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La vita è forse un verso

Lo stupore dinanzi al miracolo dell’esistenza è la cifra poetica che connota l’opera di Giovanni Minio

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“Mi ci è voluta una vita intera per imparare a disegnare come un bambino!”, affermava il grande Pablo Picasso, giunto nella fase avanzata di una carriera artistica lunga ed intensa, che lo aveva visto impegnato anche sul fronte della poesia.

Questa fulminante intuizione del Maestro di Malaga potrebbe prestarsi, più di tante riflessioni, ad illustrare l’opera poetica di Giovanni Minio, volta ad esprimere il lato sognante della vita, la fuga immaginifica in uno spazio di emozioni eteree, appena velate da un contrappunto d’ironia. Un’apertura esplicita verso una dimensione di speranza, da contrapporre alle ineludibili asperità della vita.

NATALE

Sul lago salato
nella desolata isola di Pasqua,
ho fatto un Natale
pieno di sorprese.
L’ho immaginato con un presepe
poi ho fatto spese
non c’erano chiese
ma le mie mani erano tese.
Le ho rese
e si sono arrese al Signore.

*

Lo stupore dinanzi al miracolo dell’esistenza è la cifra poetica che connota l’opera di Giovanni Minio, declinata secondo una varietà di schemi – dai sorrisi ingenui agli abbandoni lirici, dai cedimenti malinconici ai momenti di tenera attesa – che riconducono tutti ad una stessa identità di stile. Uno stile che poggia su un linguaggio semplice e immediato, consapevolmente orientato alla sintesi comunicativa; una forma poetica che si basa sulla ripetizione delle rime per creare effetti di sonorità giocosa affidati alla ritmica dei versi: questi gli strumenti espressivi di cui si avvale l’autore per esprimere il suo mondo di sentimenti e visioni.

PIAZZE

Piazze in disuso,
riavute e conquistate,
per nulla scordate,
ma vissute.
Piazze d’un tempo che fu.
Piazze su cui camminare ancora.
Piazze che non puoi dimenticare,
che stanno sempre ad aspettare
che tu passi di là.
Piazze sulle quali fermarsi
a pensare, a guardare,
a riflettere sul da farsi,
ad ascoltare gente
che parla,
che sparla,
che guarda un po’ più in là,
gente che passa sperduta,
per ritrovarsi in piazza,
gente che impazza,
tra mille alberi fioriti.
Piazze che contengono
gente che sta,
che ride, che va.
Piazze di gente,
gente di piazza,
piazze di città.

*

Giovanni Minio, che è anche artista visivo, ama utilizzare le sue opere pittoriche come commento iconografico alle poesie. Nei termini di una sensibilità emergente che vede nelle contaminazioni creative un nuovo approdo per l’autore contemporaneo: uomo del suo tempo che riflette la più ampia gamma di stimoli visivi ed uditivi nei quali siamo immersi. Nelle opere pittoriche di Minio, al pari della produzione in versi, prevale uno stile “primitivo”, dove all’essenzialità delle forme fa riscontro un cromatismo gioioso, atto ad elevare un inno alla bellezza della vita, che si nasconde ovunque, persino nelle pieghe di malinconia che accompagnano l’itinerario creativo d’ogni artista e poeta.

LA VITA È FORSE UN VERSO

Anni di piombo,
plumbeo questo mare,
mi vedo distrutto,
dal tutto,
dal tutto.
Il lutto di mio padre.
Plumbeo questo cielo
fatto di nubi oscure
fatto di mille paure.
Il mare è calmo
come il mio cuore
che più non sa
dove andare,
come muoversi.
Mi sento,
mi tormento,
mi interpreto
e mi domando
cos’è che penso?
Affondo nel piombo
di questo tramonto
e guardo stupito l’universo
la vita è forse un verso?

*

Immune da ogni tentazione intellettualistica, cancellato con un tratto di penna l’abito costrittivo della tecnica, Giovanni Minio si rapporta al mondo con verginale purezza. E ne (ri)scopre l’incanto. Versi e immagini che quasi si compenetrano per celebrare, sul lato dei rapporti umani, la comprensione, la condivisione, la compagnia, come per una sorta di energia vitale dotata d’inarrestabile forza espansiva.

A MISURA D’UOMO

Tanto vale cantare
tanto vale amare
qualcosa, qualcuno
a misurare i propri sentimenti
ad interpretare
i lati oscuri del carattere
delle piene invernali
dei fiumi sotterranei
che scorrono tutt’ora in te.

Le poesie di Giovanni Minio, al pari delle sue sognanti produzioni pittoriche (trenini colorati su un tappeto verde di sogni, edifici verticali le cui finestre sono occhi spalancati sul mondo, colori tenui che catturano la luce per restituirla in personalissime gamme espressive…), ci parlano di un Eden che abbiamo perduto. E che ognuno potrà forse riscoprire affidandosi al bambino-artista ch’è in noi.

NOTA BIOGRAFICA: Giovanni Minio risiede a Roma, di cultura umanistica, ama dipingere ed è appassionato di astrattismo. Ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui il “Passaporto 2000”, il premio “Cirals Gorgolini”, vari diplomi e attestati. Ha pubblicato su “I fiori dell’Arte”, su “Columbus Art” e su “Realtà e Surrealtà”. Tra le sue raccolte poetiche: Il Doponauta (2006) e La vita è forse un verso (2010).

***

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Massimo Nardi

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