Di fronte alle ondate di profughi che in approdano sui confini europei, il porporato ha anche precisato i compiti e i ruoli che spettano al mondo ecclesiale e quello politico: “La Chiesa deve fare la generosamente la prima accoglienza, nella logica del buon Samaritano: ma non può fare molto di più anzi sta già facendo tanto, sostituendosi al welfare pubblico. Le istituzioni, invece, devono dare un risposta politica. E da questo punto di vista le ultime decisioni di alcuni governi, ad esempio di Germania, Francia e Austria sono molto importanti perché consentono di passare da una visione emergenziale ad una strutturale del problema. L’emigrazione cui assistiamo è un processo storico che riguarda milioni di persone nel mondo, non può essere ridotta a emergenza. I processi non si possono arrestare, ma vanno governati”.
Nella nuova lettera pastorale “Educarsi al pensiero di Cristo” (Centro Ambrosiano, 96 pagine) da oggi in distribuzione in tutte le librerie, il cardinale ha parlato poi del legame tra carità e cultura. “Non è possibile aprire la casa ai profughi, visitare gli anziani in ospedale senza che affiori la domanda: ‘Perché lo faccio?’. La carità che non arriva a quella domanda è filantropia. Si tratta di far emerge da queste esperienza le ragioni, attraverso una lettura teologica della povertà”.
“Si tratta – ha spiegato Scola – di assumere il pensiero e i sentimenti di Cristo, cioè non un insieme di norme e conoscenze intellettuali ma una mentalità nuova. In questo modo la nostra fede diventa cultura, nel senso greco di visione della vita che nasce dall’esperienza. Questo significa non solo interpretare i fatti della vita secondo i criteri di Cristo, ma come diceva San Massimo, pensare Cristo attraverso tutte le cose”.
L’arcivescovo di Milano ha quindi insistito sul ruolo della famiglia. “Con la pastorale familiare fino ad ora sono stati le parrocchie a prendersi cura della famiglia come oggetto, la famiglia deve invece diventare essa stesa soggetto di annuncio di Cristo partendo dall’esperienza quotidiana. Senza famiglie che vivono gli affetti, il lavoro, il riposo, la morte in nome di Cristo, il Cristianesimo perde la sua forza di religione incarnata e nasce quella separazione tra vita e fede che è una delle questione del nostro tempo”.
Nell’omelia pronunciata in Duomo, il porporato ha anche annunciato la sua prima visita pastorale. Come specificato nel decreto di indicazione, letto dal vicario generale mons. Mario Delpini, la visita si svolgerà attraverso assemblee in ognuno dei 73 decanati in cui è suddivisa la Diocesi ambrosiana. Gli incontri si svolgeranno preferibilmente durante la settimana, e in orari seriali, e saranno aperti non solo ai membri dei consigli pastorali ma a tutti i fedeli. La visita si concluderà nel mese di maggio del 2017.
Sempre durante la celebrazione, il cardinale ha reso nota un’altra iniziativa rivolta in questo caso non solo a cattolici ma anche ai credenti in altri fedi e ai non credenti, ovvero il ciclo di incontri dal titolo “Dialoghi di vita buona” sui temi della libertà, del diritto, dell’uguaglianza, della differenza sessuale, della bio-ingegneria. I diversi appuntamenti sono curati da un comitato scientifico di eminenti personalità del mondo della cultura. “In questa epoca in cui tutto fluttua – ha spiegato Scola illustrando l’iniziativa – bisogna mettere alla base qualcosa di su cui costruire, per contrastare l’individualismo esasperato che si è radicalizzato nel narcisismo”.