Francesco, il quarto Papa all'Onu che scuote i leader del mondo: "Lottate contro i flagelli"

Ai partecipanti alla 70° assemblea generale delle Nazioni Unite, il Papa esorta a contrastare i mali di guerra, corruzione, narcotraffico, riciclaggio del denaro, armi nucleari, ma anche gender, aborto, eutanasia, commercio di organi, sfruttamento sessuale di minori e prostituzione

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Entra lento tra gli applausi Francesco nella celebre sala dell’assemblea generale dell’Onu, secondo attesissimo evento del viaggio negli Stati Uniti. Sono gli applausi dei capi di Stato e di Governo, di ambasciatori, diplomatici e funzionari politici, tutti riuniti a New York per la 70° assemblea delle Nazioni Unite, che esprimono la loro stima. Intanto fuori dal Palazzo di Vetro, sventola per la prima volta la bandiera della Santa Sede. 

Bergoglio, sorridente, dopo il saluto di Ban ki-Moon, apre il suo lunghissimo discorso presentandosi come il quarto Papa all’Onu, dopo le storiche visite di Paolo VI nel 1965, di Giovanni Paolo II nel 1979 e nel 1995 e di Benedetto XVI nel 2008. Sul solco dei predecessori, esprime quindi il suo sentito grazie all’intera organizzazione per gli sforzi compiuti “per il bene dell’umanità” nel corso degli ultimi 70 anni. Sforzi che tuttavia devono moltiplicarsi oggi, in un momento caratterizzato da “flagelli” che mirano a distruggere il mondo e l’uomo. La denuncia del Papa non ne risparmia nessuno: corruzione, usura, narcotraffico, riciclaggio di denaro, armi nucleari, guerre, come pure tutti gli attacchi alla persona umana, quali aborto, eutanasia, gender, commercio di organi, sfruttamento sessuale di minori, prostituzione. Sono queste le “nefaste conseguenze di un irresponsabile malgoverno dell’economia mondiale, guidato unicamente dall’ambizione di guadagno e di potere”, afferma il Santo Padre, che rilancia quindi l’instancabile appello “a una severa riflessione sull’uomo”. 

L’Onu, 70 anni di successi

Proprio questo è il primario compito dell’Onu, che ancora oggi – afferma – è “la risposta giuridica e politica adeguata” al momento storico, “caratterizzato dal superamento delle distanze e delle frontiere ad opera della tecnologia, e, apparentemente, di qualsiasi limite naturale all’affermazione del potere”. Il potere tecnologico, evidenzia infatti il Pontefice, se “nelle mani di ideologie nazionalistiche o falsamente universalistiche, è capace di produrre tremende atrocità”. 

Guardando indietro, Francesco ripercorre poi la storia delle Nazioni Unite, costellata da “successi” come “la codificazione e lo sviluppo del diritto internazionale, la costruzione della normativa internazionale dei diritti umani, il perfezionamento del diritto umanitario, la soluzione di molti conflitti e operazioni di pace e di riconciliazione”.  Tutte “luci”, queste, “che contrastano l’oscurità del disordine causato dalle ambizioni incontrollate e dagli egoismi collettivi”, senza le quali probabilmente “l’umanità avrebbe potuto non sopravvivere all’uso incontrollato delle sue stesse potenzialità”. Papa Francesco loda perciò l’impegno di tanti uomini e donne “che hanno servito con lealtà e sacrificio l’intera umanità in questi 70 anni”, dando la vita per la pace e la riconciliazione dei popoli. Dag Hammarskjöld ma anche i moltissimi funzionari di ogni grado, caduti nelle missioni umanitarie.

No ad abusi e usura per Paesi sottosviluppati; sì a limitazione del potere

Sull’esperienza di questi 70 anni, il Papa esorta dunque a continuare a inseguire l’obiettivo finale, che è lo stesso di sempre: “Concedere a tutti i Paesi, senza eccezione, una partecipazione e un’incidenza reale ed equa nelle decisioni”. Questo – assicura – “aiuterà a limitare qualsiasi sorta di abuso o usura specialmente nei confronti dei Paesi in via di sviluppo”, soprattutto per evitare “l’asfissiante sottomissione” che essi soffrono a causa di “sistemi creditizi che, ben lungi dal promuovere il progresso, sottomettono le popolazioni a meccanismi di maggiore povertà, esclusione e dipendenza”.

In tal contesto, il Papa rimarca quindi l’importanza della “limitazione del potere”, idea implicita nel concetto stesso di diritto. “Dare a ciascuno il suo – spiega -, secondo la definizione classica di giustizia, significa che nessun individuo o gruppo umano si può considerare onnipotente, autorizzato a calpestare la dignità e i diritti delle altre persone singole o dei gruppi sociali”. “La distribuzione di fatto del potere (politico, economico, militare, tecnologico, ecc.) tra una pluralità di soggetti”, aggiunge, come pure “la creazione di un sistema giuridico di regolamentazione delle rivendicazioni e degli interessi”, realizza “la limitazione del potere”. 

Esclusione sociale: gravissimo “attentato” ai diritti umani e all’ambiente

Nel panorama mondiale attuale, tuttavia, a prevalere sono i “falsi diritti” e i “settori senza protezione”, vittime “di un cattivo esercizio del potere”, ovvero l’ambiente naturale e il vasto mondo di donne e uomini esclusi. Due settori intimamente uniti tra loro, secondo il Papa, di cui bisogna  “affermare con forza i diritti”. Anzitutto – ammonisce – occorre affermare che esiste un vero “diritto dell’ambiente”: primo “perché come esseri umani facciamo parte dell’ambiente”, siamo una “porzione” di esso, e quindi “qualsiasi danno all’ambiente è un danno all’umanità”; secondo, perché “ciascuna creatura, specialmente gli esseri viventi, ha un valore in sé stessa, di esistenza, di vita, di bellezza e di interdipendenza con le altre creature”. 

Inoltre, rileva il Santo Padre, “l’abuso e la distruzione dell’ambiente, allo stesso tempo, sono associati ad un inarrestabile processo di esclusione” posto in essere da “una brama egoistica e illimitata di potere e di benessere materiale”, che conduce “tanto ad abusare dei mezzi materiali disponibili quanto ad escludere i deboli e i meno abili”. Questi sono emarginati sia “per il fatto di avere abilità diverse (portatori di handicap)”, sia perché “privi delle conoscenze e degli strumenti tecnici adeguati” o perché “possiedono un’insufficiente capacità di decisione politica”. Ma su questo punto la posizione del Papa è netta: “L’esclusione economica e sociale è una negazione totale della fraternità umana e un gravissimo attentato ai diritti umani e all’ambiente”. 

Tratta, commercio organi, sfruttamento sessuale, schiavitù. Basta con gli “scarti”, basta con “flagelli”

A soffrire di questi “attentati” – prosegue – sono soprattutto i più poveri, “scartati dalla società”, “obbligati a vivere di scarti” e a “soffrire ingiustamente le conseguenze dell’abuso dell’ambiente”.  Una situazione di esclusione e inequità a dir poco drammatica, verso cui per primo il Successore di Pietro dice di sentirsi chiamato in causa, prendendo “coscienza della mia grave responsabilità al riguardo”. Alza pertanto la sua voce, “insieme a quella di tutti coloro che aspirano a soluzioni urgenti ed efficaci”, e, al contempo, esprime la speranza che l’adozione dell’“Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile” durante il Vertice mondiale di oggi, come pure la Conferenza di Parigi sul cambiamento climatico, “raggiunga accordi fondamentali ed effettivi”.

Questo non è solo un auspicio del Vescovo di Roma, ma il desiderio del mondo intero che “chiede con forza a tutti i governanti una volontà effettiva, pratica, costante, fatta di passi concreti e di misure immediate, per preservare e migliorare l’ambiente naturale e vincere quanto prima il fenomeno dell’esclusione sociale ed economica”. Perché sono troppe e troppo “tristi” le conseguenze: “Tratta degli esseri umani, commercio di organi e tessuti umani, sfruttamento sessuale di bambini e bambine, lavoro schiavizzato, prostituzione, traffico di droghe e di armi, terrorismo e crimine internazionale organizzato”.

Politica non si perda in esercizi burocratici, ma dia risposte concrete

“Flagelli” li definisce Bergoglio, davanti ai quali non possiamo cadere nella tentazione di “un nominalismo declamatori
o con effetto tranquillizzante sulle coscienze”, ma “dobbiamo aver cura che le nostre istituzioni siano realmente efficaci nella lotta” contro di essi. In altre parole, è inutile “redigere lunghe enumerazioni di buoni propositi – mete, obiettivi e indicatori statistici –, o credere che un’unica soluzione teorica e aprioristica darà risposta a tutte le sfide”. Piuttosto, “non bisogna perdere di vista, in nessun momento, che l’azione politica ed economica, è efficace solo quando è concepita come un’attività prudenziale, guidata da un concetto perenne di giustizia e che tiene sempre presente che, prima e aldilà di piani e programmi, ci sono donne e uomini concreti, uguali ai governanti, che vivono, lottano e soffrono, e che molte volte si vedono obbligati a vivere miseramente, privati di qualsiasi diritto”.

