Ungheria: arrestati 367 migranti entrati martedì

La polizia conferma che lunedì, prima dell’entrata in vigore della nuova legge anti-arrivi, sono entrati nel paese oltre 9mila profughi. Dalla Germania, la Merkel: “L’Europa trovi una strada comune”

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Sono 367 i migranti entrati illegalmente in Ungheria, all’indomani dell’entrata in vigore della nuova legislazione per fermare gli arrivi. Tutti i profughi – ha annunciato la polizia del paese – saranno oggetto di un procedimento giudiziario, dopo gli scontri avvenuti Horgos, al muro di confine tra Serbia e Ungheria, dove gruppi di migranti esasperati hanno cercato di abbattere il filo spinato e hanno lanciato pietre contro i poliziotti.

La polizia ha rafforzato il presidio indossando tenute antisommossa e nell’area è stato proclamato lo stato di emergenza dalle autorità ungheresi, che hanno dispiegato centinaia di militari e agenti di polizia per garantire il rispetto delle nuove dure leggi anti-migranti. La polizia ungherese ha quindi annunciato oggi di aver arrestato 367 migranti che tentavano di entrare illegalmente nel Paese. In particolare, 316 saranno perseguiti per aver danneggiato la barriera di filo spinato e 51 per averla semplicemente superata. Reati punibili con la reclusione fino a, rispettivamente, cinque e tre anni.

Le stesse fonti delle forze dell’Ordine confermano che lunedì, alla vigilia dell’entrata in vigore della legge, circa 9.380 migranti sono entrati in Ungheria. Un primo gruppo, a bordo di un autobus proveniente dalla Serbia meridionale, ha raggiunto oggi il confine con la Croazia, nuovo ‘ingresso’ verso l’Europa. Nonostante le misure restrittive, i migranti hanno deciso comunque di proseguire il viaggio verso il nord Europa, aggirando l’Ungheria. “I migranti entrati nell’Ue attraverso la Croazia saranno autorizzati a proseguire il cammino attraverso il Paese”, ha dichiarato il premier croato, Zoran Milanović, informando che nella notte circa 150 persone hanno attraversato il confine dalla Serbia. “La Croazia è assolutamente pronta a ricevere queste persone o indirizzarle dove vogliono andare, ovvero ovviamente la Germania e i Paesi scandinavi”, ha aggiunto.  

Dalla Germania, intanto è risuonata la voce del cancelliere Angela Merkel che ha affermato: “L’Europa non può attendere. Di fronte alla sempre più grave emergenza dell’immigrazione l’Unione deve trovare una strada comune”. Il cancelliere ha chiesto quindi al Governo italiano e a quello greco la creazione in tempi brevi degli hotspot (i centri dove si identificano e registrano coloro che sbarcano per distinguere chi ha diritto all’asilo e chi no) perché altrimenti “non potrà esserci la distribuzione equa dei migranti”.

Il richiamo della Merkel dopo neanche 24 ore dal vertice dei ministri degli Esteri e della Giustizia dei Paesi membri Ue che non hanno trovato una congiuntura sul piano di ricollocamento di 120.000 rifugiati, proposto dalla Commissione Europea. Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria, Polonia e Romania si sono opposte nettamente al criterio di quote permanenti e obbligatorie. In vista di un possibile vertice del Consiglio, i tecnici stanno continuando a esaminare proposte alternative e a sondarne le rispettive implicazioni legislative. 

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ZENIT Staff

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