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Nessuna discriminazione dietro l'esclusione di un giovane a scuola

Il preside dell’istituto tecnico Ecfop di Monza chiarisce cosa sia accaduto realmente intorno all’ennesimo caso tacciato di “omofobia”

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Il caso era deflagrato sui media come l’ennesimo episodio di omofobia. A Monza, presso l’istituto tecnico Ecfop, d’ispirazione cattolica, un adolescente sarebbe stato costretto da settimane a stare fuori dalla classe perché dichiaratamente omosessuale.

Dopo l’ondata d’indignazione che ha attraversato associazioni Lgbt e persino il Garante per l’Infanzia, è giunta però la precisazione del preside dell’istituto che fa chiarezza su quanto è realmente accaduto. “Lo studente minorenne non è stato fatto oggetto di alcuna discriminazione legata al suo orientamento sessuale”, si legge in un comunicato diffuso nelle scorse ore.

Secondo ciò che ha dichiarato il preside, i compagni del giovane “hanno segnalato ai docenti del Centro di Formazione una foto pubblicata su un social media in cui lo studente era ritratto in un atto sessuale esplicito”. Pertanto, “l’immagine ha suscitato scalpore tra gli studenti e ha preso a circolare viralmente”.

Di qui la scelta del preside di contattare i genitori del giovane e chiedere loro “un incontro congiunto con i servizi sociali per segnalare l’accaduto e abbassare i toni suscitati da questo fatto all’interno dell’Ente”. “Per due giorni – si legge ancora -, nell’attesa di questo colloquio, per proteggerlo dal clamore suscitato dalla vicenda, lo studente ha svolto attività coerenti con il suo percorso formativo in una postazione all’interno del Centro”.

Il preside sottolinea inoltre che “lunedì il ragazzo si è presentato da solo, senza che sia stato possibile ottenere il colloquio con i servizi sociali e la famiglia, ed è stato riammesso in aula”. “In tutto questo – ribadisce ancora il preside – l’orientamento sessuale del ragazzo non c’entra nulla, tantomeno l’intento era discriminatorio”.

Nel comunicato si legge infine: “La nostra scuola, cattolica, ha inteso e intende, in presenza di un simile fatto grave come questo (l’esposizione di una foto su social media in cui un minore è protagonista di atti sessuali espliciti) accompagnare l’alunno per aiutarlo ad essere consapevole nella gestione della comunicazione propria vita personale ed intima”.
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ZENIT Staff

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