Papa Francesco si fa portavoce di tutti costoro, e sottolinea che affinché possano sottrarsi alla povertà estrema, bisogna consentire loro “di essere degni attori del loro stesso destino”. Anche perché “lo sviluppo umano integrale e il pieno esercizio della dignità umana non possono essere imposti”, ma “costruiti e realizzati da ciascuno, da ciascuna famiglia, in comunione con gli altri esseri umani e in una giusta relazione con tutti gli ambienti nei quali si sviluppa la socialità umana – amici, comunità, villaggi e comuni, scuole, imprese e sindacati, province, nazioni, ecc”. 

Diritto all’istruzione (anche per le bambine) e sostegno e dignità per le famiglie

Ciò suppone, anzi “esige” il diritto all’istruzione. Anche per le bambine che – denuncia il Pontefice – sono ancora “escluse in alcuni luoghi”. Tale diritto si assicura “rispettando e rafforzando il diritto primario della famiglia a educare e il diritto delle Chiese e delle altre aggregazioni sociali a sostenere e collaborare con le famiglie nell’educazione delle loro figlie e dei loro figli”. Spetta poi ai governati fare tutto il possibile perché “tutti possano disporre della base minima materiale e spirituale per rendere effettiva la loro dignità e per formare e mantenere una famiglia, che è la cellula primaria di qualsiasi sviluppo sociale”. 

Questo “minimo assoluto” il Papa lo identifica, a livello materiale, in “casa, lavoro e terra”; a livello spirituale, nella “libertà dello spirito, che comprende la libertà religiosa, il diritto all’educazione e gli altri diritti civili”. Anche, è urgente un accesso “effettivo, pratico e immeditato”, per tutti, ai beni materiali e spirituali indispensabili: “abitazione propria, lavoro dignitoso e debitamente remunerato, alimentazione adeguata e acqua potabile; libertà religiosa e, più in generale, libertà dello spirito ed educazione”. 

Guerra: negazione dei diritti e drammatica aggressione all’ambiente 

Nello stesso tempo, questi pilastri dello sviluppo umano integrale hanno “un fondamento comune”, afferma il Papa, “che è il diritto alla vita, e, in senso ancora più ampio, quello che potremmo chiamare il diritto all’esistenza della stessa natura umana”. Diritto messo oggi in pericolo, dalla “crisi ecologica”, dalla “distruzione di buona parte della biodiversità”, come pure dalla guerra verso cui il Pontefice punta il dito stigmatizzandola come “la negazione di tutti i diritti e una drammatica aggressione all’ambiente”. “Se si vuole un autentico sviluppo umano integrale per tutti, occorre proseguire senza stancarsi nell’impegno di evitare la guerra tra le nazioni e tra i popoli”, avverte Bergoglio, citando il  Preambolo e il primo articolo della Carta delle Nazioni Unite che indicano nella pace e nello sviluppo delle relazioni amichevoli tra le nazioni “le fondamenta della costruzione giuridica internazionale”. 

Stop al nucleare: “Non finiamo ad essere ‘Nazioni Unite dalla paura e dalla sfiducia’

A tal proposito, posa lo sguardo sul recente accordo sulla questione nucleare in una regione “sensibile” dell’Asia e del Medio Oriente, che – dice – “è una prova delle possibilità della buona volontà politica e del diritto, coltivati con sincerità, pazienza e costanza”. Tuttavia il no alle armi nucleari del Pontefice è perentorio, perché “un’etica e un diritto basati sulla minaccia della distruzione reciproca, e potenzialmente di tutta l’umanità, sono contraddittori e costituiscono una frode verso tutta la costruzione delle Nazioni Unite, che diventerebbero ‘Nazioni unite dalla paura e dalla sfiducia’”. Occorre, quindi, “impegnarsi per un mondo senza armi nucleari, applicando pienamente il Trattato di non proliferazione, nella lettera e nello spirito, verso una totale proibizione di questi strumenti”.

