Da una valida socialità dell’accoglienza può nascere un tempo migliore

L’accoglienza di cui oggi è privo il cuore degli uomini è la mancanza di accoglienza della volontà di Dio sulla nostra vita.

Share this Entry

È nel vangelo di Marco che arriva il messaggio più grande per chi vuole essere discepolo del Signore, aprendosi senza riserve mentali e spirituali all’arcano profumo dell’accoglienza. Gesù guida gli apostoli a vedere con gli occhi dello Spirito e non con quelli della carne, che fanno perdere la giusta rotta e alimentano le insidie di un cuore tentato dal diavolo di turno. Che cosa dice loro il Messia? Il Figlio delluomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà”. Cosa significa tutto questo se non, da parte di Cristo, accogliere la volontà del Padre Suo, senza riserva alcuna. Un concetto esistenziale forte che non guarda a se stesso, ma all’universalità dell’atto di liberazione da compiere sul mondo. Nel 2015, con il trionfo delle capacità e le meraviglie umane del mondo esposte all’Expo; con un esodo biblico che grida il dolore e la solitudine di un fiume di persone inermi; con la violenza animale di chi ammazza ancora nel nome di un Dio sventrato nella sua misericordia, mentre i grandi della terra si “studiano”, ma non agiscono assieme per la vera pace, necessita più che mai riportare al centro il valore cristiano dell’accoglienza. Obbedire alla volontà  del Padre porta l’uomo a cambiare le carte truccate sul tavolo della storia e trovare, nella libertà e nella dignità del prossimo, il motivo principale del proprio cammino. È perciò importante capire che tipo di volontà è quella del Padre per il figlio amato che va verso Gerusalemme! Un riscontro che oggi può illuminare il percorso di una Umanità in affanno e priva di veri punti di riferimento. Risponde il teologo mons. Di Bruno:Gesù deve attestare ad ogni uomo come amare sino alla fine; come amare da innocente catturato; da innocente accusato ingiustamente; da innocente schiaffeggiato; da innocente flagellato; da innocente condannato a morte; da innocente crocifisso. Come si ama! Questo vuole il Padre, questo Lui fa. Accoglie la volontà del Padre.

La passione accettata per redimere l’uomo è ancora lontana dal modo di essere degli Apostoli.

Come spesso succede nella società odierna, essi comminano con la loro volontà umana e non con quella del Padre, perché non hanno accolto la volontà di Dio sul Regno che viene ad instaurare il Figlio Signore! Un passaggio che non è marginale, ma fondamentale per la conseguente costruzione della propria personalità e per la struttura portante della comunità in cui si opera. Entrare o meno nella volontà del Padre non è la stessa cosa. Si tratta di partecipare o evitare di attingere alla energia sapienziale che è prima del mondo e che quindi lo trascende. Ogni essere umano ne è interessato, perché a tutti è data la via per la redenzione e la possibilità di poter contribuire, dal ruolo occupato, alla realizzazione del bene comune. Fare la Sua volontà non significa, come nel vecchio regno di Davide, tagliare le teste, distruggere le città, sfigurare le persone, ma l’apertura di una nuova età in cui l’uomo sia pronto ad attestare l’amore sino alla fine. Una azione permanente di vita atta a far valere al massimo la propria capacità di amare, rispetto al comune rifiuto dell’altro per i mille motivi che la storia ha saputo artatamente confezionare. L’accoglienza di cui oggi è privo il cuore degli uomini è la mancanza di accoglienza della volontà di Dio sulla nostra vita. Qual’è ad esempio questa volontà sulla vita nascente? Non può essere certo l’aborto, perché portatore di morte, al di là delle filosofie di comodo di alcuni pensatori contemporanei. Non può essere la pianificazione di un divorzio che interrompe, spesso per calcoli, un progetto di vita. Non può senz’altro essere l’idea del rubare ad altri per avere quello che si desidera, pur se in condizioni di povertà.

La dignità umana va sempre salvaguardata con azioni che non feriscano mai l’altro, chiunque esso sia e comunque risulti la condizione personale. Qui si tratta di rivoluzionare la nostra mente. In una omelia mons. Di Bruno affermava che noi oggi non abbiamo una socialità dell’accoglienza, ma solo del diritto. Ognuno è convinto che tutto gli sia dovuto, anche se quanto reclamato non abbia alle spalle nessun valido riferimento, né tantomeno la minima  propensione ad affidarsi alla volontà divina. Una società che abbia accolto Cristo è invece obbligata ad accogliere l’altro, perché il sofferente, il bisognoso, il rifugiato, le donne e i bambini abbandonati, l’uomo che scappa dalla guerra, sono Cristo. Il sacerdote va oltre quando ricorda ai fedeli che l’altro non è obbligato ad accoglierci. L’accoglienza non risponde alla logica del mercato del dare e dell’avere. L’uomo che vive in Cristo è sempre vincolato, al contrario, ad accogliere il suo prossimo nelle preghiere, nel perdono, nei desideri, nella piena volontà. Ci salviamo se accogliamo Cristo, non solo nella rivendicazione dell’Eucaristia, rispetto ad alcune condizioni di fatto, ma nella nostra vita quotidiana. L’eucaristia non deve servire a colmare la discriminazione nei confronti di altri, ma a sanare le nostre crepe dinnanzi all’accoglienza della volontà del Creatore. Non è la Chiesa che discrimina, ma l’uomo che decide di non affidarsi ogni giorno alla Parola del Signore. Una Eucaristia senza Dio nella nostra vita, forse riempirebbe un vuoto nei rapporti comunitari, ma ci lascerebbe sempre lontano dalla salvezza. Le comunità che accolgono Cristo sono pronte più di altre a governare le sfide della storia. Dall’Accoglienza della volontà di Dio, della Parola di Cristo, della Chiesa nel suo santo mistero, può nascere un tempo migliore. Ma senza Cristo, ha detto a Cuba Papa Francesco, non c’è il vero cambiamento.

Chi volesse contattare l’autore può scrivere al seguente indirizzo email: egidio.chiarella@libero.it. Per ulteriori informazioni: www.egidiochiarella.it. Per ordinare l’ultimo libro di Egidio Chiarella si può cliccare qui.

Share this Entry

Egidio Chiarella

Egidio Chiarella, pubblicista-giornalista, ha fatto parte dell'Ufficio Legislativo e rapporti con il Parlamento del Ministero dell'Istruzione, a Roma. E’ stato docente di ruolo di Lettere presso vari istituti secondari di I e II grado a Lamezia Terme (Calabria). Dal 1999 al 2010 è stato anche Consigliere della Regione Calabria. Ha conseguito la laurea in Materie Letterarie con una tesi sulla Storia delle Tradizioni popolari presso l’Università degli Studi di Messina (Sicilia). E’ autore del romanzo "La nuova primavera dei giovani" e del saggio “Sui Sentieri del vecchio Gesù”, nato su ZENIT e base ideale per incontri e dibattiti in ambienti laici e religiosi. L'ultimo suo lavoro editoriale si intitola "Luci di verità In rete" Editrice Tau - Analisi di tweet sapienziali del teologo mons. Costantino Di Bruno. Conduce su Tele Padre Pio la rubrica culturale - religiosa "Troppa terra e poco cielo".

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione