Abbiamo già dato notizia del Congresso mondiale di neurochirurgia, svoltosi a Cerveteri dal 12 al 14 settembre, per iniziativa del prof. Massimiliano Visocchi, neurochirurgo dell’Università Cattolica – Policlinico A. Gemelli di Roma, nonché neopresidente dell’International Society of Reconstructive Neurosurgery.
La maggior parte delle relazioni specialistiche, naturalmente, hanno riguardato le branche terapeutiche di competenza degli esperti confluiti da ogni parte del mondo (dalla Germania al Canada, dagli Stati Uniti al Giappone, da Hong Kong all’Argentina…), ma alcuni interventi hanno illustrato delle innovazioni tecnologiche applicate alla medicina, destinate ad avere un sicuro riscontro nell’opinione pubblica per l’efficacia dell’azione terapeutica, associata all’economia d’uso.
Intendiamo parlare, in particolare, della ozonoterapia, una potente pratica medica che sta avendo una crescente diffusione anche in Italia grazie all’impegno del prof. Marianno Franzini, presidente dell’associazione che unisce gli specialisti del settore, e dell’esoscheletro, una soluzione di mobilità alternativa alla sedia a rotelle che consente alle persone con gravi disabilità agli arti inferiori di stare in piedi e camminare di nuovo.
Per apprendere maggiori dettagli sull’esoscheletro, ci siamo rivolti ai due neurologi, relatori del progetto ReAbility nel corso del Congresso di neurochirurgia di Cerveteri: il prof. Carlo Jovine, primario dell’Ospedale San Giovanni Battista dell’Ordine di Malta, e la dott.ssa Bice Previtera, dirigente medico della Azienda Sanitaria Unica Regionale Area Vasta 2 Ancona.
“Le nuove conoscenze acquisite abbattono le barriere – ci ha spiegato la dott.ssa Previtera – una lesione midollare ha delle conseguenze gravose su chi ne è colpito e sulla società. Queste persone necessitano dell’aiuto di terzi per condurre la propria vita e trovano molti ostacoli sul loro percorso verso una formazione, una professione o in altri importanti ambiti della vita. Con le giuste risposte socio-sanitarie è però possibile migliorare la qualità di vita delle persone con disabilità motoria, permettendo loro di superare questi ostacoli e di prendere parte attiva alla vita sociale”.
“Possiamo dire che l’esoscheletro, nuovo modello di tecnologia applicata alla medicina, si rivolge a un pubblico diretto e ad un pubblico indiretto”, ha commentato il prof. Jovine, componente della Consulta di esperti che ha analizzato, da un punto di vista medico, la guarigione miracolosa di suor Normand per intercessione di Giovanni Paolo II.
“Il pubblico diretto è rappresentato dai pazienti paraplegici o con grave paraparesi, ovvero con gravi difficoltà nella deambulazione – prosegue Jovine -. Il pubblico indiretto è costituito da tutta la comunità scientifica medica, con particolare riguardo a neurologi, neurochirurghi, ortopedici e fisiatri, incluso il Servizio Sanitario Nazionale, che godrà di un positivo impatto sui costi ospedalieri: l’esoscheletro infatti da un lato riduce la necessità di terapia fisica e ri-ospedalizzazione determinata dall’immobilità cui tali pazienti sono costretti, e dall’altro, mantenendo i pazienti in posizione verticale, allevia molti dei problemi sanitari connessi all’uso a lungo termine della sedia a rotelle”.
Ma al di là dei drammi individuali, qual è l’incidenza sociale del fenomeno della lesione midollare? A questa domanda ha risposto la dott.ssa Previtera: “La maggior parte dei casi – ci ha spiegato – sono di origine traumatica, anche se risultano in continuo aumento i casi dovuti a cause non traumatiche. Tra le cause di origine traumatica, gli incidenti stradali e gli infortuni sul lavoro sono al primo posto, seguiti dalle cadute e dalle cause violente, in buona parte rappresentate dai traumi da arma da fuoco. In Italia si stima vi siano, ogni anno, circa 1.800 nuovi casi con una popolazione complessiva di circa 80 mila paraplegici. I più colpiti sono i giovani adulti: l’età media al momento del trauma è aumentata, dagli anni Settanta ad oggi, da 28,7 anni a 39,5 anni; ma non bisogna sottovalutare il fattore di rischio rappresentato dall’aumento della popolazione anziana…”.
“A fronte della gravità del fenomeno, i risultati che l’esoscheletro permette di ottenere sono molteplici – ha sottolineato il prof. Jovine – sotto il profilo bioetico e psicologico la persona rinasce, potendo condurre una quotidianità autodeterminata e dedicarsi alle attività preferite. Sul piano sociale si evidenzia un ritorno alla socializzazione e all’integrazione. Da un punto di vista medico si riscontra il recupero della deambulazione e la prevenzione delle complicanze connesse alla paraplegia: soprattutto le piaghe da decubito, l’osteoporosi, l’ipotrofia muscolare, la spasticità ed il dolore cronico…”.
La dott.ssa Previtera ha quindi illustrato le modalità di funzionamento dell’esoscheletro: “Il sistema è costituito da una struttura di sostegno leggera e facile da indossare, che può essere portata esternamente o internamente agli indumenti degli arti inferiori. I motori elettrici, alimentati da una batteria posta in uno zaino portato sulle spalle, comandano le articolazioni delle anche e delle ginocchia e sono controllati da un dispositivo computerizzato, anch’esso alloggiato nello zaino. Il paziente è coinvolto attivamente ed ha il controllo di tutte le funzioni della mobilità, mentre la stabilità è garantita dall’impiego di due bastoni canadesi”.
“È anche giusto sottolineare – ha concluso il prof. Jovine – che siamo in presenza di un prodotto innovativo altamente tecnologico, espressione dell’eccellenza italiana. Il Progetto ReAbility è stato infatti sviluppato dalla società MES – Meccanica per l’Elettronica e Servo Meccanismi con sede a Roma, grazie anche alla collaborazione di università internazionali che hanno messo in campo la massima esperienza mondiale nel settore della robotica applicata alla bioingegneria. L’esoscheletro verrà presto commercializzato e i pazienti potranno fruirne dopo un breve corso pratico di formazione presso un centro ospedaliero specializzato. Per venire incontro alle finalità etico-sociali dell’iniziativa, si è cercato di limitare i costi di produzione mettendo lo strumento alla portata di un’utenza il più possibile ampia, grazie anche a forme di rateizzazione e al parziale rimborso del Servizio Sanitario Nazionale”.