Vescovi pedofili, sacerdozio femminile, sfide del Sinodo, obiezione di coscienza per nozze gay, ‘divorzio cattolico’. E poi lo sguardo sul mondo, quindi: il processo di pace in Colombia, l’apertura alla Cina, i muri per i profughi in Europa e gli attacchi in Siria. Per concludere con un’ultima riflessione sul suo pontificato di Papa-star che tuttavia preferisce essere definito “Servo dei servi di Dio”, perché le stelle, dopo un po’, “cadono”. E una precisazione: “Non ho invitato io il sindaco Marino a Philadelphia, chiaro?”. È come sempre densa e ricca di spunti la conferenza stampa rilasciata da Papa Francesco nell’aereo di ritorno da Philadelphia a Roma. Nel colloquio, il Pontefice risponde a 360 gradi a domande di attualità della Chiesa e di politica internazionale, senza svincolarsi dai quesiti più spinosi.

***

Abusi sessuali da membri del clero: “Un sacrilegio!”

Come, ad esempio, quello sugli abusi sessuali da parte di membri del clero, tema topico nella giornata di ieri a Philadelphia, dove il Papa ha incontrato cinque vittime di pedofilia e denunciato questa piaga ai vescovi riuniti nel seminario San Carlo Borromeo. “Ho sentito il bisogno di esprimere la compassione, perché è accaduta una cosa bruttissima e tanti di loro hanno sofferto, perché non sapevano questo quando è scoppiata la cosa”, spiega Francesco. “Hanno sofferto tanto. Uomini di Chiesa, di preghiera, veri pastori… E io ho detto che sapevo, e ho usato una parola della Bibbia, dell’Apocalisse: ‘Voi state venendo dalla grande tribolazione’. E quello che è successo è stata una grande tribolazione”. Non solo per “la sofferenza affettiva”, sottolinea il Santo Padre, ma anche e soprattutto perché si è trattato di “un sacrilegio”, quasi “un’apostasia”. È vero - ammette Bergoglio - “gli abusi, lo sappiamo, sono dappertutto: nei dintorni familiari, nei dintorni vicinali, nelle scuole, nelle palestre… Ma quando un sacerdote, fa un abuso è gravissimo perché la vocazione del sacerdote è far crescere quel bambino, quella ragazza verso l’amore di Dio, verso la maturità affettiva, verso il bene e invece di fare questo l’ha sfasciata… Per questo è quasi un sacrilegio: lui ha tradito la vocazione, la chiamata del Signore e la Chiesa in questo momento soffre”.

Vescovi che hanno coperto abusi: “Colpevoli anche loro”

Il Pontefice punta il dito anche contro quelli che hanno coperto questi crimini, in primis i vescovi. “Anche questi sono colpevoli”, dice, “è una cosa bruttissima, e le parole di conforto, non è dire: ‘No, no, stai tranquillo, non è niente”, ma: “È stato tanto brutto e io immagino che voi piangete tanto”. 

Sacerdoti pedofili che non chiedono perdono…

Il problema è che alcuni sacerdoti non chiedono perdono per il male compiuto, fa notare un giornalista. “Se una persona ha fatto del male, è cosciente di quello che ha fatto e non chiede perdono, chiedo a Dio lo tenga in conto. Io lo perdono, ma lui non riceve il perdono, è chiuso al perdono”, ribatte il Papa. Che precisa: “Una cosa è dare il perdono - tutti siamo obbligati a perdonare, perché tutti siamo perdonati - e una cosa è ricevere il perdono. Se il sacerdote è chiuso al perdono, non lo riceve, perché ha chiuso la porta con la chiave a Dio".

… e vittime che non riescono a perdonare. “Le comprendo…”

D’altro canto, ci sono vittime che non riescono a perdonare. “Lo comprendo e prego per loro, ma non lo giustifico”, afferma Papa Francesco. Racconta quindi di quando, durante una riunione, “una donna mi disse che ‘quando mia madre scoprì che mi avevano abusato, bestemmiò contro Dio e perse la fede e morì atea". “Io comprendo questa donna - dice il Pontefice - e sono sicuro che Dio l’ha ricevuta, perché quello che fu abusato, che fu manomesso era la sua propria carne, la carne di sua figlia. Lo comprendo, non cerco di dirle che deve perdonare, prego e chiedo a Dio, perché Dio è un ‘campione’ nel cammino verso le soluzioni”.