Cristiani perseguitati: “Dietro gli interessi di parte ci sono volti concreti…”

Parlando di guerra, di paura, di conseguenze negative di interventi politici e militari “non coordinati tra i membri della comunità internazionale”, Papa Francesco non può non reiterare gli appelli per la dolorosa situazione di tutto il Medio Oriente, il Nord Africa e gli altri Paesi africani. In quei luoghi – rimarca – “i cristiani, insieme ad altri gruppi culturali o etnici e anche con quella parte dei membri della religione maggioritaria che non vuole lasciarsi coinvolgere dall’odio e dalla pazzia, sono stati obbligati ad essere testimoni della distruzione dei loro luoghi di culto, del loro patrimonio culturale e religioso, delle loro case ed averi e sono stati posti nell’alternativa di fuggire o di pagare l’adesione al bene e alla pace con la loro stessa vita o con la schiavitù”.

Queste realtà – dice il Papa – “devono costituire un serio appello ad un esame di coscienza di coloro che hanno la responsabilità della conduzione degli affari internazionali. Non solo nei casi di persecuzione religiosa o culturale, ma in ogni situazione di conflitto, come in Ucraina, in Siria, in Iraq, in Libia, nel Sud-Sudan e nella regione dei Grandi Laghi, prima degli interessi di parte, pur se legittimi, ci sono volti concreti”. Volti di persone, di nostri fratelli e sorelle, di uomini e donne, giovani e anziani, bambini e bambine che “piangono, soffrono e muoiono”. “Esseri umani che diventano materiale di scarto mentre non si fa altro che enumerare problemi, strategie e discussioni”.

Narcotraffico, “guerra sopportata e debolmente combattuta”

In questa medesima linea, il Pontefice cita “un altro tipo di conflittualità”, non sempre così esplicitata ma che “silenziosamente comporta la morte di milioni di persone”. È il fenomeno del narcotraffico, “una guerra sopportata e debolmente combattuta”, afferma, perché “per sua stessa natura si accompagna alla tratta delle persone, al riciclaggio di denaro, al traffico di armi, allo sfruttamento infantile e al altre forme di corruzione”. Tale veleno è penetrato “nei diversi livelli della vita sociale, politica, militare, artistica e religiosa, generando, in molti casi, una struttura parallela che mette in pericolo la credibilità delle nostre istituzioni”.

Natura umana. Riconoscere legge morale inscritta in essa: distinzione uomo-donna e rispetto della vita in tutte le fasi

Lo scenario appare oscuro, ma non bisogna scoraggiarsi, piuttosto agire e reagire, esorta il Pontefice, affinché “la casa comune di tutti gli uomini” possa continuare “a sorgere su una retta comprensione della fraternità universale e sul rispetto della sacralità di ciascuna vita umana, di ciascun uomo e di ciascuna donna; dei poveri, degli anziani, dei bambini, degli ammalati, dei non nati, dei disoccupati, degli abbandonati, di quelli che vengono giudicati scartabili perché li si considera nient’altro che numeri di questa o quella statistica”. 

Questa casa comune deve però edificarsi “anche sulla comprensione di una
certa sacralità della natura creata”. Ciò esige “il riconoscimento di una legge morale inscritta nella stessa natura umana, che comprende la distinzione naturale tra uomo e donna e il rispetto assoluto della vita in tutte le sue fasi e dimensioni”. “Senza il riconoscimento di alcuni limiti etici naturali insormontabili e senza l’immediata attuazione di quei pilastri dello sviluppo umano integrale, l’ideale di salvare le future generazioni dal flagello della guerra e di promuovere il progresso sociale e un più elevato livello di vita all’interno di una più ampia libertà corre il rischio di diventare un miraggio irraggiungibile o, peggio ancora, parole vuote che servono come scusa per qualsiasi abuso”, è il monito del Papa.

Il canto del Gaucho perché “tutti i fratelli siano uniti”

Che conclude con un canto, quello di Gaucho Martin Fierro, un classico della letteratura argentina: “I fratelli siano uniti perché questa è la prima legge. Abbiano una vera unione in qualsiasi tempo, perché se litigano tra di loro li divoreranno quelli di fuori”. Ecco, conclude Francesco, “non possiamo permetterci di rimandare ‘alcune agende’ al futuro”, perché “il futuro ci chiede decisioni critiche e globali di fronte ai conflitti mondiali che aumentano il numero degli esclusi e dei bisognosi”. 

Per leggere il testo integrale si può cliccare qui.

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Salvatore Cernuzio

Crotone, Italia Laurea triennale in Scienze della comunicazione, informazione e marketing e Laurea specialistica in Editoria e Giornalismo presso l'Università LUMSA di Roma. Radio Vaticana. Roma Sette. "Ecclesia in Urbe". Ufficio Comunicazioni sociali del Vicariato di Roma. Secondo classificato nella categoria Giovani della II edizione del Premio Giuseppe De Carli per l'informazione religiosa

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