Evangelica semplicità

Il commento dell’arcivescovo Chieti-Vasto, sulla riforma del processo di nullità matrimoniale di Papa Francesco, su Il Sole 24 Ore di mercoledì 9 Settembre 

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Papa Francesco continua nella sua opera di riforma della Chiesa alla luce del Vangelo e lo fa in una materia che gli sta sommamente a cuore, come dimostra il Sinodo ad essa dedicato: la famiglia. Richiamando il fatto che “nel volgere dei secoli la Chiesa in materia matrimoniale… ha inteso ed esposto più approfonditamente la dottrina dell’indissolubilità del sacro vincolo coniugale, ha elaborato il sistema delle nullità del consenso matrimoniale e ha disciplinato più adeguatamente il processo giudiziale in materia”, il Papa ha voluto che fosse snellita e semplificata la procedura per il riconoscimento della nullità del vincolo coniugale al fine di testimoniare meglio la misericordia con cui “la Chiesa come madre si rende vicina ai figli che si considerano separati” e che troppo spesso hanno dovuto affrontare tempi lunghi e oneri pesanti per giungere all’accertamento della verità sul loro stato.

La riforma è ispirata a principi semplici e chiari, dottrinalmente e pastoralmente ineccepibili, fondati sulla convinzione che la legge suprema della disciplina canonica è e deve essere “la salvezza delle anime”: superando l’obbligo della doppia sentenza conforme per la definitività del giudizio sulla nullità, causa di tante e a volte esasperanti attese, la Lettera Apostolica ieri pubblicata, dal titolo “Mitis Iudex Dominus Iesus” – “Il Signore Gesù giudice mite”, stabilisce che basta una sola sentenza in favore della nullità esecutiva, recependo così una richiesta venuta dai vescovi di tutto il mondo nello svolgimento del Sinodo sulla famiglia sia nella sessione straordinaria dell’ottobre 2014, che nella consultazione capillare che ha portato all’“Instrumentum Laboris” per l’assemblea ordinaria del prossimo ottobre. 

 Altra novità rilevante è che il giudice possa essere unico sotto la responsabilità del Vescovo, che viene così giustamente valorizzato nell’esercizio pastorale della propria potestà giudiziale, chiamato a offrire specialmente in questo campo “un segno della conversione delle strutture ecclesiastiche”. Oltre a rendere più agile il processo matrimoniale, la Lettera Apostolica stabilisce poi una forma di processo più breve – in aggiunta a quello documentale attualmente vigente -, da applicarsi nei casi in cui la nullità del matrimonio è sostenuta da argomenti particolarmente evidenti, in cui sia giudice lo stesso Vescovo, che in forza del suo ufficio pastorale è con il Papa il maggiore garante dell’unità nella fede e nella disciplina. Per i casi controversi viene stabilito l’appello alla sede del metropolita, il vescovo a capo di una provincia ecclesiastica comprendente più diocesi, giacché “tale ufficio di capo della provincia ecclesiastica, stabile nei secoli, è un segno distintivo della sinodalità nella Chiesa”. Soprattutto, Papa Francesco afferma il principio fondamentale della “vicinanza tra il giudice e i fedeli”, chiedendo di assicurare al massimo “la gratuità delle procedure, perché la Chiesa, mostrandosi madre generosa, in una materia così strettamente legata alla salvezza delle anime manifesti l’amore gratuito di Cristo dal quale tutti siamo stati salvati”.

Snellezza nei procedimenti, semplicità di accesso ad essi e sviluppo processuale in tempi congrui, primato dell’approccio pastorale attraverso la vicinanza fra il giudice, anzitutto il vescovo locale, e le parti, gratuità fortemente richiesta e raccomandata, attenzione a un maggior ventaglio di cause per il riconoscimento della nullità del vincolo, possibilità del processo breve davanti al vescovo stesso, sono elementi chiave che fanno di questa riforma una trasformazione in senso fortemente evangelico e caritatevole della prassi processuale canonica, mettendo al primo posto il bene dei fedeli e la volontà di aiutarli in ogni modo davanti a Dio perché giungano a trovare la serenità della coscienza e a vivere la grazia del Signore nella vita matrimoniale. Una rivoluzione che può apparire piccola o tutta interna alla comunità ecclesiale, ma che in realtà riguarda innumerevoli persone nel mondo cattolico e non solo, desiderose di chiarire la propria situazione davanti a Dio e alla comunità per poter vivere la gioia del loro amore benedetto dal ministro della Chiesa in nome della Trinità divina, e così consacrato come via privilegiata di grazia e di libertà dello spirito. 

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Bruno Forte

Arcivescovo di Chieti-Vasto

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