Una Chiesa vicina, non staccata dal popolo

Tornando ai vescovi, che hanno dovuto subire queste sofferenze all’interno del proprio gregge, il Papa ha esortato a “continuare a lavorare con questo popolo, come hanno lavorato finora, accompagnando il popolo nella crescita, nelle cose belle e nelle sue difficoltà”, “nella gioia e nei momenti brutti di difficoltà, quando non c’è lavoro, o c’è la malattia”. Perché la sfida della Chiesa oggi “è essere, come è stata sempre, vicina alla gente”, “non una chiesa staccata dal popolo, ma vicina, vicina”. Una lezione che la Chiesa Usa ha capito molto bene.

Divorziati risposati. “La Comunione non è la soluzione”

Sempre in tema di sfide della Chiesa, il Papa parla dell’imminente Sinodo di ottobre, sollecitato da un cronista che domanda se “nel suo cuore di pastore ci sia la volontà di una soluzione per i divorziati risposati”. "A me - sottolinea Bergoglio - sembra un po' semplicistico dire che per queste persone la soluzione sia la possibilità di fare la comunione. Non è l'unica soluzione, l'Instrumentum Laboris propone tante cose. E non ci sono solo i divorziati risposati, c'è anche il problema delle nuove unioni. Ci sono i giovani che non vogliono sposarsi, un altro problema. La maturità affettiva, un altro problema: la fede, ci credo che questo sia per sempre? Per diventare prete c'è una preparazione di 8 anni, per sposarsi per tutta la vita si fanno quattro incontri di corso prematrimoniale... Pensare come fare la preparazione è una cosa difficile" 

Motu proprio cause nullità. “Sbagliano quelli che pensano a un divorzio cattolico”

Interrogato sul Motu Proprio Mitis Iudex Dominus Iesus, circa la riforma del processo per le cause di nullità matrimoniale, che - a detta di alcuni - avrebbe introdotto una sorta di ‘divorzio cattolico’, Bergoglio risponde a tono. Anzitutto, chiarisce che il processo stabilisce se il matrimonio sia nullo o meno: “Il divorzio cattolico non esiste, la nullità viene riconosciuta se il matrimonio non c'è stato. Ma se c'è stato, è indissolubile. Questo è chiaro”. Poi, argomenta il fatto che con la riforma dei processi “ho chiuso la porta alla via amministrativa, attraverso la quale poteva entrare il divorzio”. Il documento, aggiunge, è inoltre frutto delle richieste della maggioranza dei Padri sinodali nell’assise dello scorso ottobre, che domandavano di snellire i processi, visto che alcuni duravano anche 10-15 anni, “e una sentenza, e poi un’altra sentenza…. e dopo un appello, poi un altro appello, e non finisce mai”.

Quindi il Motu Proprio, ribadisce il Pontefice, “facilita i processi nei tempi ma non è un divorzio", perché "il matrimonio è indissolubile quando è un sacramento, e questo la Chiesa non lo può cambiare”. “Il procedimento legale è per provare che quello che sembrava un sacramento non era un sacramento, per mancanza di libertà per esempio, per mancanza di maturità o per malattia mentale… Ma sono tanti i motivi che portano ad  uno studio, un’indagine”. In caso, dice Francesco, “potete cercarle su internet”. 

“No a donne sacerdoti, ma non perché non siano capaci. Anzi, la Chiesa è donna!” 

In ambito ecclesiale, Papa Francesco affronta la questione - un po' démodé - del sacerdozio femminile. Si richiama a San Giovanni Paolo II che, “dopo lunga e intensa riflessione, ha detto chiaramente 'no'”. Ma “non perché le donne non hanno la capacità”, precisa il Santo Padre. “Guardate nella Chiesa sono più importanti le donne che gli uomini, perché la Chiesa è donna. ‘La’ Chiesa, non ‘il’ chiesa. Essa è la sposa di Cristo e la Mad onna è più importante che i papi e i vescovi e i preti”. 

“Brave le suore degli Usa. Il popolo le ama”

Riconoscendo il “ritardo” nella elaborazione di una “teologia della donna”, Bergoglio coglie l’occasione per elogiare le suore statunitensi e il loro lavoro “meraviglioso” nel campo dell’educazione, dell’accoglienza, della salute, sia in quartieri poveri che in quartieri ricchi. “Il popolo degli Stati Uniti ama le suore... Non so quanto ami i preti ma le suore le ama tante. E sono brave, sono donne brave”. Tanto che - racconta - “una persona importante del governo degli Stati Uniti, mi ha detto in questi giorni: ‘Io quello che ho di cultura lo devo primariamente alle suore”.

