Le nuove terapie della neurochirurgia

Un congresso internazionale presieduto dal prof. Massimiliano Visocchi dell’Università Cattolica di Roma

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Cerveteri, l’antica capitale etrusca, sede della necropoli che l’Unesco ha dichiarato patrimonio mondiale dell’umanità, ospita in questi giorni un congresso di medicina che ha richiamato insigni specialisti da ogni parte del mondo. Il congresso, dedicato al tema della “Neurochirurgia ricostruttiva, il punto sulle nuove terapie”, si svolge dal 12 al 14 settembre nella suggestiva cornice di Palazzo Ruspoli ed è presieduto dal prof. Massimiliano Visocchi, neurochirurgo presso l’Università Cattolica – Policlinico A. Gemelli di Roma, assieme al prof. Francesco Tomasello, Presidente del Collegio dei professori ordinari di neurochirurgia d’Italia. 

Il 12 settembre, in apertura dei lavori, dopo il saluto ufficiale del prof. Visocchi, del principe Sforza Ruspoli e delle autorità locali, sono intervenuti il preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica, prof. Rocco Bellantone, e il direttore generale del Policlinico A. Gemelli, ing. Enrico Zampedri. Quindi la presentazione dei numerosi esperti mondiali presenti, tra i quali possiamo citare: Alessandro Olivi (Baltimora, USA), Fred Gentili (Canada), Antonio Bernardo (New York, USA), Concezio Di Rocco (Hannover, Germania), K. Von Wild (Germania), Takamitsu Yamamoto (Giappone), N. Saeki (Giappone), Wai S. Poon (Hong Kong), Armando Basso (Argentina).

“In neurochirurgia – ha spiegato il prof. Visocchi, anche in rappresentanza dell’International Society of Reconstructive Neurosurgery, promotrice dell’evento – ‘ricostruire’ vuol dire ricomporre strutture anatomiche del cranio-encefalo e del complesso vertebro-midollare che sono alterate, ristabilirne una morfologia più prossima possibile alla norma. ‘Riabilitare’ vuol dire porre in essere tutte quelle procedure chirurgiche che direttamente o indirettamente riattivano una funzione perduta anche senza una vera e propria ricostruzione morfologica. Questa branca particolare della neurochirurgia – ha precisato Visocchi – propone qualcosa di più conservativo, meno invasivo e rispettoso della normale fisionomia del sistema nervoso”. 

Nel corso delle due prime giornate di lavori, gli interventi degli specialisti hanno approfondito gli argomenti al centro del Congresso: tumori cerebrali, malformazioni vascolari (aneurismi ed angiomi), traumi cranici, chirurgia della colonna vertebrale e del midollo spinale.

Di particolare interesse il progetto ReAbility: un nuovo modello di tecnologia applicato alla medicina, illustrato dal prof. Carlo Jovine, primario di neurologia dell’Ospedale S. Giovanni Battista dell’Ordine di Malta, e dalla dott.ssa Bice Previtera, neurologo dirigente medico della Azienda Sanitaria Unica Regionale Area Vasta 2 Ancona.

Il progetto si basa sulla realizzazione e diffusione dell’esoscheletro, una soluzione di mobilità alternativa alla sedia a rotelle per le persone con gravi disabilità agli arti inferiori, come le paraplegie. L’esoscheletro è costituito da una struttura di sostegno leggera e facile da indossare che integra una serie di sensori di movimento, motori di azionamento in corrispondenza delle articolazioni, un sofisticato controllo informatico e batterie ricaricabili. 

L’esoscheletro costituisce un sistema robotico assistivo volto al miglioramento della qualità della vita, utilizzabile sia per uso domiciliare sia all’interno di ospedali e centri di riabilitazione. I suoi risvolti psicologici e sociali sono di grande rilevanza: dai positivi effetti sulla socializzazione dei pazienti al positivo impatto sui costi sanitari per l’attenuazione dei problemi connessi all’uso a lungo termine della sedia a rotelle. A ciò si aggiunga che il progetto ReAbility è frutto della capacità d’eccellenza di una azienda italiana che è riuscita a realizzare un prodotto efficace ed economico, il cui costo è sostenuto in parte dal Servizio Sanitario Nazionale.

Per sottolineare la grande portata di questa innovazione, ai Mondiali di calcio del 2014 a San Paolo del Brasile fu proprio un ragazzo paraplegico dotato di esoscheletro a dare il calcio di inizio, avviando simbolicamente il grande evento sportivo. 

Tra gli operatori e i produttori sanitari presenti al Congresso (patrocinato e sostenuto da numerosi enti ed aziende, come il Ministero della Difesa e la società farmaceutica Johnson & Johnson), è utile segnalare lo stand di Multiossigen, azienda leader nel campo della depurazione e disinfezione dell’acqua e dell’aria tramite ozono, che opera con il costante supporto della SIOOT (Società Scientifica di Ossigeno-Ozono Terapia), di cui abbiamo recentemente parlato su ZENIT, anche intervistando il presidente, prof. Marianno Franzini. 

“L’ozono terapia – spiega il prof. Franzini – è una pratica medica e non un farmaco, viene utilizzata in tutto il mondo, in particolare in Germania dove esiste da molto tempo e sono 18.000 i medici che la praticano. In Spagna sono stati attivati corsi universitari. In Cina e India è molto praticata soprattutto per l’ernia discale. Cuba è il paese che ne fa più uso: tutti gli ospedali la praticano a causa dell’embargo sui medicinali che iniziò negli anni Sessanta. I cubani hanno risposto alla mancanza di farmaci in questo modo, apprendendo l’ozono terapia dai russi che la utilizzavano per curare la nomenclatura politica e militare. Sono i russi che hanno lasciato le prime apparecchiature ai cubani”.

Le apparecchiature, l’alta tecnologia, sono appunto gli strumenti che hanno determinato, negli ultimi anni, il ritorno al successo della ozono terapia e il diffondersi di questa pratica medica, che fu inventata nel corso della prima guerra mondiale. In quelle circostanze drammatiche, l’uso dell’ozono salvò molte vite rivelando le sua potenti capacità disinfettanti. Ma è occorso quasi un secolo perché il positivo potenziale dell’ozono potesse trovare applicazioni più vaste, ampliando e specializzando le sue capacità di intervento in campo sanitario.

Nello stand di Multiossigen

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Massimo Nardi

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