]     Al Tabernacolo Vivente schiuderò la via alla santità, e, nell’ascesa, egli sarà più che mai con Me. Il Tabernacolo Viven­te non opererà mai senza di Me, ma a Me chiederà aiuto, lumi, consiglio, perché io sarò in lui e su lui per operare insieme, per agire insieme; noi andremo, parleremo, tratteremo con il prossi­mo. Io in lui per la santificazione della sua anima, io su di lui,  per le altre anime. Sorgano così le anime a formare una Lega: “Lega di anime”, ove ciascuno in Me dà ciò che sa dare con po­vertà di spirito e profondissima umiltà. Io tutto unificherò, fon­derò nel mio Cuore ardente. Io, Gesù, verrò per consolare chi soffre, andrò a visitare il malato nel cuore… Io dirò, anche in si­lenzioso linguaggio, che Dio è Amore, è perdono, è bontà per tutti. Nasce dal mio Cuore ferito la mia Opera d’Amore per i peccatori, per coloro che non vedono Me, non mi vogliono, non  mi aspettano. A loro io, Gesù, andrò per mezzo delle mie anime,  delle anime sacerdotali, delle anime consacrate.

[ 8 ]     L’Opera, quin­di, deve svilupparsi fra i giovani, nelle Parrocchie, negli istituti, ma deve assumere ogni rispettoso silenzio, riserbo che sia il di­stintivo che caratterizza il Portatore di Me. Deve l’Opera inve­stire la vita e l’attività salesiana, poiché dall’Opera di San Giovanni Bosco deve sbocciare la mia Opera d’Amore quale “continuazione” della prima. I Sacerdoti si adoperino con fer­vente amore a preparare i chiamati alla mia Lega. I miei Sacer­doti mi diano la consolazione di farmi ritornare a rivivere in loro. In ogni Tabernacolo Vivente io, Gesù, porrò la mia “pie­tra”, e questa sarà la mia nuova Chiesa che va, che andrà, perché io andrò, io sarò ovunque.

[ 9 ]     E tu, Paolo VI, tu che mi rappresenti nella Chiesa, quale mio Vicario ricevi con spirito profondo di fede le mie Parole. Io, Gesù, Maestro delle anime, ho donato il  mio Pensiero al povero che nulla ha di sé, ma solo di Me. Ho ri­velato il mio Messaggio d’Amore, l’ultimo mio Messaggio agli uomini, per mezzo di una creatura che è povertà, fragilità, nulli­tà, che è… l’umanità povera, desolata, afflitta. Essa sarà per le anime piccole e generose, fiducia, esempio di fiducia in Me, confidenza, abbandono. Essa dirà nella sua povertà, nella sua miseria che io cerco anime piccole piccole, anime vittime in Me, nelle quali effondo i miei palpiti d’amore. Unione e immolazio­ne in Me, perché Sacerdote Eterno e anima piccola piccola, sia­no una cosa sola come il Vino, io, e l’acqua, l’anima, offerta al Padre in un solo olocausto.

[ 10 ]   Tutto ciò che avrai legato sulla terra, sarà legato in Cielo. Tu, mio Vicario nella Chiesa, lega la mia Opera d’Amore nell’autorità della Chiesa; diffondila, emanala nel mondo intero. Tu, mio primo Tabernacolo Vivente, che vai con Me a visitare le parti più lontane della Terra per donare Me,  fa’ che aumentino, crescano i portatori di Me che, come te, sul tuo esempio segreto, raggiungano la terra, i mari e anche i cieli. O Figlio mio dilettissimo, ascolta il mio Messaggio d’Amore! A te, che soffri con Me il dolore dell’umanità, depongo nelle tue mani di Pontefice l’estremo palpito d’amore per gli uomini tut­ti. Nelle mie Parole c’è tutta la mia santa Grazia: c’è Me, c’è il fuoco purificatore dello Spirito Santo. A te la “mia Voce”, attra­verso un’immagine di quella umanità povera ma che aspetta sempre Me; a te la mia Voce fatta povera perché a te giunga dal  povero che spera e crede in Me, a te la mia Parola umanizzata nelle anime piccole. Accogli tutto in Me, Gesù, e racchiudi nel tuo cuore di primo Pastore la mia Voce. Fa’ che giunga alle mie pecorelle, ai miei agnelli poiché essi sapranno riconoscere la mia Voce. Essi la seguiranno se tu farai giungere loro la voce del loro Pastore divino.

[ 11 ]   O anima mia che mi porti con umiltà e amo­re, tu mi conosci, tu senti i miei accenti di Padre, tu vedi quanto io sia nel mio messaggio Salvatore e Redentore. Tu “mi vedi”. Tu sai che sono io, Gesù! Nella tua destra benedicente raduna i chiamati, traccia i solchi stabiliti, conferma le mie anime nell’or­dine stabilito da Dio per tuo mezzo, effondi la grazia che per te, io, Gesù, donerò alle anime tutte. Cerca Me nei miei Messaggi d’Amore; cerca la Via, la Verità, la Vita in quelle effusioni d’A­more che lo Spirito Santo ha donato al povero per tutti i poveri.  Cercami nei Messaggi che a te perverranno, affinché tu, quale  Vicario mio, mi doni all’umanità: al povero, al ricco, al forte, al  debole. È scesa la “notte”, ma io veglio con te e su te.

[ 12 ]   O Pietro,  nocchiero della mia Barca, conduci a Me le mie anime, forma il mio Esercito che con te combatta e in Me trionfi. L’ora mia non  è lontana nel tempo: io desidero essere con voi, io non voglio lasciarvi, io sarò con voi fino all’ultimo. “Portami con te”, è la mia Voce d’Amore. “Voglio rimanere con te”, è il mio Cuore che te lo chiede. Io in te e su te, perché tu in Me, possa portare sempre grandi frutti. Io per te, mio Vicario, a tutti i Sacerdoti, ai Salesia­ni, alle anime mie, alle anime piccole piccole e umili. Io per te, a tutta l’umanità. Benedici e autorizza la mia Opera d’Amore, e raccogli ai tuoi piedi, davanti al Padre mio, le “mie anime” per­ché per tuo mezzo siano offerte in Me al Padre mio nell’Amore dello Spirito Santo. Chiedi, chiedi ed io, Gesù, darò a te quei se­gni di grazia che renderanno testimonianza alla mia Parola. Essa è Verità, essa è mia. Scenda lo Spirito d’Amore nella sua pienezza nel mio Messaggio, affinché tu in Me accolga, benedica tutto quanto viene da Me.

[ 13 ]   Sono Gesù, Via, Verità, Vita, a te, mio Vi­cario in Terra. A te, consumato nel mio amore come olocausto perenne davanti al Padre mio; a te, a cui i Cieli e la Terra si rivol­gono perché tu dica loro: Sì, Padre! Si, figliuoli miei, vi dono Gesù così come egli desidera ardentemente venire a voi per la vostra santificazione e la salvezza delle altre anime. Ed io, Gesù, potrò chiedere a tante, tante altre anime quanto ho chiesto ad una: “Portami, portami con te”. Gesù in te, con te, su te, ti bene­dice, e nella ferita d’Amore che fa dei nostri cuori un Cuore solo, versa il suo Amore e il suo Dolore. Gesù, Sommo ed Eter­no Sacerdote, al Papa Paolo VI, per la Gloria sua e l’avvento del suo Regno d’Amore nelle anime».  (p. 219-223).

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Britta Dörre

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