Obiezione di coscienza: “Un diritto umano. Mai negarlo”

A proposito di suore, nel colloquio viene citata la visita a sorpresa del Papa, il 24 settembre a Washington, alle Piccole sorelle dei poveri, alle quali ha espresso il suo supporto per la causa giudiziaria intrapresa contro l’‘Obamacare’. Di qui la domanda al Pontefice circa l’obiezione di coscienza per i funzionari governativi che non vogliono celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso. Caso scoppiato nelle scorse settimane nel Kentucky. “L’obiezione di coscienza è un diritto che entra in ogni diritto umano", afferma Papa Francesco. "Se una persona non permette di fare l’obiezione di coscienza nega un diritto”, e si finisce “nella selezione dei diritti: questo è un diritto di qualità, questo è un diritto di non qualità”. Quindi “se un funzionario di governo è una persona umana ha un diritto”. 

Processi di pace in Colombia: "Sono contentissimo"

Lo sguardo del Papa si amplia poi alla politica estera, anzitutto al processo di pace tra governo colombiano e Farc che sembra finalmente volgere al termine dopo mezzo secolo di sangue e conflitti, grazie anche al contributo della diplomazia vaticana. “Quando ho avuto la notizia che a marzo sarebbe stato firmato l’accordo, ho detto al Signore: ‘Fa che arriviamo a marzo, che si arrivi con questa bella intenzione, perché mancano piccole cose, ma la volontà c’è da ambedue le parti”, dice il Santo Padre, ribadendo di essere “contentissimo” e di sentirsi parte di questo processo storico. “Ho parlato due volte con il presidente Santos, non solo io, e la Santa sede è tanto aperta ad aiutare”.

Profughi. "I muri, prima o poi crollano. Trovare una soluzione"

Nell’intervista non manca un riferimento alla crisi dei migranti in tutta l’Europa. Interrogato da una giornalista sui “muri” elevati in alcuni paesi del Vecchio continente, Francesco taglia corto: “Lei sa come finiscono i muri… Tutti i muri crollano: oggi, domani o dopo 100 anni, ma crollano. Il muro non è una soluzione. In questo momento l’Europa è in difficoltà, è vero, ma dobbiamo essere intelligenti”, bisogna cioè trovare una soluzione attraverso “il dialogo tra i paesi” a questa forte ondata migratoria. 

Raid francesi in Siria: “Non conosco la situazione politica. Ma evitare morte e sangue”

Sui primi bombardamenti della Francia verso postazioni dell’Isis in Siria, avviati ieri, il Papa non ha molto da dire: “Ho avuto la notizia l’altro ieri e non ho letto… Davvero non conosco bene la situazione, ho sentito dire che la Russia era in una posizione e gli Stati Uniti ancora non erano chiari”. Tuttavia afferma: “Non so cosa dirvi, ma quando io sento la parola bombardamento, morte, sangue…ripeto quello che ho detto al Congresso e alle Nazioni Unite: bisogna evitare queste cose. La situazione politica non la giudico perché non la conosco”.

Cina: “Amo il popolo cinese, mi farebbe piacere andarci” 

Nel colloquio c’è spazio anche per un pensiero ala Cina, “grande nazione che apporta al mondo una grande cultura e tante cose buone”. Papa Francesco, come sul volo di ritorno dalla Corea del Sud, ribadisce il suo desiderio di recarsi nell'ex Celeste Impero, perché - dice - “io amo il popolo cinese, gli voglio bene, io mi auguro che ci siano le possibilità di avere buoni rapporti, ne abbiamo contatti, ne parliamo, andiamo avanti…. Per me - soggiunge - avere un amico come la Cina sarebbe una gioia”.

Marino a Philadelphia: “Non l’ho invitato io, chiaro?”

Prima di concludersi, viene chiesta conferma al Papa se fosse stato lui o meno a invitare il sindaco di Roma, Ignazio Marino, a Philadelphia. Senza girarci troppo intorno, Bergoglio risponde: “Io non ho invitato il sindaco Marino, chiaro? Io non ho fatto niente, e ho chiesto anche agli organizzatori e neppure loro non l’hanno invitato. È venuto, si professa cattolico, è venuto spontaneamente, chiaro eh?”.

“Il Papa una star? No, le stelle cadono. Meglio ‘Servo dei servi di Dio’”

L’ultima domanda è un po’ provocatoria: “Fa bene alla Chiesa che il Papa sia una star?”. “Tu sai quale era il titolo che usavano i Papi e che si deve usare? Servo dei servi di Dio”, ribatte Francesco, “è un po’ differente della star”. “Le stelle - prosegue - sono belle per guardarle, a me piace guardare quando il cielo è sereno nell’estate…. ma il Papa deve essere, deve essere il ‘Servo dei servi di Dio’”. Anche perché “quante star abbiamo visto noi che poi si spengono e cadono, è una cosa passeggera… Invece l’essere Servo dei servi di Dio, questo è bello e non passa”.